15 Settembre, 2002
La crisi economica può essere una occasione per uscirne con una società migliore di M. Laudadio
Ci sono Paesi, in Europa e fuori, che hanno già cominciato a lavorare in questo senso
La crisi economica può essere una occasione
per uscirne con una società migliore di M.
Laudadio
Ci sono Paesi, in Europa e fuori, che hanno
già cominciato a lavorare in questo senso
Egr. sig. Dir.,
si è detto tante volte, nei mesi scorsi e
si sente ancora oggi, che questa gravissima
crisi economico-finanziaria ci dà l'opportunità
di cambiare in meglio le dinamiche delle
nostre società: nei commerci, nell'istruzione,
nelle politiche del lavoro, in quelle dell'integrazione,
in quelle fiscali, eccetera.
Insomma bisogna saper approfittare dello
stravolgimento che la crisi ha portato nel
nostro modo di concepire i rapporti tra cittadini
e governi per uscirne con una società migliore,
più forte e, auspicabilmente, più equilibrata.
Ed il momento per farlo sembra essere questo;
proprio quando si comincia ad intravedere,
forse, l'uscita dalla fase più acuta ma si
avvertono in pieno le conseguenze sociali
della recessione che ci ha colpito.
Ci sono Paesi, in Europa e fuori, che hanno
già cominciato a lavorare in questo senso,
come la Francia, che ha puntato decisamente
sul futuro con norme a favore della scuola,
dell'istruzione, della ricerca e del lavoro.
Sarebbe questo, anche per l'Italia, il momento
delle misure e delle decisioni lungimiranti,
di largo respiro, il momento di fare appello
alle forze migliori che ancora esistono nella
nostra società per avere, in un domani ormai
vicino, un Paese al passo con gli altri,
più forte, più consapevole:in una parola,
moderno.
Ma invece di realizzare, accompagnare, favorire
lo sforzo indispensabile per raccogliere
le idee e le energie necessarie, il nostro
Governo si sta avvitando unicamente attorno
ai problemi del Presidente del Consiglio:
processi, pentiti, leggi ad personam, con
il sottofondo di un arretramento culturale
come tributo da pagare alla Lega, con la
conseguenza di portare il Paese verso una
sorta di Medioevo moderno (mi si passi l'ossimoro)
basato sulla paura atavica dell'individuo
nei confronti del diverso e sulla difesa
della "roba" di verghiana memoria.
Il tutto condito con una spruzzata di qualche
milione di euro in finanziaria per tappare
qualche buco, senza uno straccio di visione
strategica complessiva.
Avanti di questo passo, pur non volendo essere
catastrofisti, perderemo il treno sul quale,
nel frattempo, saranno saliti gli altri Paesi;
rinunceremo ad avere, anzi a riconquistare
un ruolo alla pari con gli altri.
E questo vorrà dire una sola cosa: declino
economico, finanziario, politico, culturale.
Distinti saluti
Mariella Laudadio
 
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