15 Settembre, 2002
Vent’anni dopo la Bolognina, recensione di Massimo Negri
Tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, Achille Occhetto reagisce improvvisamente....
Vent’anni dopo la Bolognina, recensione di
Massimo Negri
Tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino,
Achille Occhetto reagisce improvvisamente
Cari amici di Welfare Cremona,
tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino,
Achille Occhetto reagisce improvvisamente
con la “svolta” della Bolognina, che prende
il nome dall’omonima sezione bolognese del
Pci
dove il 12 novembre 1989 il segretario mette
di fatto la parola fine alla vita del suo
partito,
gettando le basi per la nascita, col Congresso
di Rimini del 1991, del Partito Democratico
della Sinistra (Pds). La svolta ha anche
un riflesso simbolico. Viene scelta la quercia
con, alle sue radici, la falce e il martello.
Passeranno sette anni per assistere, con
gli Stati Generali della Sinistra, convocati
a Firenze nel 1998, al passaggio dal Pds
ai Democratici di Sinistra (Ds) e ad un’altra
importante modifica: alle radici della quercia,
al posto del simbolo del Pci è collocata
la rosa del socialismo europeo. Infine, nel
2004, su iniziativa congiunta dei dirigenti
già socialisti, Spini, Ruffolo e Benvenuto
e dei dirigenti già comunisti Reichlin e
Trentin, si prepara un appello perché nel
simbolo del partito sia scritto per esteso
il nome del Partito Socialista Europeo al
posto del lillipuziano Pse. Proposta che
il Congresso di Roma del 2005 accoglie all’unanimità.
Opportunamente, Valdo Spini, in una nota
a pag. 56 del suo libro “Vent’anni dopo la
Bolognina” (ed. Rubbettino), riferisce che,
nella notte dell’approvazione, il futuro
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
gli disse: “Bene, molto bene, ma probabilmente
questa cosa viene fuori tempo … il momento
migliore per farla sarebbe stato quando il
Psi era ancora in piedi e il Pds era ancora
un grande partito … tu hai fatto bene, ma
è troppo tardi”.
Favorito da una preziosa Appendice sui nomi
e i simboli della II Repubblica, mi sono
soffermato
sull’evoluzione del Pci a Pds e poi a Ds
perché mi è parso che, nella valutazione
delle politiche di quegli anni, Valdo Spini
giunga melanconicamente ad osservare il “paradosso
filosofico del piè veloce Achille che non
riesce mai a raggiungere la tartaruga: così
l’ex Pci e la socialdemocrazia europea non
riescono mai a sintonizzarsi contemporaneamente”.
E il rimpianto di ciò che poteva essere -
un classico partito socialista all’europea
– e invece non è stato è, forse, alla base
della (sinora) mancata adesione di Valdo
Spini al Pd, formatosi su “altra prospettiva”,
già delineata nell’Ulivo da Beniamino Andreatta,
proseguita dal suo allievo Romano Prodi e
sostenuta, sin dall’inizio, da Walter Veltroni,
eletto con le primarie del 14 ottobre 2007
primo segretario del Pd.
Non tutto è perduto. L’autore non si è ritirato
a vita privata. Ha a cuore il destino del
centrosinistra
e, nel suo testo, offre la sua esperienza
per riflettere su vari temi cruciali per
la vita del Paese,
dalla laicità all’ambiente, dalla legalità
alla giustizia sociale. In campo fiscale,
ad esempio, senza perifrasi, non risparmia
critiche a due strumenti – l’Irap e gli studi
di settore – che, colpendo in modo spesso
indiscriminato le imprese, hanno generato
sfiducia verso lo Stato e, politicamente,
allontanato il ceto imprenditoriale del Nord
dalla sinistra. In linea con quanto sopra,
Spini pone l’enfasi sul tema del lavoro per
ribadire che un moderno partito riformista
privilegia l’economia reale, promuovendo
e tutelando sia il lavoro dipendente sia
il lavoro autonomo. L’importante è proporsi
con un piano credibile di riforme per lo
sviluppo, quale storicamente il centrosinistra
ha dimostrato di saper fare negli anni Sessanta,
nella purtroppo breve parentesi del governo
Ciampi (1993-1994) e nel governo Prodi (1996-1998)
del meritorio aggancio all’euro.
La conclusione del libro accenna a una costituente
tra il Pd e le forze della sinistra disponibili,
per ricominciare daccapo. Sobriamente, Spini,
apre pure ai giovani del Pd che vedremo alla
prova. Superati i contenitori del Novecento,
è mia opinione che se il Pd vuole essere
il partito riformista del Duemila, è bene
che si confronti con le idee espresse da
Valdo Spini, vent’anni dopo la Bolognina.
Cordiali saluti
Massimo Negri – Casalmaggiore (CR)
 
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