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 Il Punto

15 Settembre, 2002
NO ALLA GUERRA IN IRAQ
di Antonio di Pietro: Da diverse settimane l'attenzione mondiale è rivolta alla crisi in Iraq e ai suoi possibili sviluppi.

GUERRA IN IRAQ

Da diverse settimane l'attenzione mondiale è rivolta alla crisi in Iraq e ai suoi possibili sviluppi. Le diplomazie internazionali sono attualmente al lavoro per suggerire una soluzione: da una parte gli Stati Uniti sono decisi a usare le maniere forti contro il regime di Saddam Hussein, accusato di occultare dei mezzi di distruzione di massa e di appoggiare Al Quaeda e il terrorismo internazionale; dall'altra parte le posizioni dei Paesi europei appaiono differenti, in quanto la Francia e la Germania si oppongono alla posizione interventista degli USA e sono favorevoli a concedere più tempo agli ispettori ONU, mentre la Gran Bretagna di Blair propone una nuova risoluzione delle Nazioni Unite che abbia lo scopo di dare maggiore libertà di manovra per un futuro attacco.
Nel frattempo, assistiamo alla nascita quasi spontanea di movimenti della società civile che organizzano iniziative per sostenere la soluzione pacifica di questa crisi.
Di fronte a questa situazione, la posizione di "Italia dei Valori" appare netta: noi siamo "geneticamente" contrari alla guerra in Iraq, e questo per due ordini di ragioni. Innanzi tutto, è lo stesso rispetto verso la nostra Costituzione che ce lo impone: l'articolo 11 della Carta Costituzionale stabilisce infatti che l'Italia "ripudia la guerra come ... mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
La distinzione operata da George W. Bush tra guerra tout court e guerra preventiva ci sembra poco significativa, in quanto, nel caso iracheno, un futuro attacco statunitense avrebbe più l'aspetto di un'aggressione piuttosto che di una guerra difensiva. Ad ogni modo, la nostra Costituzione, nella sua semplicità e chiarezza, non consente di operare distinzioni che attengono solo al lessico ma non alla sostanza delle cose. Anche se ci dovesse essere un'altra risoluzione ONU con cui si giustificasse l'intervento armato in Iraq, l'Italia deve difendere il principio sancito dalla Costituzione, manifestando il proprio dissenso verso ogni azione in contrasto con lo spirito costituzionale.
In secondo luogo, a parere mio non ci sono i presupposti per affermare che la guerra in Iraq è inevitabile: al contrario, la soluzione che si dovrebbe applicare sarebbe quella di lasciare che gli ispettori dell'ONU concludano la loro difficile missione. Al termine di questo mandato, se essi troveranno delle prove contro Saddam Hussein, le Nazioni Unite dovranno porre in essere un'azione di polizia internazionale, in modo da arrestare il dittatore iracheno e da farlo giudicare da un Tribunale internazionale.
L'obiettivo principale della comunità internazionale dovrebbe quindi essere quello di punire Saddam, il quale, tra le altre cose, si è reso responsabile di fronte al mondo per avere inneggiato a Bin Laden e ai kamikaze palestinesi.
Con i sofisticati mezzi di intelligence di cui dispongono i Paesi occidentali, sarebbe certamente possibile riuscire a organizzare un'azione mirata esclusivamente a catturare Saddam. In questo modo si potrebbe evitare al popolo iracheno, già messo in ginocchio dalle follie del suo Rais, di subire le inevitabili sofferenze che deriverebbero da un'altra guerra.
Riconosciamoci quindi e rilanciamo la proposta formulata nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo: il dittatore iracheno vada mandato in esilio, mentre alla popolazione civile sia assicurato un sostegno economico e sociale per un futuro di pace e di progresso.
Ogni diversa soluzione potrebbe lasciar sottindere un'altra "ragione" per cui gli Stati Uniti vogliono a tutti i costi questa guerra: porre sotto il loro controllo l'intera zona del Medio-oriente (che, come sappiamo, è ricca di petrolio) ed estendere la loro influenza anche in quei Paesi dove attualmente sono insediati, più o meno legittimamente governi che rimangono restii ad allinearsi ai principi del libero mercato e del moderno capitalismo. Insomma si farebbe piu' eclatante il sospetto di una "strategia dominante" degli Usa finalizzata soprattutto a riaffermare una loro supremazia geopolitaca mondiale.

Antonio Di Pietro
(www.antoniodipietro.org)
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Welfare Cremona News Ringrazia Antonio Di Pietro per l'articolo.  


       



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