15 Settembre, 2002
D'Alimonte *A Palazzo Madama non vincerà nessuno*
I disastrosi esiti che la legge elettorale potrebbe avere nella composizione del Senato - E. Di Blasi su L*Unità
Per spiegare i disastrosi esiti che la legge elettorale potrebbe
avere nella composizione del Senato, mettendo a rischio, per la
seconda tornata consecutiva, la presenza di una maggioranza
politica, il professor Roberto D'Alimonte usa due metafore: la
lotteria e il totocalcio. «Nella misura in cui la Sinistra
Arcobaleno e l'Udc - riflette - superano la soglia dell'8% al
Senato, la lotteria diventa più imprevedibile. Potrebbe anche finire
senza vincitore».
Perché indica la cifra dell'8%?
«Perché l'8% è la soglia per cui al Senato, in ogni regione, scatta
l'attribuzione del seggio».
Quindi un partito come l'Udc che negli ultimi sondaggi è dato vicino
all'8% al livello nazionale...
«Prende seggi nelle regioni dove supera questa cifra. Come la Sa.
Questo riduce il plafond di seggi dei due partiti maggiori. In
particolare del partito atteso come vincitore, il Pdl con i suoi
alleati».
Prende seggi sia al vincitore che al perdente...
«Sono due i meccanismi all'opera. Il primo avviene nelle regioni
dove Berlusconi perde: i seggi destinati al perdente, invece di
prenderseli tutti lui, come è successo due anni fa con la Cdl, deve
dividerli con quei partiti che superano la soglia dell'8%. Questo
riduce, ovviamente, il suo totale nazionale».
Nel caso di vittoria scatta il secondo meccanismo...
«Facciamo il caso del Veneto in cui Berlusconi dovrebbe vincere. Nel
Veneto dovrebbe prendere, a mio avviso, 15 seggi. Il premio sono
quattordici, più uno. Ma se l'Udc supera l'8% è molto probabile che
il quindicesimo seggio non scatti, e lo prenda l'Udc».
Secondo il suo scenario Berlusconi per ottenere una maggioranza di
10 senatori dovrebbe lasciare al centrosinistra solo Emilia,
Toscana, Umbria e Basilicata...
«...E prendere un seggio in più del premio in Veneto, Sicilia e
Lombardia. Ma per fare un esempio, se Liguria e Marche, assieme alle
regioni storicamente a sinistra come Emilia, Toscana, Umbria e
Basilicata, andassero al Pd, Berlusconi avrebbe un solo seggio di
vantaggio».
Lotteria sembra la parola più adatta per questa legge elettorale...
«Così come è congegnata, con 17 premi di maggioranza su 20 regioni,
o c'è una tendenza molto forte a favore dell'uno e dell'altro,
oppure entriamo in una giostra che può dare solo esiti precari.
Avere 17 premi regionali significa che per ottenere il 55% dei seggi
(a tanto ammonta la somma di tutti i premi), una coalizione dovrebbe
vincere in tutte e 17 le regioni. Basta che perda in una regione e
la soglia scende».
Pensando che i partiti conservano le proprie roccaforti si va verso
maggioranze risicate...
«Non è molto difficile immaginare come andrà a finire anche questa
volta. In definitiva è come il totocalcio».
In che senso?
«Ci sono delle fisse per gli uni e per gli altri. Berlusconi ha
delle fisse su Veneto, Lombardia, Sicilia, Campania, Puglia. Poi ci
sono delle fisse per il centrosinistra: Emilia, Toscana, Umbria,
Basilicata. Il resto è fatto di scenari».
Il discorso è ulteriormente complicato dal fatto che non ci sono più
due poli ma almeno quattro soggetti di media stazza...
«Esatto. Ci sono altri due contendenti per i seggi che vanno ai
perdenti».
Difficile anche superare la soglia per i seggi premio, viste le
forze in campo...
«Superare i seggi premio sarà possibile solo se gli altri competitor
staranno sotto l'8%».
Un partito di centro potrebbe recuperare voti in Veneto...
«Se l'Udc va sopra l'8% in Veneto Berlusconi non avrà il seggio in
più rispetto al premio. Se non prende il seggio in più in Veneto, e
prende dei seggi in meno in Emilia e Toscana (a vantaggio della
Sinistra Arcobaleno), alla fine si ritrova in una situazione
precaria».
Sembra però che l'Udc sia in salita.
«Quando Berlusconi aveva messo l'Udc con le spalle al muro, credo
avesse dei sondaggi che davano il partito di Casini basso».
I sondaggi lo danno intorno all'8%...
«Questo sicuramente mette Berlusconi in difficoltà. L'Udc all'8%
diventa un fattore rilevante nella competizione elettorale».
 
Fonte L'Unità
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