15 Settembre, 2002
Scuola:Ordine del giorno urgente del gruppo consiliare del PD
Un’articolata serie di premesse per chiedere al consiglio provinciale di riaffermare che l’istruzione è una funzione pubblica, che riguarda tutti in quanto rappresenta il futuro di una comunità....
Un’articolata serie di premesse per chiedere al consiglio provinciale di riaffermare che l’istruzione è una funzione pubblica, che riguarda tutti in quanto rappresenta il futuro di una comunità, e impegnare di conseguenza il presidente e la giunta provinciale ad esprimere nelle sedi opportune preoccupazione e sconcerto di fronte a una riforma della scuola attuata attraverso un decreto legge, senza il necessario confronto, nonché a ribadire al ministro Gelmini la necessità sì di una riforma della scuola, ma accuratamente progettata e condivisa in tutte le sue ricadute, anche economiche, e non di revisioni che rispondono unicamente a esigenze di riduzione della spesa.
E’ questo il senso dell’Ordine del giorno urgente presentato per la discussione in aula dai consiglieri provinciali del Partito Democratico Sandro Gugliermetto, Cristina Manfredini, Giuseppe Rocchetta e Antonello Santini.
Il documento si apre ricordando i principali, e contestati, punti della legge 133 e del decreto 137 sulla scuola: riduzione dell’orario scolastico, aumento del numero di alunni per classe, introduzione dell’insegnante unico nella scuola primaria, semplificazione dei programmi, soppressione di sedi scolastiche minori, taglio di fondi per 8,7 miliardi sui 42 complessivi della scuola, riduzione di 87mila docenti e 43mila non docenti che, in provincia di Cremona, secondo prime stime porterà, già l’anno prossimo, a 247 posti in meno fra i docenti e 86 per il personale Ata.
Lo stato italiano, prosegue il documento dei consiglieri PD, spende per la scuola il 3,6% del Pil e il 7,4% del bilancio statale, contro una media Ocse (paesi industrializzati) rispettivamente del 3,9 e del 9%.
L’Ordine del giorno non nega che esistano nella scuola problemi da affrontare e in generale nello stato aree in cui operare tagli. Ma, afferma, “ogni riforma scolastica, fino ad oggi, è sempre stata oggetto di ampi dibattiti, conflitti, discussioni, ma mai di decreti legge che non permettono alcun confronto”.
Infine i consiglieri chiedono perché si voglia mettere in discussione un’organizzazione scolastica, come quella dell’infanzia e primaria, riconosciute a livello internazionale per valore pedagogico e risultati raggiunti.
“Per migliorare la scuola – chiude il documento prima delle richieste di impegno – serve invece una politica seria, che faccia dell’istruzione una risorsa e non un capitolo di spesa. Il futuro dell’Italia si gioca su formazione, scuola, ricerca e università”.
Di seguito il testo integrale dell’Ordine del giorno.
Ordine del giorno urgente sugli effetti degli ultimi provvedimenti del governo e del parlamento per il sistema d’istruzione cremonese
Premesso che
la Legge 133/2008, il Piano Programmatico e il Decreto Legge 137/2008, in 5 mesi, hanno previsto a livello nazionale di
Rimodulare l’organizzazione didattica delle scuole di ogni ordine e grado, con conseguente riduzione dell’orario scolastico per ogni alunno dai 3 ai 18 anni (25 ore per l’infanzia, 24 ore per la primaria, 29 ore per la secondaria di primo grado, 30-32 per la secondaria superiore)
Aumentare il numero di alunni per classe nelle scuole di ogni ordine e grado
Introdurre l’insegnante unico nella scuola primaria
Semplificare i programmi per renderli essenziali
Razionalizzare la rete scolastica (700 istituti su 12 mila sarebbero fuori norma), con conseguente soppressione di sedi scolastiche nei piccoli comuni
Tagliare i fondi per l’istruzione di 8,7 miliardi di € nei prossimi tre anni, sapendo che il costo annuale è di 42 miliardi di €
Ridurre il personale di 87000 docenti e 43000 personale ATA;
in provincia di Cremona, secondo una prima analisi, l’anno scolastico 2009/2010 si aprirà con 247 posti-docenti in meno e 86 posti tra il personale ATA;
i tagli maggiori saranno subiti dalla scuola primaria con 89 posti, 75 posti in meno per la scuola secondaria di primo grado e 70 per quella di secondo grado;
in un periodo di crisi economica reale, lo Stato italiano spende per l’istruzione il 3,6% del PIL, mentre la media OCSE è del 3,9%. La spesa per la scuola italiana sul bilancio statale è del 7,4%, mentre la media OCSE è del 9%.
Considerato che
da anni il settore dell’istruzione in Italia è oggetto di profondi e ripetuti interventi di modifica normativa;
permangono nel sistema formativo molti problemi da affrontare, emergenze educative quali l’integrazione, il numero alunni per classe, il bullismo, la droga; vi sono soluzioni da ricercare, organizzazione e qualità da migliorare, risorse da ridistribuire;
ogni volta che si parla di scuola ci si dovrebbe rivolgere a coloro che la compongono e la vivono ogni giorno;
ogni riforma scolastica, fino ad oggi, è sempre stata oggetto di ampi dibattiti, conflitti, discussioni, ma mai di decreti legge che non permettono, per i tempi previsti, alcun confronto;
non è in discussione il fatto che ci siano aree sulle quali è necessario operare tagli.
Ma non è certo quello della scuola il settore in cui portare la spesa pubblica al di sotto della media europea. Inoltre i comuni, ed in particolare i piccoli, verrebbero penalizzati per i tagli annunciati e l’aumento dei costi per garantire i servizi di competenza, quali trasporti e mense;
la qualità della scuola dell’Infanzia e Primaria italiana è riconosciuta a livello internazionale.
Con i tagli del piano Gelmini non ci saranno tuttavia le possibilità di mantenerne gli standard, ponendo così fine ad un’esperienza educativa e sociale importantissima.
Non si capisce quindi perché si voglia mettere in discussione un’organizzazione che ha dato e che sta dando ottimi risultati. Per migliorare la scuola serve invece una politica seria, che faccia dell’istruzione una risorsa e non un capitolo di spesa. Il futuro dell’Italia si gioca su formazione, scuola, ricerca e università;
la scuola secondaria - di primo e di secondo grado - ha un indubbio bisogno di una profonda riforma e di un consistente rilancio; questa necessità contrasta con il ridimensionamento del monte-ore settimanale, che finirà per ridurre le competenze acquisite dagli alunni.
Il Consiglio provinciale
intende riaffermare che in democrazia l’istruzione è una funzione pubblica, che essa rappresenta il futuro di una comunità, e che perciò riguarda tutti;
impegna il Presidente e la Giunta
ad esprimere nelle sede istituzionali opportune la propria preoccupazione, allarme e sconcerto e ad inviare una nota al Ministro in cui si ribadisca che la scuola necessita di una riforma, accuratamente progettata e condivisa, in tutte le sue ricadute, anche economiche, ma non certamente di revisioni ordinamentali che rispondano unicamente ad esigenze di contrazione della spesa determinate sulla base di ragioni e di parametri definiti in altra sede.
I Consiglieri Provinciali del gruppo PD
Sandro Gugliermetto, Maria Cristina Manfredini (nella foto), Giuseppe Rocchetta, Antonello Santini
 
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