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15 Settembre, 2002
Intervento di Enrico Morando alla Costituente del PD
«Veltroni e Berlusconi - ha scritto in questi giorni Guido Gentili sul Sole24Ore - dovrebbero rispondere ad una sorta di "etica della sostenibilità" per la quale - conti alla mano - non si promette nulla più di quanto si possa mantenere. .........

«Veltroni e Berlusconi - ha scritto in questi giorni Guido Gentili sul Sole24Ore - dovrebbero rispondere ad una sorta di "etica della sostenibilità" per la quale - conti alla mano - non si promette nulla più di quanto si possa mantenere. Per l'Italia, una svolta senza precedenti».

Se il buon "governo" si vede dal mattino, il Popolo delle Libertà non mi sembra affatto avviato sulla strada giusta: l'unica indicazione precisa che è emersa - da quella parte - in questi primi giorni di confronto, è quella volta a rimettere daccapo in pista lo Scalone previdenziale.

O si tratta di una furbata per cavarsela a buon mercato. Vale a dire: "buttiamo lì quella della reintroduzione dello Scalone - anche se non abbiamo nessuna intenzione di farlo veramente - e diciamo che con quei miliardi ci copriamo le riduzioni di tasse che vogliamo proporre. Poi, dopo il voto, vedremo di cavarcela in qualche modo". Ma, in questo caso, ci troveremmo di fronte ad un tipico comportamento di etica della più completa irresponsabilità.

O si tratta di una proposta che il Popolo della Libertà intende veramente attuare, e allora ci troveremmo di fronte ad una scelta che rischia di gettare il Paese - subito dopo il voto e con l'aria di crisi che spira forte nell'economia globale - in un conflitto sociale che, spostando all'indietro l'orologio del confronto politico e sociale, ne aggraverebbe tutti gli squilibri strutturali. Quegli squilibri che sono alla base della caduta delle nostre capacità competitive e che si possono affrontare solo se si avvia una nuova stagione della concertazione con le parti sociali, oggi finalmente impegnate - proprio grazie all'accordo sul Protocollo Welfare, che chiude un'intera fase - a rinnovare profondamente metodi e contenuti del Patto del '93, facendo centro sul nodo della produttività, proprio come nel '93 si fece centro sul nodo della stabilità economico-finanziaria.

Ma se così fosse - se davvero si volesse rovesciare l'accordo sancito dal voto maturo e responsabile di 5 milioni di lavoratori e pensionati italiani - altro che "etica della sostenibilità": tutto riprecipiterebbe all'indietro, proprio ora che esistono le due condizioni di contesto per un salto di qualità: (1°) contrattazione di secondo livello che affianchi quella nazionale e ridistribuisca a favore dei lavoratori una quota dei vantaggi da aumento della produttività, in quelle imprese, in quei distretti e territori dove esso si determina; e (2°) finanza pubblica riportata in un'area di relativa stabilità.

E il PD, noi, come andiamo, quanto a "etica della sostenibilità"?

Nel Progetto di governo che presenteremo campeggia un orientamento di fondo: in tre anni, meno due punti e mezzo di PIL di spesa corrente primaria.

È un obiettivo realizzabile? E' difficile, ma non impossibile: negli ultimi quindici anni, le spese delle P.A. sono rimaste costanti, in rapporto al PIL, nella loro componente volta a produrre beni pubblici - sicurezza, istruzione, assistenza - e sono invece aumentate nella loro componente di auto amministrazione. I "servizi generali", come si dice nel linguaggio bilancistico: le spese che le P.A. destinano a finanziare se stesse. Proprio quelle spese che - fuori dalla P.A. - sono invece diminuite, grazie alle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni.

E' qui che possiamo e vogliamo incidere: settore per settore, ufficio per ufficio: valutazione, comparazione tra chi fa meglio - le dieci migliori Prefetture d'Italia - e chi fa peggio, per dare obiettivi stringenti, cui seguono premi o penalizzazioni. E spostiamo meno carte e persone, e più informazioni: il teleprocesso, per rendere giustizia in tempi brevi a costi accettabili. La telemedicina: pensate a quante persone anziane ogni mattina si muovono da una casa di soggiorno per andare ad un laboratorio di analisi: con costi minori per la collettività e disagi inferiori, potrebbero fare quegli stessi esami, standosene tranquillamente dove sono.

E poi, le centrali unificate di acquisto. E l'unificazione di tutti gli uffici periferici dello Stato centrale. E il dimezzamento delle società possedute e partecipate. E l'adozione del metodo di calcolo contributivo - quello adottato da tutti i lavoratori italiani - anche per i Parlamentari e i dipendenti degli organi costituzionali.

Sono solo esempi. Tanto per dare l'idea che si può fare. Anche se, per farlo, si devono vincere resistenze accanite e pronte ad approfittare del più piccolo errore (vi ricordate il Concorsone di Luigi Berlinguer?). E lo possiamo fare noi, credibilmente, perché negli ultimi quindici anni solo in due occasioni la spesa corrente primaria non è aumentata più del Prodotto: in entrambi i casi, al Governo, c'era il centro-sinistra. Il centro-destra non ha le stesse credenziali: in cinque anni, ha aumentato la spesa corrente di 2,5 punti di PIL.

E si deve fare, se vogliamo essere presi sul serio sull'altro caposaldo del nostro Progetto di Governo: giù le aliquote e maggiori detrazioni per i contribuenti leali. Che sono tanti - dipendenti e autonomi - e sopportano una pressione fiscale di tipo svedese, ricevendo in cambio uno Stato Sociale decisamente meno "inclusivo".

Il ragionamento è semplice: se non abbiamo più bisogno di chiamare l'aumento delle entrate correnti ad inseguire la spesa corrente che aumenta, allora possiamo dedicare ogni Euro riveniente dal successo nella lotta all'evasione fiscale a ridurre aliquote e a sostenere famiglie e imprese.

Ma ci sarà, questo aumento di gettito?

Ci sarà; e lo possiamo già oggi credibilmente mettere nel conto - lo dico in senso tecnico - sulla base dei dati che emergono: se guardiamo a come le entrate hanno reagito all'aumento del Prodotto negli ultimi sette anni, vediamo che tra il 2000 e il 2005 il rapporto è decisamente inferiore a uno. Poi, nel 2006, un balzo impressionante, del tutto anomalo: quasi a tre. Nel 2007, il rapporto scende, ma si stabilizza vicino a due. Ora, basterà negli anni prossimi tenere questo rapporto attorno all'1,3-1,4 - non mollando la presa nella lotta all'evasione - per avere le risorse necessaire a conseguire l'obiettivo che ci siamo dati: pagare meno, pagare tutti.

Anche in questo caso, dunque, noi siamo credibili. Altri - i campioni dei condoni fiscali tombali - lo sono un po' meno.

Dunque, il nostro Progetto è ispirato all' "etica della sostenibilità". E il tocco finale potrebbe venire da politiche di valorizzazione del Patrimonio pubblico che - associandosi all'assoluto rigore delle politiche di bilancio - favorirebbero una più rapida caduta del rapporto Debito/PIL decisamente sotto la soglia del 100%.

Risponde ai criteri dell' "etica della sostenibilità", questo Progetto; ma è anche politicamente credibile? Questa è la domanda cruciale. E la riposta è Sì. Perché noi, questa volta, andiamo liberi. Liberi di chiamare le cose - TAV, rigassificatori, termovalorizzatori - con i loro nomi. E di scriverli coi loro nomi nel Programma. Liberi di impegnarci a superare la legge Porcata con l'uninominale maggioritario a doppio turno. Liberi di impegnarci a favorire la contrattazione di secondo livello. Liberi di dire sì ad un sistema europeo di flexicurity. Liberi di dire quello che pensiamo; e di fare quello che avremo detto.

Insomma, liberi.

 


       



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