15 Settembre, 2002
Pubbliche amministrazioni.Pensioni, dal 2010 sale l’età delle donne
Un emendamento al Dl anticrisi: crescita graduale fino al tetto dei 65 anni nel 2018. Podda (Fp Cgil)
Pubbliche amministrazioni.Pensioni, dal 2010
sale l’età delle donne
Un emendamento al Dl anticrisi: crescita
graduale fino al tetto dei 65 anni nel 2018.
Podda (Fp Cgil): “Inaccettabile e immorale.
Ci opporremo”. Bonino (Radicali): “Si rischia
scenario peggiore: aumento dell’età senza
sostegni al lavoro delle donne”
È stata presentata alla Camera la proposta
di innalzamento dell'età pensionabile per
le donne impiegate nella pubblica amministrazione.
La proposta, elaborata dai parlamentari del
Pdl e a prima firma del vicepresidente della
commissione Lavoro Giuliano Cazzola, è contenuta
in un emendamento al decreto anticrisi: con
una crescita graduale (un anno ogni due a
partire dal 2010) dell'età pensionabile,
si vorrebbe far scattare il tetto dei 65
anni a partire dal 2018. Non ricadrebbero
nella nuova normativa, si legge nell'emendamento,
le lavoratrici che al 31 dicembre 2009 abbiano
maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia.
La misura, annunciata da tempo, risponderebbe
alla richiesta di armonizzare l'età di pensionamento
fra sessi prevista dalla Corte di giustizia
europea con una sentenza sulla parificazione
dell’età pensionabile nel pubblico impiego.
La proposta parlamentare è stata preannunciata
dal ministro della Pubblica amministrazione,
Renato Brunetta, in un’intervista al Giornale.
Brunetta ha detto che il dl anticrisi è “il
veicolo legislativo ideale, perché prima
facciamo e meglio è”. “I risparmi – spiega
– finiranno in un fondo pubblico per il welfare
familiare a favore delle donne che lavorano
nella pubblica amministrazione: con l'aumento
dell'età pensionabile non vogliamo far cassa”.
Duro il commento di Carlo Podda, segretario
generale della Funzione pubblica Cgil, secondo
il quale “è inaccettabile e francamente un
po' immorale che in una fase di crisi il
governo non trovi altro modo per far cassa
che mettere mano alle pensioni delle donne
del pubblico impiego. Un accanimento incomprensibile
e cieco – dice Podda –, che richiama nel
dibattito sviluppato sui quotidiani interventi
di natura più generale”. Per il segretario
della Fp “la vera ingiustizia del sistema
è rappresentata da tutti qui lavoratori che
già nei prossimi anni andranno in pensione
con il sistema contributivo, con pensioni
il cui valore sarà uguale a quello delle
pensioni sociali, ed ancor di più da giovani,
discontinui e precari, che andranno in pensione
nei prossimi decenni con livelli pensionistici
altrettanto bassi”. “Io dico fin d'ora no
– afferma Podda –, non lo accetteremo, ed
annuncio ogni forma di opposizione possibile
ad evitare interventi sul sistema previdenziale
che non affrontino il vero nocciolo del problema:
come far crescere le pensioni di tutti quei
lavoratori che pagheranno con il proprio
futuro gli errori del passato, di quei giovani
e quei precari altrimenti destinati ad un
futuro di indigenza.”
Preoccupazione anche nel commento della senatrice
radicale Emma Bonino, secondo la quale c’è
il rischio che “A forza di dire ‘non si toccano
le pensioni’”, “avvenga lo scenario peggiore,
che si farà l'equiparazione e che nel frattempo
nessuna mobilitazione sarà stata fatta perché
questo fosse politicamente vincolato all'avvio
di una riforma più complessiva del welfare.
Si farà dunque, lentamente – spiega Bonino
- , un innalzamento dell'età pensionabile
per le donne. Ma senza una riforma a sostegno
delle donne che lavorano”. “Lo stesso ministro
Brunetta - prosegue Bonino - ha parlato di
risparmi non piccoli, e questi dovevano servire
all'avvio di politiche a sostegno delle donne
che lavorano, dagli asili nido ai voucher,
strumenti usati in tutti i paesi europei.
Noi stiamo cercando di organizzare momenti
in cui emerga con chiarezza che qualcosa
- assieme all'equiparazione – bisogna fare.
Altrimenti il rischio è che le donne usciranno
sconfitte ancora una volta. Possiamo sperare
nel buon cuore di Brunetta, e per fortuna
c'è, ma ben sappiamo che la sua posizione
non è facilissima all'interno del governo,
sappiamo che gli altri ministri non sono
entusiasti”.
Più drastico Gianni Pagliarini, responsabile
Lavoro del Pdci ed ex presidente della commissione
Lavoro della Camera, secondo il quale “peggiorare,
in tempi di crisi economica, il trattamento
previdenziale delle donne è criminale”. "Alle
donne- continua- è stata storicamente garantita
la possibilità di andare in pensione prima
come misura compensativa di fronte alle minori
e peggiori possibilità di accesso al mercato
del lavoro e per favorire il lavoro di cura,
in larghissima parte sulle spalle delle donne
stesse”. “Che cosa è cambiato negli ultimi
decenni? – si chiede Paglierini -. Non sono
forse le lavoratrici le prime ad essere espulse
in caso di crisi? Non sono forse le donne
a scegliere spessissimo il part-time per
potersi occupare dei figli? La proposta del
governo è francamente intollerabile".
fonte: rassegna sindacale
 
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