15 Settembre, 2002
La libertà di espressione del pensiero secondo Gelmini
Il Ministro Gelmini difende in un comunicato stampa l’operato del direttore dell’USR Emilia Romagna
La libertà di espressione del pensiero secondo
Gelmini
Il Ministro Gelmini difende in un comunicato
stampa l’operato del direttore dell’USR Emilia
Romagna che, come è noto, ha diffuso, presso
i dirigenti degli USP, una nota riservata
con la quale mette in discussione la possibilità
per i lavoratori e le lavoratrici di esprimere
posizioni critiche a mezzo stampa nei confronti
della politica scolastica di questo Governo.
Nel comunicato stampa il Ministro afferma
di condividere e sostenere pienamente l’operato
del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale
dell’Emilia Romagna … e continua “E’ lecito
avere qualsiasi opinione ed esprimerla nei
luoghi deputati al confronto e al dibattito.
Quello che non è consentito è usare il mondo
dell’istruzione per fini di propaganda politica
che nulla hanno a che vedere con i compiti
della scuola. Chi desidera fare politica
si candidi alle elezioni e non strumentalizzi
le istituzioni”.
La Carta costituzionale che noi conosciamo
però dice altro. L’art. 21 afferma che tutti
hanno diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione. E’ una
libertà fondamentale sancita dai padri costituenti
e non trova limitazioni legate alla professione
o al lavoro che si svolge. Non comprendere
il senso di questa libertà e di questo diritto,
rubricare le proteste del mondo della scuola
in modo sprezzante a propaganda, rappresenta
davvero un grave errore per chi ha un così
alto ruolo istituzionale.
Non c'è bisogno che il Ministro ci venga
a dire che in classe non si debba fare propaganda
partitica/politica. Gli insegnanti, rispettosi
della Costituzione, lo sanno e non approfittano
del loro ruolo di docenti per condizionare
gli alunni. Invece non è sopportabile che
si voglia dire che non si possano fare in
classe valutazioni di ordine storico, giuridico
e culturale che abbiano risvolti politici.
Oppure, che gli insegnanti e tutto il personale,
a scuola, non abbiano il diritto di esprimere
giudizi negativi sull'operato del governo.
Oppure ancora che, a titolo personale o di
categoria sindacale, tramite stampa, non
abbiano il diritto di assumere posizioni
contrastanti con il Governo. La malafede
sta nel fatto di confondere questi due aspetti,
quando per i lavoratori sono ben chiari.
Forse con il fine di creare le premesse per
una censura generalizzata.
Vogliamo dire inoltre al Ministro che le
minacce non fermeranno né le proteste né
le posizioni critiche. Gli insegnanti, i
dirigenti, il personale ATA non si rassegnano
e non si rassegneranno a vedere distrutta
la scuola pubblica statale. Sono quegli stessi
che tutte la mattine aprono le nostre scuole,
si siedono nelle aule e, nonostante i fondi
tagliati, le condizioni degli edifici, le
classi super affollate, le ore ridotte, mandano
avanti la nostra scuola, reggono il peso
di una grande responsabilità.
E la FLC starà sempre al loro fianco.
Vogliamo usare le parole di un maestro per
ricordare al Ministro che cosa è la scuola
e cosa devono essere i maestri, i docenti.
…..La scuola invece siede fra il passato
e il futuro e deve averli presenti entrambi.
È l'arte delicata di condurre i ragazzi su
un filo di rasoio: da un lato formare in
loro il senso della legalità (e in questo
somiglia alla vostra funzione), dall'altro
la volontà di leggi migliori cioè il senso
politico (e in questo si differenzia dalla
vostra funzione)….
….E allora il maestro deve essere per quanto
può profeta, scrutare i «segni dei tempi»,
indovinare negli occhi dei ragazzi le cose
belle che essi vedranno chiare domani e che
noi vediamo solo in confuso.
Don Milani, Lettera ai giudici, 1965
 
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