15 Settembre, 2002
Buon Natale e Buon 2010 di Massimo Negri
Ama la tua casa, poesia di Francesco Chiesa
Buon Natale e Buon 2010 di Massimo Negri
Ama la tua casa, poesia di Francesco Chiesa
Le cose che avrai amate, ragazzo mio, ti
riameranno di
Cari amici di Welfare Cremona,
il periodo natalizio coincide, in genere,
col tempo dei bilanci, privati e pubblici.
Si tirano le somme, si fanno valutazioni
ma l’orizzonte resta il breve termine:
l’anno passato e l’anno che verrà.
A volte, però, l’atmosfera dei luoghi nei
quali, in questi giorni,
ci si ritrova, contribuisce ad allungare
il respiro dei nostri pensieri.
La premessa per proporre una pagina dello
scrittore e poeta svizzero
Francesco Chiesa (1871-1973), scovata in
una vecchia antologia scolastica.
A tutti, gli auguri di un sereno Natale e
di un buon 2010.
Massimo Negri – Casalmaggiore (CR)
Ama la tua casa
“Non lagnarti, ragazzo, se la nostra mensa
ti sembra povera e monotona, e la nostra
mobilia manca di eleganza, e in casa nostra
non si dànno ricevimenti né feste.
Non fare cotesta faccia infelice quando la
pioggia ti costringe a rimanere in casa
qualche ora in più. Sentila e vivila questa
casa, fin che ci sei, fin che ci siamo.
Ti assicuro che un giorno la ripenserai con
animo non indifferente, e ti rincrescerà
di non averla abbastanza amata, neppure abbastanza
veduta. Tutte le cose ti ricompariranno in
un’atmosfera di sogno; e ti sembrerà strano
di non esserti accorto
che anche le più modeste avevano un volto
e un’anima. Anche per te cotesta smania
di partire diventerà voglia di ritornare.
Voglia vana, voglia malinconica, ma non
necessariamente penosa: penoso rimpianto
è quando rivorremmo cose nostre e le
abbiamo gettate o disprezzate. Non ti dico
che tu rimanga, che tu debba coltivare
l’idea del rimanere: le leggi della vita
si riassumono nel comandamento di partire,
di ripartire. Scavalca, poiché è fatale,
il muricciolo del piccolo orto, ove hai giocato
bambino; ma gettagli, prima di allontanarti,
un’occhiata di simpatia, vedilo bene
com’è. Lo rivedrai più volte nelle tue notti;
e potrà essere dolcezza o amarezza,
consolazione o desolazione; poiché le cose
defunte conservano la faccia di quand’erano
vive, tutta impressa dall’affetto, più o
meno amichevole, che noi abbiamo loro dedicato.
I fantasmi delle cose defunte sempre ci seguono
pronti a
ricomparire quando meno ci pensiamo. Carichi
di cruccio i fantasmi delle cose che abbiamo
ingiustamente disprezzate; buoni, perfino
sorridenti, i fantasmi delle cose
che abbiamo amate. Le cose che avrai amate,
ragazzo mio, ti riameranno”
Francesco Chiesa
 
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