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15 Settembre, 2002
Ennesimo tentativo di smantellare l'obbligo d'istruzione
Apprendisti a 15 anni? Netto dissenso del Movimento di Cooperazione Educativa

Ennesimo tentativo di smantellare l'obbligo d'istruzione
Apprendisti a 15 anni? Netto dissenso del Movimento di Cooperazione Educativa
Dichiarazione di Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC Cgil.
"L'emendamento approvato oggi dalla Commissione Lavoro alla Camera è l'ultimo atto dello smantellamento di un vero obbligo scolastico", questo il commento del segretario generale della FLC Cgil, Domenico Pantaleo.
L'emendamento consente di assolvere l'ultimo anno di obbligo scolastico anche in percorsi di apprendistato. "Siamo decisamente contrari. Prevedere questo - afferma Pantaleo - significa mettere in discussione l'essenza stessa dell'obbligo scolastico che va assolto nei percorsi di istruzione e formazione e non attraverso l'apprendistato che nella maggior parte dei casi si traduce in un lavoro vero e proprio dove di apprendimento c'é ben poco". La novità, tra l'altro - osserva Pantaleo - "fa il paio con quanto previsto nella riforma della secondaria superiore e cioè l'eliminazione del biennio unitario. Altro evidente segnale delle intenzioni di questo Governo rispetto all'obbligo scolastico".

Apprendisti a 15 anni? Netto dissenso del Movimento di Cooperazione Educativa
La segreteria nazionale del MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) esprime netto dissenso nei confronti dell'emendamento approvato dalla Commissione Lavoro della Camera con il quale - si legge nel comunicato - "si porta a compimento l'attacco all'assolvimento dell'obbligo scolastico a 16 anni, già annunciato nella Legge 133/08".
Una posizione di netto dissenso, dunque, che trova piena consonanza con quella espressa dal Sindacato.
Di seguito il comunicato dell’MCE

Movimento di Cooperazione Educativa
Smantellamento dell'obbligo scolastico: verso l'atto finale
Con l'emendamento al disegno di legge collegato alla finanziaria (DDL 1441-quater) appena approvato dalla Commissione Lavoro della Camera, si porta a compimento l'attacco all'assolvimento dell'obbligo scolastico a 16 anni, già annunciato nella Legge 133/08, art. 64, che consente l'assolvimento dell'obbligo anche nei percorsi triennali di Formazione professionale. Il metodo è quello ampiamente collaudato: senza abrogare una norma (in questo caso la legge n. 7/2007 di elevamento dell'obbligo a 16 anni) la si neutralizza nella sostanza con un singolo dispositivo. Quell'articolo 64, infatti, ha aperto la strada a un principio oggi portato alle sue estreme conseguenze: l'obbligo scolastico si esplica anche al di fuori del sistema scolastico. Estendere questo principio fino a considerare valido, ai fini dell'assolvimento, un intero anno percorso al di fuori delle aule, a partire dai 15 anni, con la fragile copertura di un apprendistato "formativo", è il passo che mancava a quell'intenzione politica, e che oggi è stato compiuto. "Fatto!": sembra di sentire l'esclamazione compiaciuta di chi considera l'efficienza, specie se piegata ai propri obiettivi e non all'interesse generale del Paese, il criterio ultimo di ogni azione di governo.
All'emendamento fa eco il Ministro Gelmini, dichiarando di essere favorevole a qualsiasi iniziativa per inserire subito i giovani nel mondo del lavoro (così nell'articolo del Corriere della Sera del 21 gennaio). È davvero bizzarro che a fare questa incauta affermazione sia il responsabile del dicastero intitolato all'Istruzione, Università e Ricerca…
Bisogna ribadirlo forte e chiaro: l'obbligo scolastico è posto a salvaguardia di un diritto costituzionale. L'elevamento dell'obbligo a 16 anni, frutto a suo tempo di una mediazione politica complessa, da molte parti (compresa la nostra Associazione) è stato considerato come un passo significativo, ma non esaustivo, verso il pieno esercizio del diritto allo studio fino ai 18 anni. Rispetto a quel primo punto di arrivo, siamo con questo provvedimento annunciato ad un passo indietro di portata macroscopica. E questo mentre gli osservatori economici, non solo gli esperti dei sistemi di istruzione, ci sollecitano a reinvestire nelle politiche della conoscenza come prioritaria strategia di uscita dalla crisi che attanaglia le società a sviluppo avanzato.
Nel maldestro tentativo di giustificare il provvedimento, si riportano i dati di coloro che, dopo la terza media, di fatto non proseguono gli studi, inghiottiti nel sommerso dell'economia in "nero" e si indica nella strada intrapresa una soluzione al problema. A noi sembra la legittimazione, non la soluzione, del problema. Siamo all'esponenziale processo di smantellamento delle politiche sociali di cui il sistema scolastico è nodo strategico essenziale. La risposta dell'Esecutivo, dal Ministro dell'Economia passando per il Ministro del Lavoro fino al Ministro dell'Istruzione è sempre la stessa: meno scuola. Meno scuola sul territorio, meno scuola per le fasce socialmente e culturalmente più deboli, meno tempo della vita e della crescita da passare a scuola.
Come Associazione di insegnanti, di educatori ed educatrici che da alcuni decenni accompagnano, sostengono, vivono in prima persona il processo di scolarizzazione che è asse portante dello sviluppo democratico di questo Paese, non possiamo che esprimere tutta la nostra preoccupazione e il nostro netto dissenso.
La Segreteria Nazionale del M.C.E.

 


       



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