15 Settembre, 2002
Farmaci, basta con la confusione ed il boicottaggio
Le famiglie hanno bisogno di risparmiare e di avere un miglioramento nella qualità del servizio
Per Adusbef e Federconsumatori che i farmaci in fascia C siano venduti al di fuori dell’attuale circuito farmaceutico è importante per ottenere gli stessi risultati che si sono realizzati nel segmento nei farmaci da banco con una riduzione del 25% dei prezzi.Infatti, il mercato totale dei farmaci (farmaci da banco e farmaci di classe C) è di circa 5 miliardi e tale provvedimento, insieme a quelli già in essere, avrà ricadute positive sulle famiglie, di circa 1.200 milioni di Euro annui.
Ribadiamo che è un ulteriore passo verso l’introduzione di elementi di concorrenza nel settore e non va contro gli interessi dei consumatori, in quanto all’interno dei normali esercizi commerciali (parafarmaci) e dei corner dei supermercati c’è il farmacista che ha la professionalità e la responsabilità per distribuire il farmaco mediante la prescrizione medica.
Non dimentichiamo che i farmaci di fascia C con ricetta sono per definizione prescritti da un medico che in base a una visita medica, analisi, ecc. prescrive il farmaco.
Le manipolazioni con cui, da più parti, si vuole bloccare tale provvedimento fanno emergere ancora una volta che in questo paese si vogliono favorire situazioni di monopolio (farmacie).
I consumatori sono per il superamento degli attuali limiti alla titolarità delle farmacie e della pianta organica.Infatti, i punti vendita presso la grande distribuzione e le parafarmacie non si differenziano dalle farmacie “tradizionali†né nei requisiti soggettivi grazie alla presenza del farmacista abilitato, né nei requisiti oggettivi, dove si richiede un luogo che è rispondente alle norme di legge (conservazione del prodotto e divieto di accesso a terzi).
Inoltre altre due questioni fondamentali devono essere attuate:
Farmaci equivalenti: nel nostro Paese l’utilizzo di questi ultimi è ad un livello embrionale; meno del 5% delle quantità commercializzate, contro l’11% della Francia, oltre il 19% della Germania, quasi il 34% del Regno Unito e oltre il 42% degli Stati Uniti. Nell’UE la media è del 16%. Per raggiungere questo obiettivo è necessario rompere il rapporto perverso tra industria farmaceutica e medici che prescrivono le ricette. Il medico deve indicare il principio attivo o in alternativa dare al paziente la possibilità di chiedere al farmacista un generico di minor costo. Inoltre, con l’utilizzo del farmaco equivalente si creerebbe un rapporto di fiducia maggiore fra il medico e il cittadino che diventerebbe più informato e quindi più capace di tutelare i propri diritti come paziente e come consumatore, soprattutto cadrebbe la sua diffidenza nei confronti dei farmaci non “griffatiâ€. L’uso di farmaci equivalenti su larga scala permetterebbe risparmi di circa il 30% rispetto al costo di quelli “griffati†pari oltre 300 milioni di euro all’anno.
Vi è una seconda questione che chiediamo con forza per permettere sia alla sanità pubblica e sia alle famiglie italiane un ulteriore risparmio, l’utilizzo delle confezioni dei farmaci monodose o conformi al tempo previsto per la guarigione del paziente: ciò eviterebbe inutili sprechi con risparmi di oltre il 25-30% sull’intera spesa sanitaria nazionale per i farmaci, di un ulteriore spesa per 400-500 milioni di euro.
FEDERCONSUMATORI
Federazione Nazionale Consumatori ed Utenti
Aderente alla ConfederazioneConsumatori Utenti
 
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