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15 Settembre, 2002
la Lombardia e la cultura dello sviluppo - Un valore da condividere
Molto apprezzato l'indirizzo di saluto del Sindaco Gian Carlo Corada agli Stati Generali di Confindustria Lombardia - Cremona, Teatro Ponchielli - 18 febbraio 2008

Autorità, Signore, Signori, Gentili Ospiti,

porto il saluto della cittadinanza di Cremona, dell’Amministrazione Comunale e mio personale a tutti i partecipanti a questo importante appuntamento che siamo lieti di potere ospitare qui, all’interno del prestigioso Teatro Ponchielli, testimonianza delle tradizioni musicali della nostra città.

Un cordiale benvenuto al Presidente della Regione Roberto Formigoni, al Presidente nazionale di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, al Presidente Giuseppe Fontana - che ringrazio per avere scelto Cremona come sede della riunione degli stati generali delle 12 Associazioni federate che insieme costituiscono la Confindustria Lombardia - ai tanti ed illustri ospiti. Permettetemi un ringraziamento sentito a tutti coloro che, a livello regionale e locale, si sono spesi per organizzare questo significativo momento di confronto e di dibattito.

“La cultura dello sviluppo: un valore da condividere”. Mai come in questo periodo mi sembra appropriato il tema che avete dato ai Vostri Stati Generali. Perché forse mai come oggi da un lato si vedono gli effetti negativi della mancata condivisione di quel valore, dall'altro si pongono le condizioni per un “comune sentire” al proposito (o almeno largamente diffuso), se non altro perché è sempre più evidente che senza crescita, senza sviluppo, anche le tradizionali storture di cui soffre l'Italia si aggravano. La Lombardia è una Regione, come poche altre in Italia, in cui questo comune sentire può divenire spinta ad un nuovo sviluppo.

La Lombardia, nel suo complesso, conta non solo per quel che garantisce a se stessa, ma per quel che offre all'Italia. Risultati importanti anche sul piano europeo, realizzazioni ed impulsi che possono valere per tutto il paese, sollecitazioni e proposte relative a problemi con cui l'Italia nel suo insieme è chiamata a confrontarsi.

Determinante è non solo il peso nell'attività industriale, finanziaria ed economica italiana, ma la spinta propulsiva che viene esercitata per affrontare con spirito aperto, coraggio e creatività le sfide cui è legato il futuro dell'Italia e dell'Europa in un mondo che si va profondamente trasformando. Ed infatti, come afferma un antico detto buddista, non c'è niente di costante tranne il cambiamento.

La Lombardia, determinata a non subire un destino di deindustrializzazione e di declino, è tra quelle regioni che si sono mosse e si stanno muovendo verso l'innovazione e l'internazionalizzazione, verso la più stretta, moderna integrazione tra una base industriale rinnovata e competitiva e attività terziarie avanzate.

Se non mancano i motivi di fiducia, determinati da quel “comune sentire” di cui parlavo, persistono d'altro canto quei problemi che vanno affrontati al livello nazionale, in chiave di sistema Italia. I problemi dell'educazione e della formazione, della ricerca e dell'innovazione, delle infrastrutture, della rete di collegamenti stradali, autostradali, ferroviari ed aerei, ancora palesemente insufficienti. Ma anche problemi attinenti a politiche di solidarietà e di coesione, rivolte al sostegno delle famiglie e dei figli, e all'integrazione di un crescente afflusso di immigrati, da regolamentare

Di fronte a tali problemi assume grande importanza la cooperazione tra Istituzioni, anche nella diversità delle maggioranze politiche e di governo., e la cooperazione fra Istituzioni e mondo produttivo. La cooperazione istituzionale è importante anche per superare ostacoli di procedure e di tempi che si oppongono a più rapide ed efficaci decisioni, soprattutto in materia di infrastrutture.

Le città lombarde sono collocate dagli indicatori nazionali tra le prime città per qualità della vita e per livelli occupazionali. Al raggiungimento di questo risultato hanno contribuito il “saper fare” dei loro abitanti, un tessuto sociale e culturale che rende il nostro territorio ospitale e ricco di valori civili, la piccola e media impresa che costituisce un modello invidiato dentro e fuori i confini europei, il dinamismo imprenditoriale che vede alcune aziende industriali leader nel loro settore a livello nazionale e mondiale, una agricoltura fortemente specializzata e di qualità, proiettata sui mercati internazionali, un movimento cooperativo forte e diffuso in ogni settore produttivo. Ma ha contribuito anche la sensibilità, la consapevolezza di quella parte di classe dirigente lombarda che si è trovata a reggere le sorti delle Istituzioni locali.

Gli Enti Locali già da tempo cercano di lavorare per elevare la competitività del territorio, con la consapevolezza che non è solo l’azienda a dover competere sul mercato, ma anche le infrastrutture e i servizi dell’area in cui opera, e che la crescita economica dipende anche dall’ambiente istituzionale in cui è collocata, il quale deve essere in grado di supportare l’imprenditore nelle sue scelte strategiche di sviluppo.

Si avverte, oggi, la necessità che imprese ed istituzioni operino insieme per consolidare e rendere attrattivo il sistema territoriale, dove investimenti, innovazione, infrastrutture e servizi avanzati costituiscono le architravi dello sviluppo.

L’obiettivo è di rafforzare un territorio già ricco di capacità imprenditoriali, creando nuove opportunità e intercettando le nuove traiettorie dello sviluppo. Per questo occorre insistere sulla qualità del sistema produttivo e della ulteriore qualificazione del lavoro e porre al centro dell’azione futura, le questioni dell’innovazione, dell’internazionalizzazione e della dimensione strategica dell’impresa. Perché nella competizione internazionale il nostro sistema produttivo deve saper reggere la sfida sul terreno della qualità, del sapere, della ricerca, come Voi ci insegnate.

In questa sfida, che possiamo vincere, vorrei davvero possiate sentire la nostra vicinanza, non solo la nostra comprensione; la nostra collaborazione e non solo le nostre aspettative.

Perché la cultura dello sviluppo, dell'impresa, si basa sul principio della responsabilità individuale e dell'interesse generale. E ciò che fa crescere l'impresa, nel rispetto dell'ambiente e della persona, delle regole e della concorrenza, fa bene aall'intera società.

Grazie e buon lavoro.

 


       



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