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15 Settembre, 2002
Alla marcia Perugia-Assisi il pacifismo di Primo Mazzolari
Don Primo Mazzolari, non solo Aldo Capitini sono i grandi ispiratori del pacifismo italiano ed è bene che alla marcia Perugia-Assisi vengano ricordati entrambi.

Alla marcia Perugia-Assisi il pacifismo di Primo Mazzolari
Don Primo Mazzolari, non solo Aldo Capitini sono i grandi ispiratori del pacifismo italiano ed è bene che alla marcia Perugia-Assisi vengano ricordati entrambi.
Questa è la richiesta avanzata non solo da gruppi cattolici cremonesi, Acli in testa, ma anche dal Movimento Federalista Europeo che ritiene giusto ricordare così l’apporto alla cultura e all’impegno per la pace e la nonviolenza di don Primo Mazzolari, nel 120° anniversario della sua nascita nella cascina di San Colombano, al Boschetto.
Primo Mazzolari è stato sicuramente un grande sacerdote cremonese, uno dei più significativi protagonisti del cattolicesimo democratico del Novecento. Ma anche un intellettuale e un pacifista di livello europeo. Anche se costretto spesso a rimanere nel suo ambito parrocchiale a Bozzolo, la sua apertura mentale già leggeva il mondo, le ultime guerre coloniali, poi i processi di decolonizzazione, il movimento dei Paesi non allineati, le differenze culturali e religiose a livello planetario. Cresciuto alla scuola del Vescovo Bonomelli, da giovane visse la prima guerra mondiale con spirito “mazziniano”, come continuazione del Risorgimento in riscatto per i poveri e per le nazionalità oppresse. Da patriota democratico, capì assai presto la natura del fascismo ed ebbe a diffidare anche del Concordato, come commistione tra Chiesa e Stato. Farinacci sollevò più volte minacce contro di lui. L’antifascismo di Mazzolari ha due grandi fonti di ispirazione: il Vangelo e la libertà di coscienza e di pensiero.
Negli anni 30’ si fa mandare libri e riviste da tutta Europa. Una influenza particolare l’ha su di lui la rivista “ Esprit” che promuoveva il personalismo di Mounier ma anche il federalismo.
Non per questo possiamo ritenere Mazzolari un federalista, piuttosto il suo pacifismo ha indagato tutti gli strumenti per costruire la pace tra popoli, nazioni e Stati : il dialogo politico, la conoscenza dell’altro, la consapevolezza delle diversità come ricchezza, il superamento della logica amico-nemico, la pazienza della diplomazia, l’indipendenza e la libertà dei popoli oppressi, la creazione di Costituzioni democratiche che riconoscano le libertà religiose e quelle politiche e civili, la cooperazione economica, la giustizia sociale, il superamento dei nazionalismi e della sovranità assoluta dello Stato per riaffermare il primato dei diritti umani e del diritto internazionale. Con Aldo Capitini, anche lui antifascista della primissima ora, Mazzolari condivide tutta questa visione; non la critica storica, filosofica e politica di Capitini alla Chiesa Cattolica . La rifondazione cristiana per Mazzolari è dentro la Chiesa; per Capitini è possibile solo fuori.
In un recente libro “ Il Dio personale. La nascita della religiosità secolare”, l’autore Ulrich Beck recupera una parte della problematica capitiniana e ritiene che le diverse religioni del mondo, compresa la cristiana, siano di fronte ad una scelta: o insistono nella loro pretesa veritativa e allora sono veicolo di conflitto; o si convertono in testimonianze di pace e allora accettano di rinunciare alla pretesa di possedere esse sole l’unica verità.
Mazzolari non si lascia imprigionare dentro questo schema interpretativo, perché per lui la verità del cristianesimo, anzi la fedeltà e la sequela a Cristo è convertirsi e diventare costruttore di pace, a cominciare dal modello di comunità locale e di società che fai vivere ogni giorno.

MAZZOLARI E IL FEDERALISMO

Per noi federalisti europei è importante anche accostare la figura di Mazzolari a quella di Altiero Spinelli, ricordando che la grande politica che orienta la storia è quella che esce dai localismi di corto respiro, segno solo di decadenza e perdita di futuro.
La maturazione del pensiero di Mazzolari segue un percorso diverso da quello di Altiero Spinelli che, a Ventotene, si concentra sulle forme statuali più adatte per far convivere culture e popoli diversi e si ispira al federalismo “istituzionale” inglese. La preoccupazione è la stessa: la pace vera e condivisa, dopo la violenza tragica e senza precedenti della seconda guerra mondiale. Ma mentre Spinelli si ispira alla rivoluzione americana e individua nel federalismo la forma istituzionale da dare all’Europa, da unificare politicamente dopo la guerra tra i nazionalismi contrapposti, Mazzolari guarda piuttosto alle malattie sociali, psicologiche e spirituali che portano alla guerra. Studia la formazione delle idee sbagliate che alimentano inimicizia, riarmo, guerra fredda e logica dei blocchi contrapposti. Per costruire la pace sceglie di percorrere la proposta radicale della nonviolenza, sulle orme di Gandhi piuttosto che di Hamilton. Forse ancora di più sulle orme di Tolstj che, prendendo spunto dall’assassinio in Italia di re Umberto I, pubblica un articolo “ Non uccidere” in cui dichiara che a violare il comandamento biblico sono sì gli attentatori anarchici ma soprattutto i governi che si rendono colpevoli di “ massacri su larga scala”.
La ricerca di Mazzolari dura decenni, come ha ben dimostrato nel suo libro “ Il travaglio di una coscienza” il teologo cremonese don Bruno Bignami.
Mazzolari si concentra sulla novità della bomba atomica e sullo strumento della guerra che non può più essere giustificata. Per questo dialoga con il movimento dei Partigiani della pace, pur sapendo del loro stretto legame con l’Urss. Ambedue, sia Mazzolari che Spinelli, criticano i totalitarismi e denunciano apertamente la malattia dei nazionalismi, degli egoismi, dei razzismi ma Spinelli vede nel federalismo sia il fine che il mezzo per risolvere i conflitti dell’umanità: il federalismo è l’organizzazione che garantisce la pace tra popoli, nazioni e minoranze diverse. Mazzolari pensa che solo la pace sia il fine e che il federalismo sia solo uno dei mezzi adatti per assicurarla.

Non penso che ci sia contraddizione tra queste due visioni ; ritengo anzi che siano tutt’altro che superate e che è possibile una loro convergenza futura.
Federalismo e pacifismo sono sfide tuttora aperte e interdipendenti. Basti pensare a come siamo ancora lontani da quegli Stati Uniti d’Europa sognati e progettati da Spinelli. Basti pensare a come la guerra sia perseguita e mascherata ancora oggi come strumento per risolvere conflitti asimmetrici come il terrorismo.
Non c’è ancora una vera inversione di tendenza, anche se i recenti accordi di Obama con la Russia per un nuovo disarmo bilanciato delle armi nucleari strategiche sono passi importanti e positivi, che vanno allargati e incoraggiati.
Mazzolari nella sua rivista “Adesso” non solo diede spazio a posizioni federaliste, ma sviluppò già negli anni 50’ una coscienza planetaria e l’esigenza che l’Occidente non continuasse a sfruttare, discriminare e umiliare il Sud del mondo, pena uno scontro di civiltà. Il suo augurio era che le Federazioni tra gli stati più dinamici e potenti non fosse realizzata a discapito dei Paesi più poveri e deboli. Era per un umanesimo che unificasse questo mondo che è di tutti, perché di tutti siamo fratelli .

Marco Pezzoni

 


       



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