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 Lavoro

15 Settembre, 2002
Il nuovo contratto delle lavoratrici domestiche
Soddisfazione delle ACLI-COLF: «Ma restano questioni irrisolte»

Aumento di 170 euro mensili per le collaboratrici familiari conviventi. «Ancora diffusa illegalità e pesanti discriminazioni di carattere previdenziale»

Roma, 16 febbraio 2007 – Soddisfazione per la firma del nuovo contratto delle lavoratrici e dei lavoratori domestici da parte delle Acli Colf, l’Associazione professionale delle Acli che organizza i collaboratori e le collaboratrici familiari. Dopo due anni di trattative, l’accordo raggiunto nei giorni scorsi è stato formalizzato nel primo pomeriggio presso la sede del Ministero del Lavoro alla presenza del ministro Cesare Damiano. Il contratto entrerà in vigore il 1 Marzo.

«I livelli salariali introdotti – spiega Pina Brustolin, responsabile nazionale delle Acli-Colf, che ha partecipato alle trattative – corrispondono in linea di massima alle paghe reali esistenti sul mercato, e riconoscono alle collaboratrici familiari conviventi un aumento di 170 euro mensili, da corrispondere in due tempi: il primo a marzo 2007 e il secondo a gennaio 2008».

Le nuove classificazioni contrattuali su otto livelli rispondono con più precisione ai mutamenti professionali riscontrati in questi ultimi anni e chiariscono i vari rapporti di lavoro che si possono instaurare nell’ambito familiare. La distinzione, anche a livello salariale, tra le lavoratrici professionalmente preparate e quelle prive di esperienza e formazione, comporta il riconoscimento e l’incentivazione di una formazione professionale adeguata.

L’istituzione, infine, di una specifica Cassa Malattia presso l’Inps, con oneri a carico delle parti: famiglia e lavoratrice, rappresenta secondo le Acli-Colf una parziale soluzione alla lacuna legislativa che esclude i lavoratori domestici da questo diritto. «Ma bisogna ricordare – commenta Pina Brustolin – che solo 500mila lavoratrici su oltre un milione risultano attualmente iscritte all’Inps». E aggiunge: «Restano ancora numerose questioni irrisolte che determinano pesanti discriminazioni di carattere previdenziale per un’intera categoria di lavoratori socialmente indispensabile per il supporto dato alle famiglie nella cura degli anziani, dei malati, dei non autosufficienti».

Situazioni che richiedono interventi di natura legislativa che solo Governo e Parlamento possono attuare. Le Acli Colf propongono di cominciare riscrivendo ex novo la legge 1403/71, che ha istituito il sistema previdenziale vigente nel lavoro domestico. Chiedono di regolamentare il mercato del lavoro tramite i soggetti pubblici e privati già esistenti sul territorio, che gestiscano la domanda e l’offerta di lavoro, superando la diffusa illegalità e garantendo il rispetto delle norme e dei diritti del lavoro; di istituire il nuovo profilo professionale delle “assistenti familiari”; di riconoscere il valore sociale del lavoro di cura tramite sostegni al pagamento dei costi del lavoro e degli oneri sociali alle famiglie che sono sempre più in difficoltà a causa dei bassi redditi.

 


       



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