15 Settembre, 2002
Documento per le elezioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009 delle Acli Cremonesi
Uno dei fattori alla base della crisi -individuato da illuminati economisti- è l’iniqua
Documento per le elezioni amministrative
del 6 e 7 giugno 2009 dLa Presidenza Provinciale
delle Acli
In prossimità delle elezioni amministrative,
le Acli si chiedono quale sia il senso del
fare
attività amministrativa proprio oggi che
la crisi segna pesantemente la vita dei singoli
cittadini,
specialmente dei ceti più deboli. Si tratta
di una crisi strutturale all’attuale sistema,
figlia di un
liberismo selvaggio che per decenni ha prodotto
benessere solo per pochi, ha travolto i diritti
dei
più, ha devastato il pianeta e ha seminato
insicurezza ovunque.
Uno dei fattori alla base della crisi -individuato
da illuminati economisti- è l’iniqua
distribuzione dei redditi a livello mondiale.
Lo riconferma lo stesso Obama che ha posto
a
cardine della sua politica economica proprio
il principio di “diffondere la ricchezza”e
di creare
maggiore equilibrio nella distribuzione dei
redditi. Sappiamo che nel nostro paese le
differenze di
reddito sono particolarmente ampie: il 10%
più ricco detiene circa il 42% della ricchezza
totale.
Ciò significa: lavoro precario, salari bassi,
riduzioni fiscali favore dei ricchi e conseguenti
tagli
delle prestazioni dello stato sociale.
Le Acli, quotidianamente vicine alle difficoltà
della gente, ritengono che le
Amministrazioni locali possono e devono intervenire
per attutire i contraccolpi della crisi sulle
famiglie e sulle comunità.
Ritengono anche giunto il momento in cui
le Amministrazioni debbano favorire politiche
per la sostenibilità economica, sociale e
ambientale al fine di uscire dal modello
fallimentare
della crescita senza limiti e del profitto
a tutti i costi. Uno strumento strategico
per cominciare a
progettare un futuro diverso del territorio
può essere il Patto di Sviluppo Provinciale,
concertato tra
le varie realtà amministrative, produttive
e sociali.
Ripartire dal lavoro
Per uscire dalla crisi è necessario ripartire
dalla centralità del lavoro indicato anche
dall’Ocse come “unica via per ridurre le
disuguaglianze”.
Le Acli hanno a cuore la condizione di tutti
i lavoratori, specialmente di quelli oggi
più penalizzati:
i precari, i giovani e le donne privi di
qualsiasi aiuto in caso di crisi dell’azienda,
quelli che sono
sfruttati e senza diritti. Da sempre, promuovono
il diritto al lavoro e del lavoro come diritto
di
cittadinanza e chiedono alle nuove Amministrazioni:
- un’attenzione alla salvaguardia dell’occupazione,
al sostegno delle piccole realtà produttive
tanto presenti in provincia;
- di incentivare nuove opportunità lavorative
in coerenza con la specifica vocazione e
risorse del
territorio;
- di rilanciare la formazione come chiave
di accesso al lavoro, specialmente per i
giovani; di fare
orientamento al lavoro e accompagnamento
professionale durante i cambiamenti di percorso
lavorativo;
- di rinforzare l’economia civile che non
produce profitti ma bene per la comunità;
- di sostenere quelle esperienze di produzione
e commercio virtuosi che creando circuiti
di
solidarietà allargata esprimono un modello
alternativo.
Politiche sociali
Davanti all’attuale disagio economico e sociale
delle famiglie i Comuni possono e devono
mettere in campo strumenti adeguati a dare
supporto alle famiglie che perdono il lavoro
e vivono
con un reddito ridimensionato: facilitazione
dei servizi, delle tariffe e del prelievo
fiscale.
Anche in questo momento difficile, è però
importante sostenere la capacità di auto-promozione
e
auto-tutela della famiglia attraverso politiche
integrate e mirate a superare la logica dell’intervento
emergenziale e assistenziale. Davanti al
rischio reale di povertà per tanti nuclei
familiari occorre
sviluppare forti reti di welfare locale secondo
il modello fondato sulla collaborazione tra
istituzioni e non profit, sull'integrazione
socio-sanitaria e socio-assistenziale. Reti
capaci di mutare
le condizioni che generano bisogno e povertà,
ma anche in grado di promuovere
responsabilità personale e di comunità. Le
Acli fanno già parte attiva di queste reti
sul territorio e
ne supportano le fatiche: chiedono però alle
Amministrazioni di mettere in atto una collaborazione
più qualificata ed efficace con le realtà
del terzo settore in grado di intervenire
nel sociale. Lo
dicono specialmente in riferimento alle difficoltà
di interazione inontrate con alcuni Comuni
e alla
necessità di realizzare forti sinergie sulle
politiche sociali in qualche quartiere periferico
della città.
Politiche dell’immigrazione
La presenza di immigrati è ormai strutturale
e fondamentale per il nostro sistema produttivo
ed anche per quello sociale. Che ne sarebbe
se i lavoratori stranieri lasciassero i nostri
campi, le
officine o se le badanti abbandonassero i
nostri anziani? Il fenomeno della convivenza
plurale e
colorata è ormai un dato di fatto e va affrontato
con lo strumento della legalità, dei dirittidoveri
ma anche dell’accoglienza. Questa è una strada
già sperimentata da Comuni e da
associazioni e che va riconfermata. Le Acli
per esempio, attraverso il ‘Consiglio territoriale
per
l’immigrazione’ hanno partecipato al progetto
UNRRA per la coesione sociale delle colf-badanti
nel distretto di Crema. Hanno promosso la
loro autonomia ed emancipazione accompagnandole
nella ricerca/offerta di lavoro e promovendo
la rappresentanza della categoria. Queste
e tante altre
esperienze positive condotte dalle Acli nei
distretti provinciali dimostrano che le Amministrazioni
possono praticare concrete politiche coerenti
alla logica dei diritti umani e della pari
uguaglianza e dignità tra i cittadini come
vuole la nostra Costituzione: le uniche in
grado di
costruire una convivenza civile con gli stranieri
e le più idonee a vincere la paura che li
dipinge
prevalentemente come nemici da cui difenderci.
Politiche che favoriscano la produzione di
energia rinnovabile e la tutela dei beni
comuni
L'attenzione al ricorso a fonti energetiche
locali ed eco-compatibili e a tecnologie
finalizzate al risparmio energetico resta
fondamentale in una visione integrata e sostenibile
dello
sviluppo del sistema produttivo cremonese.
La compatibilità dello sviluppo territoriale
con la
tutela e la valorizzazione dell’ambiente
va presidiata da chiari e forti decisioni
politiche.
Le Acli vedono con preoccupazione il progetto
legislativo di ritorno agli impianti
nucleari per produrre energia elettrica.
Serie valutazioni tecniche e la presa d’atto
che le centrali
verrebbero realizzate senza tenere conto
del legittimo parere delle Amministrazioni
e tanto meno
dei cittadini, ci spingono a chiedere agli
amministratori di attenersi al principio
di “precauzione”, a
non venire meno al loro ruolo decisionale,
a cercare il consenso delle popolazioni interessate.
Le Acli sono pure impegnate a difendere il
diritto all’acqua come inalienabile e inviolabile
per tutti e pensano che la disponibilità
e l’accesso all’acqua potabile deve essere
trattata come un
bene e non come una merce: sull’acqua non
si può fare lucro e la sua gestione deve
avvenire al
di fuori del mercato, tramite enti di diritto
pubblico e non deve essere messa nelle mani
dei
privati. Sollecitano pertanto i Comuni a
condurre un chiaro e deciso impegno in tale
direzione.
La Presidenza Provinciale delle Acli
Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani
Provinciali di Cremona
via S.Antonio del fuoco 9/a
26100 Cremona
www.aclicremona.it ; cremona@acli.it
 
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