15 Settembre, 2002
“Green Economy per uscire dalla crisi . Efficienza energetica ed Energie rinnovabili”
Due belle notizie. Un documento del PD Nazionale ed un Conegno a Cremona il 10 giugno
“Green Economy per uscire dalla crisi . Efficienza
energetica ed Energie rinnovabili”
Due belle notizie. Un docum eto del PD Nazionale
ed un Conegno a Cremona il 10 giugno
Finalmente due belle notizie tra quelle disgraziate
che ci vengono da questo Governo e dalla
sua recentissima manovra finanziaria. La
prima: un bel documento nazionale del PD
sulla Green Economy e sul contributo decisivo
che efficienza energetica ed energie rinnovabili
possono dare all'economia del nostro Paese
per farci uscire "meglio" e "prima"
dalla crisi attuale.
La seconda: un importante Convegno di respiro
nazionale che AmbienteScienze in collaborazione
con CreaFuturo organizza a Cremona giovedì
10 giugno, a Palazzo Cattaneo, precisamente
sullo stesso tema: " Green Economy per
uscire dalla crisi. Efficienza energetica
ed energie rinnovabili". Siamo riusciti
a portare allo stesso tavolo esponenti della
CNA, della piccola impresa e rappresentanti
nazionali di CGIL, CISL, UIL. Siamo riusciti
ad avere ricercatori di alto livello scientifico
come il Direttore del Centro di fisica e
nanoscienze dell'Università di Modena e Reggio.
Siamo riusciti ad avere relatori dello IEFE,
Istituto di Economia e Politica dell'Energia,
della Bocconi di Milano e Giuseppe Onufrio
di Greenpeace che proporranno gli scenari
2010-2020 per quanto riguarda il nesso tra
investimenti sulle energie rinnovabili, politiche
industriali e creazione di nuovi posti di
lavoro.....Sì perchè una seria politica industriale
a sostegno delle energie rinnovabili può
creare dieci volte più posti di lavoro del
nucleare!!! Dunque esiste un alternativa
al declino del nostro Paese, ma questo richiede
una "rottura" nei confronti degli
accordi tra Governo e favori ai soliti pochi
grossi gruppi industriali. E' urgente liberare
l'economia italiana dalla subalternità nei
confronti del mito delle " grandi opere"
e dell'indispensabilità del ricorso al nucleare.
Con l'attuale crisi economica non si può
scherzare: gli enormi investimenti , 60.000
miliardi delle vecchie lire, per 4 centrali
nucleari modello EPR vanno diversamente finalizzati
, in particolare dall'ENEL. La via maestra
in Italia,come in Germania e Stati Uniti,
è l'economia verde, l'energia verde unita
al risparmio energetico.Questa strada esalta
le potenzialità e il dinamismo dei territori,
"democratizza" l'energia. Richiede
e sollecita un ruolo attivo non solo della
rete locale delle imprese, ma anche dei Comuni.
Anche l'Unione Europea su clima, urbanistica,
mobilità, efficienza energetica, sostenibilità
ambientale e sociale sollecita e sostiene
un ruolo nuovo da parte delle Autonomie locali.
Dal locale al globale, anche per democrazia,
ambiente ed energia. In allegato il Programma
del Convegno di Cremona. Sostenetelo e fatelo
circolare ! Grazie, saluti, per il Coordinamento
di CreaFuturo
Marco Pezzoni.
Di seguito il documento del PD. In allegato
il programma del Convegno
Perché la green economy
L’economia verde è l’unica vera opportunità
per uscire da due grandi crisi, quella
climatica e quella economica, per lasciare
un mondo vivibile alle generazioni future,
per costruire sviluppo e creare nuovi posti
di lavoro tenendo conto del vincolo delle
risorse naturali. L’economia verde è quindi
una via di sviluppo che può consentire
di rilanciare su basi nuove e più solide
l’economia che non può tornare su
precedenti modelli di crescita alimentati
a debito e con un consumo insostenibile di
risorse naturali. Nel nostro paese l’economia
verde si incrocia con la qualità, la
coesione sociale, la ricchezza dei territori;
un incrocio che può rendere più
competitive le nostre imprese e che è alla
base della forza del nostro paese.
L’economia verde incrocia trasversalmente
ogni settore produttivo, ha i suoi cardini
nel risparmio energetico, nell’efficienza
energetica, nell’uso di fonti rinnovabili
di
energia, nelle tecnologie e nelle innovazioni
che riducono l’impatto ambientale dei
processi produttivi e può applicarsi all’edilizia
come alla meccanica, alla chimica
come all’agricoltura, al tessile come al
turismo di qualità. La scelta della
sostenibilità ambientale nei processi produttivi
può andare di pari passo a scelte di
consumo responsabile, per rendere minimo
l’uso di risorse naturali anche nei nostri
acquisti di ogni giorno con una preferenza
ad esempio per i prodotti locali o per
quelli con imballaggi minimi. Dunque, una
prospettiva solida per l’Italia fondata sulla
qualità e sul valore del made in Italy, sulla
ricerca, sulla conoscenza, sulla bellezza
dei nostri territori, sulla nostra storia,
sulla ricchezza del nostro ambiente.
L’economia verde al centro delle politiche
industriali
La riconversione ambientale dell’economia
può rappresentare una vera
discontinuità, un vero balzo in avanti, quello
che l’elettrificazione, le
telecomunicazioni, la rivoluzione informatica
hanno rappresentato tra fine ottocento
e novecento. La costruzione di una società
a basso contenuto di carbonio è una
prospettiva già in parte in atto, sulla quale
le imprese italiane si sono incamminate
pur in assenza di un quadro di regole stabili
e di incentivi certi. L’economia verde
deve essere protagonista di un disegno di
sviluppo del paese come concepita nel
programma Industria 2015 che va rafforzato
e aggiornato ai prossimi anni. C’è il
rischio concreto che la crisi economica in
Italia non sia solo un fenomeno
congiunturale, e quindi un calo a cui segue
in modo quasi automatico un rimbalzo
positivo, ma si traduca piuttosto in una
riduzione della struttura produttiva del
paese. È un rischio molto grave, che segnerebbe
un impoverimento strutturale e
che va contrastato con forza e grande tempestività,
sorreggendo con un disegno
chiaro di politica industriale linee e settori
di possibile sviluppo, privilegiando la
chiave dell’economia verde, come hanno già
fatto con investimenti consistenti Stati
Uniti, Germania e Cina tra gli altri. Non
si può pensare di uscire da una crisi
arroccandosi in una posizione difensiva,
senza investire nel futuro, senza affrontare
quegli adeguamenti che possono mettere il
nostro sistema produttivo di grado di
competere con gli altri.
Favorire l’economia verde è una vera politica
nazionale
La sfida dell’economia verde è una sfida
per l’intero paese, per la struttura
produttiva del nord e per la crescita del
sud. Proprio nel mezzogiorno potrebbero
realizzarsi i maggiori guadagni in termini
di occupazione e di capacità produttiva.
Fin qui il Mezzogiorno ha avuto i vantaggi
minori dal processo di industrializzazione
del secolo scorso ma ha comunque subito costi
ambientali notevoli. E in più nelle
regioni meridionali risiede la quota più
giovane della popolazione italiana, la quota
maggiore degli inattivi, la quota maggiore
di donne che non partecipano al mercato
del lavoro. L’economia verde può diventare
nel Sud un elemento catalizzatore della
catena di connessione tra ricerca innovazione
e produzione per esprimere al
meglio le potenzialità del sistema universitario
e di ricerca e del patrimonio
territoriale. Nelle regioni meridionali,
accanto a un rinnovato slancio dell’agricoltura
di qualità e del turismo e della salvaguardia
quindi del patrimonio storico e
paesaggistico, può realizzarsi uno sviluppo
importante nella produzione di energia
da fonti rinnovabili, con il solare in prima
fila, nell’efficienza energetica, nella
riqualificazione edilizia soprattutto nelle
aree urbane.
Efficienza energetica e fonti di energia
rinnovabili
L’efficienza energetica è la vera fonte di
energia del futuro. Ridurre il consumo di
energia a parità di prodotti e servizi realizzati
è la strada maestra per combattere
l’emergenza climatica. Si può ottenere un
minor consumo di energia negli edifici
pubblici o privati, nei processi produttivi,
nelle modalità di trasporto. Molto può
essere già fatto con la tecnologia e con
chiare indicazioni normative come avviene
in altri paesi, solo a titolo di esempio
in Gran Bretagna tutti gli edifici residenziali
di
nuova costruzione al 2016 dovranno essere
a emissioni zero. Ma si deve investire
di più nella ricerca in questo ambito e nella
collaborazione fruttuosa tra sistema
della ricerca e imprese, possono essere sviluppate
quelle tecnologie pervasive che
sono alla base anche dello slancio di numerosi
spin off del sistema universitario
locale. Altra strada maestra è nello sviluppo
di energia da fonti rinnovabili e dunque
eolico, solare, biomasse, energia idraulica,
biocarburanti, geotermia. Possiamo
darci l’obiettivo di puntare a una industria
nazionale del settore, sapendo che alcuni
paesi hanno già maturato esperienza e competenza
e altri hanno vantaggi di costo,
ma non possiamo rinunciare ad entrare in
quegli spazi dell’intera filiera, inclusa
la
parte alta di ricerca e produzione, che sono
alla nostra portata. Accumulare
ulteriore ritardo sulla strada dell’efficienza
energetica e dello sviluppo delle
rinnovabili è un errore strategico che toglie
competitività al nostro paese, alle nostre
imprese.
Legalità e controlli ambientali
L’economia verde non può che essere un’economia
pulita, che rispetta i diritti e le
leggi. Non può esserci spazio per il malaffare
e per l’uso indiscriminato del territorio
e vanno quindi combattute con il massimo
rigore le infiltrazioni della criminalità
organizzata, che più di altri ha saputo vedere
le potenzialità di espansione del
settore e condiziona pesantemente la gestione
dei rifiuti in molte parti del paese, e i
comportamenti illegali che sono alla base
dell’impoverimento del territorio e dei
rischi per l’incolumità delle persone. Non
può esserci spazio per nuovi condoni
edilizi o per il mancato rispetto dei vincoli
naturali e paesaggistici. L’ambiente va
tutelato meglio anche sotto il profilo normativo,
anche con la introduzione di norme
specifiche che puniscano i reati contro l’ambiente.
Allo stesso modo va rafforzato il
sistema di controlli ambientali, garantendone
autorevolezza e indipendenza. E’
possibile promuovere, come indicato a livello
europeo, la collaborazione fra
imprese e organismi pubblici, e quindi Ispra,
Arpa e Appa, per migliorare la
performance ambientale delle imprese e quindi
favorire sul mercato le imprese di
qualità. Vanno poi sviluppati i servizi ambientali
(monitoraggio della qualità
dell’aria, circolazione e produttività del
mare, gestione dei sistemi costieri,
monitoraggio della superficie terrestre e
servizi all’agricoltura, adattamento al
cambiamento climatico tra gli altri) diffondendo
a livello nazionale i risultati ottenuti
nell’ambito dei programmi di cooperazione
europea.
Riciclo dei rifiuti
Anche qui ci vuole una discontinuità, va
rovesciato un modo di vedere seguito fin
qui per cui i rifiuti sono solo un problema
da gestire nel modo più efficiente possibile
e nel rispetto dell’ambiente e della salute.
Dobbiamo imparare sempre di più a
vedere i rifiuti come una risorsa in un mondo
di risorse limitate e quindi immaginare
distretti del riciclo, favorire lo sviluppo
di industrie locali che riutilizzano i materiali
resi disponibili in quantità sempre maggiori
dalla promozione della raccolta
differenziata per andare verso una vera e
propria società del recupero. L’obiettivo
rimane quello di non sprecare risorse e quindi
sono prioritarie le misure che
possono ridurre alla fonte i rifiuti prodotti,
sviluppando ad esempio un processo
innovativo per la progettazione degli imballaggi.
Il territorio è il principale patrimonio
dell’economia verde
Dobbiamo incentivare la manutenzione del
territorio per adattare ogni metro quadro
alle sfide del cambiamento climatico, cercando,
ad esempio, di trattenere l’acqua il
più a lungo possibile ove cade, per attenuare
l’erosione del suolo e le piene e per
ricaricare le falde. Le siccità più lunghe
costituiscono un maggior rischio di incendio
boschivo che deve essere affrontato con lo
sfoltimento del bosco. Da qui la
possibilità di recupero di residui agricoli
e forestali per produrre energia
contribuendo al tempo stesso in modo determinante
alla manutenzione del
territorio. Vanno sviluppate e diffuse le
tecnologie avanzate di monitoraggio,
basate sull’integrazione di tecnologie in
loco con tecnologie dallo spazio,
diffondendo a livello territoriale i risultati
ottenuti alla scala internazionale nei grandi
programmi di cooperazione europea. Sono da
ripristinare i fondi per la difesa del
suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico
che hanno subito tagli drammatici così
come vanno ripristinati i fondi per le infrastrutture
a livello nazionale e cambiate le
regole del patto di stabilità interno in
modo da stabilizzare le spese correnti ma
consentire la realizzazione di spese per
investimento agganciandole ad un
percorso sostenibile per i conti pubblici.
L’ambiente anche nel nuovo patto fiscale
tra Stato e cittadini
La leva fiscale è uno strumento decisivo
per incoraggiare comportamenti virtuosi e
penalizzare chi pensa di poter continuare
a scaricare il proprio tornaconto di breve
periodo sul futuro di ognuno e delle nuove
generazioni. Possiamo pensare a una
modifica del sistema fiscale in modo da ridurre
il carico su lavoratori e imprese per
spostarlo sui consumi di energia e di materie
prime. Il nostro paese deve inoltre
partecipare in maniera più attiva al dibattito
aperto in sede europea e mondiale su
ipotesi di imposte sulle emissioni di co2
legate ai prodotti, una sorta di tassa
ambientale per favorire le produzioni più
attente nel rispetto dell’ambiente. Allo
stesso modo devono essere resi stabili e
certi gli incentivi fiscali per la riqualificazione
energetica e la messa in sicurezza sismica
degli edifici così come il credito di imposta
per
la ricerca.
PD Nazionale
 
Visualizza allegato o filmato
|