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15 Settembre, 2002
La catena di sant´Antonio dei mutui
Roberto Rezzo su L'Unità - *Astrologia. Una salutare correzione o uno scenario simile a quello del 1907? *

Astrologia. Una salutare correzione o uno scenario simile a quello del 1907? A un secolo esatto dall´ondata di panico che mise in ginocchio il sistema bancario americano, gli economisti a Wall Street s´interrogano sulle conseguenze della crisi che ha colpito il settore dei mutui immobiliari trascinando in perdita le principali Borse mondiali. "Fare previsioni in questi casi è come elevare l´astrologia al rango d´una scienza esatta", era solito ricordare John Galbraith, autore tra l´altro d´un celebre saggio sulla Grande depressione del 1929. La dinamica di cui i mercati sono stati testimoni nelle ultime settimane ricorda le famigerate catene di Sant´Antonio: una serie di società specializzate nella concessione di mutui cosiddetti non prime, ovvero a più alto tasso d´interesse perché considerati maggiormente a rischio, per il combinato effetto di una congiuntura economica sfavorevole e di un´eccessiva spregiudicatezza nell´erogazione dei prestiti, hanno dovuto fronteggiare un´impennata di sofferenze per rate non pagate. Questo ha provocato una fuga degli investitori, le banche hanno chiuso i rubinetti e la conseguente crisi di liquidità ha fatto finire parecchie società a gambe all´aria. Gli ultimi dati diffusi dal gruppo assicurativo Aig indicano un tasso di "delinquenza" per i mutui sub prime del 3,68%, del 2,13% per quelli non prime e dello 0,81% per quelli prime. La scorsa settimana Home Banc Corp. ha portato i libri in tribunale due giorni dopo aver ceduto la quasi totalità dei suoi interessi a Countrywide Financial e ha annunciato l´intenzione di chiudere i battenti: dai bilanci risulta che su attività complessive per 5,1 miliardi, i debiti ammontano a 4,9 miliardi di dollari. Negli ultimi dodici mesi sono state undici le società specializzate in mutui ad alto rischio a dichiarare fallimento. E almeno settanta sono quelle investite dalla crisi, con una dozzina di hedge fund che prestavano loro il denaro.

A rendere la situazione più complicata c´è il fatto che i problemi non sono affatto circoscritti al settore dei mutui non prime. Fannie Mae, la prima società di mutui negli Stati Uniti, che con la controllata Freddie Mac ha un portafogli di 1400 miliardi di dollari, lo scorso anno si è vista appioppare dalle autorità di controllo una multa da 400 milioni di dollari perché i suoi manager avevano truccato i bilanci pur d´incassare i bonus relativi alla performance. Non è stato l´unico episodio: nel 2003 Freddie Mac aveva gonfiato gli utili relativi al periodo 2000-2003 di circa 5 miliardi di dollari. E un´inchiesta è tuttora in corso per accertare presunte irregolarità contabili per 11,3 miliardi di dollari. Questi precedenti hanno avuto peso nella decisione di bloccare l´offerta lanciata da Fannie Mae nei confronti delle concorrenti minori in difficoltà. Nel frattempo la Securities and Exchange Commission, l´equivalente della Consob, vuol vederci chiaro nei bilanci delle società di brokeraggio e delle banche a Wall Street: il timore è che attraverso artifici contabili siano occultate le perdite relative ai mutui sub prime. Secondo il Wall Street Journal, nel mirino sarebbero finite Merrill Lynch e Goldman Sachs.

Su un punto gli analisti concordano: la crisi rappresenta la prima sfida per Bernard Bernanke, da diciotto mesi alla guida della Federal Reserve dopo il lungo regno di Alan Greenspan. Con una serie d´interventi ha iniettato liquidità per 62 miliardi di dollari allo scopo di tranquillizzare gli investitori. Il messaggio è: continuate a operare con fiducia sui titoli. E un atteggiamento più possibilista emerge riguardo a un´eventuale riduzione dei tassi d´interesse ancor prima della riunione della Fed in calendario il prossimo 18 settembre. Jan Hatzius, capo degli economisti di Goldman Sachs, sostiene che questi interventi pongono un problema morale: "Se si abbassano i tassi chi ha fatto operazioni ad alto rischio generando il panico, ripeterà lo stesso errore. Di fatto equivale ad attenuare la naturale punizione dei mercati". Il rovescio della medaglia e´ che una punizione esemplare rischia di creare altri problemi, non ultimo la possibilità di una recessione. La questione e´ spinosa al punto che un economista del calibro di Paul Krugman sul New York Times suggerisce: "In questi casi la cosa migliore e´ pregare".

 


       



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