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15 Settembre, 2002
Fare il premier gli fa “*schifo”* (di Annamaria Abbate)
*A me non piace quello che faccio, lo faccio solo per senso di responsabilità. Mi fa schifo quello che faccio* ha confessato con inesistente senso delle istituzioni il Premier

«A me non piace quello che faccio, lo faccio solo  per senso di responsabilità. Mi fa schifo quello che faccio» ha confessato con inesistente senso delle istituzioni il Premier, gigioneggiando nel foyer del teatro Quirino di Roma durante la pausa dello spettacolo.
Certo godersi le sue innumerevoli ville, dalla Sardegna ai Caraibi, lo sollazzerebbe molto di più, ma tant’è, il dovere lo chiama e lui, anche se gli fa schifo, risponde.
Quello che al nostro analfabeta istituzionale fa schifo è presto detto: qualsiasi “ostacolo” si frapponga tra sé stesso e il popolo, gli unici soggetti che contano nel suo farneticante modello istituzionale presidenzial-plebiscitario.
E degli ostacoli in cui via via inciampa e di cui vorrebbe disfarsi il catalogo è questo: il Parlamento, i partiti d'opposizione, il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera, il Governatore della Banca d'Italia, i sindacati, e via erodendo democrazia.
Le sue pulsioni autoritarie sono ormai agite alla luce del sole e senza alcun pudore a colpi di decretazione d’urgenza, e anche se sappiamo che la boutade di sopprimere il Parlamento con una riforma dei regolamenti che deleghi a pochi eletti la funzione legislativa, e lo strano annuncio di una proposta d'iniziativa popolare per dimezzare il numero dei parlamentari, sono solo un tentativo per distogliere ancora una volta l'attenzione dei media dalla crisi e nascondere il vuoto d'iniziative, la gravità della situazione resta.

Lo schifo del Premier deve aver toccato nelle ultime ore punte altissime se 170 dei suoi parlamentari telecomandati, da stesso lui graziosamente nominati grazie al Porcellum, hanno osato sfidarlo in campo aperto sulla legge sicurezza così cara al fido Bossi.
Per i ribelli il decreto contiene norme inaccettabili, vergognose e discriminatorie come quella che obbliga i medici,ma anche gli insegnanti e chiunque eserciti incarichi pubblici, a denunciare gli immigrati clandestini. Praticamente, si tratta né più e né meno di quanto il PD sostiene da settimane, ma che se parte dall’interno della maggioranza costituisce un gesto esplicito di ostilità contro la Lega. Di fatto nel Partito del Leader c’è chi tenta di dissociarsi da una legislazione spiccatamente leghista e si ribella al primato lumbard , troppo ingombrante per un Pdl in procinto di entrare nel Ppe.

Immediatamente sono volati gli stracci: i leghisti hanno gridato di manovre interne al Pdl per complicare i rapporti fra gli alleati di governo, i berluscones irriducibili hanno denunciato oscuri complotti in vista dell’ unificazione FI-An, ispirati da un Gianfranco Fini scontento, la Mussolini ha denunciato pressioni al limite dell’ intimidazioni nei confronti dei firmatari della sua proposta, Maroni, il cattivo, ha fatto la faccia feroce e ha ribadito che il ddl non introduce alcun obbligo dei medici a denunciare i clandestini. Insomma un vero Casino delle Libertà, e il nostro schifatissimo Premier, pur se irritato, per ora preferisce non esternare e non comparire sui media: non gli piace la parte del sovrano contestato e vuole evitarla accuratamente.

Intanto la Lega continua per la sua strada a testa bassa e bada al sodo. Tiene desti gli spiriti animali dei suoi simpatizzanti agitando proposte da medioevo come la castrazione chimica, o demenziali come le foto segnaletiche dei ricercati per reati sessuali, ma nel frattempo non perde di vista i suoi obiettivi.
Sulla partita del Federalismo, che si chiuderà il prossimo 24 marzo, ha dimostrato di avere acquisito una sufficiente cultura istituzionale se in commissione sono passati l’80% degli emendamenti del PD e mercoledì scorso è passato in aula un emendamento volto a tutelare il mezzogiorno.
Il Federalismo fiscale che uscirà da Montecitorio non sarà quello voluto dalla Lega, il disegno di legge sarà molto più vicino alla proposta del PD che non al modello originario: altro che secessione, devolution, federalismo fiscale spinto: grazie al PD sarà un Federalismo fiscale equo.

Annamaria Abbate, Segretario cittadino PD Cremona

 


       



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