Lo scioglimento del PCI e la ricerca di gran parte di quei dirigenti e di
quel popolo di ricollocarsi all’interno della società italiana in posizioni
moderate e riformiste attraverso anche un percorso travagliato è più che
legittimo e quindi nulla di scandaloso.
Ma cosa ha che fare con tutto ciò l’invereconda intervista rilasciata sul
Giorno di venerdì 8 dicembre da Claudio Velardi, personaggio che per anni
abbiamo visto al fianco di Massimo D’Alema?
Velardi in un modo quantomeno criticabile e provocatorio ci racconta del suo
personale scorretto comportamento a proposito del ruolo da lui svolto in qualità
di scrutatore per conto de PCI. (Allora si usava che ogni partito nominasse un
certo numero di scrutatori).
Come tanti altri fin da giovane ho frequentato i seggi elettorali in qualità
di scrutatore e mi sento di sconfessare sdegnosamente questa sua tesi.
I vecchi dirigenti del PCI, con la serietà e la correttezza che li
contraddistingueva sempre quando si trattava dei valori della libertà e della
democrazia ci insegnavano ad essere corretti, presenti, scrupolosi ed
intransigenti sul rispetto delle regole perché era proprio lì nei seggi
elettorali che si svolgeva il rito più grande della democrazia conquistato a
prezzo di grandi battaglie e sofferenze.
Guai a dimenticare o banalizzare la sintesi democratica della vita
repubblicana che è quella della libera espressione del proprio voto.
Già qualche tempo fa questo signor Velardi in una pubblica manifestazione
aveva esplicitato tutta la propria ammirazione per Silvio Berlusconi, meglio
tardi che mai.
Questa sua puntuale simpatia ed ammirazione, biasimevole a mio modo di
vedere, era più che sufficiente per manifestare la propria conversione ed il
proprio ravvedimento, non c’era alcuna necessità che come un piazzista
qualsiasi, gettasse con siffatta leggerezza, fango sulle Istituzioni
democratiche per la cui conquista molti Italiani hanno sacrificato il bene
supremo: la vita.
Angelo Ongari