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 Politica

15 Settembre, 2002
Uno spot atomico.
Quattro centrali nucleari in Italia, costruite da Enel e Edf e operative a partire dal 2020. Questo è risultato di un accordo bilaterale stipulato da Berlusconi e Sarkozy nel vertice italo-francese che si è tenuto ieri a Roma

Un spot atomico. Berlusconi e Sarkozy rilanciano il passaggio al nucleare. Tante incognite e molta pubblicità.
Quattro centrali nucleari in Italia, costruite da Enel e Edf e operative a partire dal 2020. Questo è risultato di un accordo bilaterale stipulato da Berlusconi e Sarkozy nel vertice italo-francese che si è tenuto ieri a Roma. La necessità di abbracciare l'energia nucleare è stata ribadita anche dal ministro Claudio Scajola in una recente intervista a la Repubblica. I lavori di realizzazione del primo impianto incominceranno nel 2013.

Cosa c'è di strano in tutto questo? Abituati alla politica del promettere e non fare, o a quella dei numeri lanciati in conferenza stampa e poi cambiati il giorno dopo o smentiti con il passare del tempo, sembra davvero che tutto sia assolutamente normale. Anzi apprezzabile. Un accordo con la Francia per realizzare e poi vendere energia nucleare. Ma così non è.

Parlare di nucleare ora, in uno stato sull'orlo del collasso economico, con politiche inadeguate sia a far fronte alla crisi, sia a tutelare le categorie meno abbienti è un altro spot elettorale. È un non-discorso, un ennesimo non-fatto. Come ha detto a chiare parole Paolo Gentiloni, durante la trasmissione di Rai3 Ballarò, ricorrere al nucleare durante la crisi economico-finanziaria significa spostare l'attenzione dei media dagli insuccessi del governo nel fronteggiare la crisi. Nuove promesse che hanno come scadenza il 2020 e non l'anno in corso. Promesse lontane dal giorno dopo giorno che affrontano molte famiglie italiane per arrivare alla fine del mese.

Inoltre, ha ribadito Pierluigi Bersani durante 8 e mezzo su La7, non esistono le condizioni sistema per l'immediato passaggio al nucleare. È necessario parlare di energia atomica di quarta generazione e su questo non ci sono ancora garanzie. Così come è difficile ipotizzare chi pagherà i 3 miliardi di euro per impianto necessari alla costruzione delle quattro centrali italiane. Insomma, si è sbilanciato Bersani, non succederà un bel niente. Un altro “spot nucleare”.

"Ripartire con il nucleare oggi in Italia vuol dire parlare d'altro". Lo ha detto il senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente, a Sky tg 24 pomeriggio.
"Faccio notare - ha spiegato Della Seta a Sky tg 24 - che il presidente del Consiglio Berlusconi ha un'idea molto personale della democrazia se firma accordi sul nucleare con la Francia quando ancora il Parlamento deve discutere il disegno di legge dell'Esecutivo che darebbe il via libera all'operazione. Detto questo, ripartire con il nucleare oggi in Italia vuol dire parlare d'altro. Al nostro Paese rientrare nel programma nucleare non serve. Non serve per contrastare la recessione, visto che gli enormi investimenti necessari a costruire nuove centrali diventerebbero produttivi non prima di 5 o dieci anni. Non serve a ridurre i consumi di petrolio, visto che il petrolio oggi è utilizzato soprattutto nei trasporti e negli usi civili, e pochissimo per produrre elettricità. Non serve per combattere i cambiamenti climatici, che si combattono puntando su soluzioni immediate e molto meno costose come l'efficienza energetica e le fonti pulite a cominciare dal solare. Per questo l'accordo firmato a Parigi da Berlusconi con il governo francese è pura propaganda, tanto meno credibile in quanto il nostro governo in questi mesi ha cercato in ogni modo di indebolire l'impegno italiano per una politica energetica davvero alternativa alle fonti fossili. L'unico risultato - ha sottolineato Della Seta - sarebbe quindi quello di immobilizzare per una decina di anni milioni di euro che verrebbero sottratti all'efficienza energetica e alle fonti rinnovabili. E' chiaro che la Francia, che possiede molte centrali e molto antiche - ha proseguito Della Seta - ha tutto l'interesse a rimanere protagonista di questo tipo di industria. Ma l'Italia non ce l'ha, perché ha deciso di abbandonare il nucleare molti anni fa, e dunque il nostro Paese ha piuttosto tutto l'interesse ad investire sulle energie pulite e sull'efficienza energetica".

Per Andrea Lulli, capogruppo Pd in commissione Attività produttive, “il governo deve riferire immediatamente in Parlamento sugli accordi presi con il governo francese sull’energia nucleare. Il Parlamento infatti non ha ancora votato alcun provvedimento in questa direzione. Ci preoccupa anche la scelta che sembra emergere: la tecnologia francese rischia infatti di tagliare fuori il sistema italiano e costruire una dipendenza dalla Francia. Avremmo quindi preferito un approccio che valorizzasse la struttura produttiva e di ricerca italiani, che ha molte chance, soprattutto se si guarda a una prospettiva di innovazione”.

“Il Parlamento non può non essere informato sui contenuti dell’accordo internazionale tra Francia e Italia in materia di energia nucleare. Il ministro Scajola deve urgentemente riferire in commissione Attività produttive”. Lo ha chiesto Erminio Quartiani, segretario d’Aula del Gruppo Pd durante un intervento nell’Aula di Montecitorio. “Il governo non è autorizzato dalle Camera a scegliere i siti per le nuove centrali e a gestire la sicurezza nucleare. Questi sono due punti importanti che devono essere di competenza dell’Agenzia nazionale sul nucleare e non possono in alcun modo essere oggetto di accordi internazionali. L’esecutivo è in palese conflitto con una norma varata dal Parlamento che stabilisce i criteri per l’individuazione dei siti e la gestione della sicurezza. Il Pd chiede perciò che il governo faccia luce sui contenuti dell’accordo con la Francia che impegna una importante azienda come l’Enel”.

A.Dra

 


       



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