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15 Settembre, 2002
«Il futuro ha una memoria»
Corso di aggiornamento residenziale per insegnanti aderenti al progetto, con mete Varsavia, i lager di Treblinka, Chelmo e Sobibor

Anche per l'anno scolastico 2007/2008, il Comitato Provinciale per la difesa e lo sviluppo della Democrazia organizza un corso di aggiornamento residenziale rivolto agli insegnanti aderenti al progetto "Il futuro ha una memoria", con mete Varsavia, i lager di  Treblinka, Chelmo e Sobibor (Lublino) dal giorno 31 ottobre 2007 al 4 novembre 2007.
Per quanto riguarda il programma e il costo definitivi, saranno comunicati dalla nostra Agenzia di riferimento (Fabello Viaggi), a partire dal mese di settembre, con indicati i nominativi dei docenti che aderiranno e quanto utile per la compilazione degli attestati di partecipazione degli stessi.
Inoltre, si comunica che è necessario far pervenire all'ufficio del Comitato la propria adesione  ENTRO E NON OLTRE IL GIORNO SABATO 6 OTTOBRE 2007, è perciò utile inviare le schede di adesione sia per fax. al numero 0372-406663,  per  mail al seguente indirizzo: comitato.democrazia@provincia.cremona.it  - 
LA COORDINATRICE DEL COMITATO PROVINCIALE
PER LA DIFESA E LO SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA
prof.ssa Ilde Bottoli

Pamela Amighini
Ufficio del Comitato Provinciale
per la difesa e lo sviluppo della Democrazia

Via Dante 134
26100 Cremona
Tel. 0372-40635

*

Operativo voli (disponibilità ad oggi):
31 ottobre 2007 Bologna/Varsavia 12.00/14.00
04 novembre 2007 Varsavia/Bologna 08.50/10.55

PROGRAMMA DI 5 GIORNI:

31 ottobre 2007

1° giorno: Varsavia – arrivo, incontro con la guida polacca e trasferimento in albergo. Sistemazione nelle camere e giro orientativo nel centro storico della

Città. Rientro in albergo per la cena ed il pernottamento.

1 novembre 2007

2° giorno: Varsavia giornata intera dedicata alla visita al Lager di Chelmno, accompagnati da uno storico polacco. Rientro in serata per cena e pernottamento.

2 novembre 2007

3° giorno giornata dedicata alla visita della parte ebraica di Varsavia ed visita al Lager di Treblinka. Rientro in serata per cena e pernottamento.

4° giorno: giornata intera dedicata alla visita del Lager di Sobibor (Lublino). Rientro in serata per cena e pernottamento.

5° giorno: Varsavia – prima colazione e trasferimento in apt.

Quota di partecipazione per persona in doppia: € 370/390

base 29 persone paganti + 1 quota gratuita in singola

La quota comprende:
- il passaggio aereo da Bologna a Varsavia e v.v.
- sistemazione in HOTEL NOVOTEL – 4 stelle centrale
- mezza pensione per tutto il viaggio
- la guida polacca parlante italiano per tutto il viaggio,
- il pullman a disposizione per tutto il viaggio
- visite di città/ai Lager
- assicurazione medico/bagaglio
- tasse e percentuali di servizi

*

TREBLINKA

Nell'ansa del fiume Bug, a tre chilometri dal villaggio di Treblinka, i nazisti istituirono nel 1941 un «campo di lavoro» (Arbeitslager) riservato a tedeschi e polacchi, elementi sospetti o ribelli al regime, che era preferibile tenere "al sicuro" ed adibire a lavori utili ai fini della guerra in atto. Questo campo fu denominato Treblinka I. Era un campo duro, non dissimile per disciplina da altri analoghi, nel quale ben pochi resistettero alla fatica, alla denutrizione, alle sevizie ed al clima. Ma non fu nulla a confronto con Treblinka II, l'agglomerato adeguatamente attrezzato per lo scopo specifico di tradurre in atto la «soluzione finale» cioè il genocidio degli ebrei.

I lavori di ampliamento furono iniziati nel maggio 1942. Furono costruite le baracche, gli uffici, gli alloggiamenti per i reparti di sorveglianza, le cucine, i depositi, laboratori d'ogni genere, perfino un finto ospedale (Lazaret) con tanto di croce rossa sul tetto. E furono installate, tanto per cominciare, tre camere a gas, che si presentavano come docce, con le pareti piastrellate, ma dai cui tubi, invece dell'acqua, doveva uscire solo il gas di scappamento dei motori diesel, sostituito poi col biossido di carbonio ed infine col famigerato Zyklon B. Non bastando i primi impianti, ne furono aggiunti ben altri dieci, in modo da poter effettuare giornalmente alcune migliaia di «trattamenti speciali» (Sonderbehandlungen) di uomini, donne, bambini che i convogli provenienti da Polonia, Germania, Francia, Olanda, Jugoslavia, Belgio, Grecia e Russia scaricavano giornalmente sulla rampa dello scalo ferroviario che immetteva direttamente nel recinto del Lager. C'era perfino una finta stazione le cui porte si aprivano su quella che fu battezzata come la «strada verso il cielo» (Himmelstrasse).

Prima di avviarsi, ovviamente nudi, verso quello che sembrava un normale bagno di disinfezione, tutti venivano rasati affinché i capelli potessero essere recuperati ai fini industriali. Interi treni riportavano poi nel Terzo Reich vestiti, scarpe, protesi, occhiali, carrozzine per bambini, valigie. Denaro e gioielli finivano, oltre che nelle tasche dei guardiani, nelle casse centrali delle SS per costituire un tesoro del quale ancora non si conosce l'entità né la destinazione finale.

Originariamente i cadaveri venivano interrati in fosse comuni, poi bruciati su enormi graticole. Secondo accertamenti, a Treblinka furono soppressi almeno 900.000 ebrei. Non si sa quanti altri, specialmente prigionieri di guerra russi, furono uccisi, senza alcuna registrazione, prima ancora che essi entrassero nel campo.

Anche a Treblinka un animoso comitato clandestino di resistenti organizzò un'insurrezione ed una fuga. Il 2 agosto 1943 circa 600 prigionieri riuscirono a sopraffare una parte della guarnigione, e, dopo aver incendiato varie baracche, riuscirono ad aprirsi un varco attraverso le barriere di filo spinato, i campi minati ed i fossati anticarro. Moltissimi, quasi tutti, furono ripresi e fucilati. Solo una quarantina riuscì a fuggire alla spietata caccia delle SS ed a raggiungere le formazioni partigiane che operavano nella zona. Dopo di che, nell'autunno dello stesso anno, le SS decisero di chiudere il campo e di sgombrare i deportati ancora in vita verso altri Lager, distruggendo tutto col fuoco e con la dinamite.

Di Treblinka, oltre al ricordo dello scempio che vi fu commesso, non rimane più nulla. Un monumento simboleggiato da una foresta di pietre tombali ricorda i borghi, i villaggi, le città, i paesi dai quali provenivano le vittime di questo sinistro e terribile luogo di violenza e di morte.

CHELMNO

Costituzione: 8 dicembre 1941

Ubicazione: fra Poznan e Varsavia

Realizzato nelle vicinanze del villaggio di Chelmno nad Nerem, ribattezzato dai nazisti in Kulmhof, il Lager è stato uno dei luoghi principali nei quali si perpetrò il genocidio degli ebrei. Un castello, che si trovava nella vicinanza del villaggio, servì come epicentro della barbara iniziativa. Intorno a questo castello (Das Schloss) sorsero, negli immensi boschi che lo circondavano, le baracche del campo ed ivi furono sepolte in fosse comuni o semplicemente bruciate in immense cataste, le spoglie delle vittime.

A Chelmno i nazisti sperimentarono la soppressione degli ebrei, stivati in camion appositamente attrezzati, a mezzo del gas del tubo di scappamento. Da un rapporto rinvenuto casualmente negli archivi della direzione centrale delle SS si legge testualmente «nel giro di sei mesi tre di questi camion hanno "trattato" 97.000 "pezzi" senza inconvenienti di sorta».

Le vittime di Chelmno furono almeno 360.000, in gran parte provenienti dal ghetto di Lodz. Ma vi furono anche trasferiti ed uccisi i bambini provenienti da Lidice, il villaggio cecoslovacco raso al suolo per rappresaglia.

Prima di abbandonare il campo, sotto la pressione dell'avanzata delle armate russe, i nazisti fecero sparire le tracce delle loro imprese, spianando ogni cosa, piantando alberi sulle fosse comuni.

Chelmno fu sciolto e sgombrato nel gennaio 1945. All'ultimo momento, nella confusione generale dell'evacuazione, alcuni deportati riuscirono a sopraffare le guardie e, impossessandosi delle loro armi, e a tentare di fuga. Alcuni furono ripresi e fucilati sul posto, pochi altri riuscirono a mettersi in salvo e furono poi i testimoni d'accusa dei propri aguzzini quando questi dovettero rendere conto del proprio operato alla giustizia democratica.

SOBIBOR

Costituzione: marzo 1942

Ubicazione: a nord-est di Lublino

La data esatta della costituzione di questo campo non è certa, ma si sa che esso entrò in funzione il 16 maggio 1942 ospitando i primi convogli di ebrei. Questo campo fu eretto con lo scopo precipuo di sterminare gli ebrei rastrellati in Polonia e, più tardi, in Austria, Francia, Olanda e Cecoslovacchia. Fu costruito a regola d'arte da quell'Einsatzgruppe Reinhard che aveva già dato prova di capacità e di competenza in simili imprese.

Il campo era suddiviso in tre sezioni, una delle quali adibita a laboratori (calzoleria, sartoria, panificio ecc.) che producevano quanto era richiesto dalla guarnigione di sorveglianza, in gran parte formata da elementi ucraini aderenti al nazismo. Un'altra comprendeva i baraccamenti, un'altra ancora le installazioni del massacro: il magazzino nel quale avveniva il taglio dei capelli, la camera a gas vera e propria, il crematorio.

A Sobibor furono soppresse almeno 250.000 persone, principalmente ebrei. Ma questo numero è certamente inferiore alla realtà, dato che molto spesso interi convogli passavano alla gassatura, così come avvenne nell'agosto 1943 quando di un gruppo di 600 ufficiali russi che entrarono nel campo ne sopravvissero solo 80. Tutti gli altri furono immediatamente soppressi ed i loro resti bruciati.

Il 14 ottobre 1943 trecento deportati, guidati da un ufficiale russo, Alexandrei Petchorski, s'impossessarono delle armi delle guardie, dopo averle sopraffatte, ed evasero dal campo. Una gran parte fu ripresa durante la fuga, ma una quarantina riuscì a mettersi in salvo, raggiungendo le unità partigiane che operavano nella zona. Questi furono i testimoni dei misfatti di Sobibor.

Dopo la rivolta il campo fu sgombrato e distrutto dalle stesse SS. Oramai non resta più nulla di quello che fu uno dei più efficienti impianti di soppressione collettiva.

Nel bosco dove, una volta, venivano bruciati i cadaveri che il crematorio non riusciva a smaltire, un grande tumulo di ceneri umane e di terra intrisa di sangue ricorda l'efferatezza di quel luogo ed il martirio delle vittime.

 


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