15 Settembre, 2002
Il seminario internazionale a Parigi sugli effetti della crisi economica
EUROPA: 84 MILIONI DI PERSONE A RISCHIO POVERTA'. ACLI: SERVE “UNA RETE DI PROTEZIONE EUROPEA”
Il seminario internazionale a Parigi sugli
effetti della crisi economica
EUROPA: 84 MILIONI DI PERSONE A RISCHIO POVERTA'.
ACLI: SERVE “UNA RETE DI
PROTEZIONE EUROPEA”
Andrea Olivero: una "Opa etica"
su mercati, banche e multinazionali
ITALIANI IN EUROPA: “SOCIALMENTE FRAGILI”
PIU’ DI UNO SU DUE (54%)
Parigi, 12 novembre 2010 – Costruire una
rete di protezione europea contro
la povertà e lanciare una “Opa etica” sul
mondo dei mercati, delle banche e
delle multinazionali. Riunite a Parigi per
un seminario internazionale
sugli effetti sociali della crisi economica
internazionale, le Acli
lanciano le loro proposte per contrastare
povertà e impoverimento nel
continente europeo. 84 milioni sono le persone
a rischio povertà in Europa.
Tra gli italiani residenti nel continente
europeo – rivela una ricerca
realizzata dall’associazione - si rivelano
“socialmente fragili” più di uno
su due (54%) 16% della popolazione europea
a rischio povertà
Nel’Anno dedicato alla lotta contro la povertà
e l'esclusione sociale, le
stime dell’Unione europea parlano di 84 milioni
di persone a rischio
povertà nell’Unione a 27, il 16% dell’intera
popolazione. Una percentuale
che aumenta per alcuni gruppi specifici.
I bambini a rischio povertà sono
ben 19milioni (il 19% di tutti i bambini
dell’Ue). Stessa percentuale per
gli anziani. Le donne (17%), e soprattutto
le donne single (25%), sono piu
colpite rispetto agli uomini (15%). Le famiglie
monoparentali rappresentano
anch’esse un gruppo particolarmente esposto:
il 32% del totale è a rischio
di povertà. Il problema colpisce ovviamente
innanzitutto i disoccupati
(41%), ma un lavoro non costituisce sempre
una solida garanzia contro la
povertà. Sono sempre di piu, infatti, le
persone che, pur avendo un lavoro
retribuito, vanno ad ingrossare le fila dei
lavoratori poveri, che
costituiscono ormai ben l’8% di tutti i lavoratori
dell’Unione europea.
«L’ambizione del Trattato di Lisbona non
ci ha dato un’Europa meno povera –
spiega il presidente delle Acli Andrea Olivero
-. Se non si agisce
contemporaneamente sui meccanismi del mercato
e sulle disuguaglianze
sociali non raggiungeremo mai l’obiettivo
di ridurre la povertà del 25%
entro il 2020».
Una rete di protezione europea contro la
povertà
Nel seminario in corso a Parigi su Povertà
e impoverimento in Europa, tra
crisi economica e soggetti sociali – realizzato
con il sostegno Centro
europeo per i problemi dei lavoratori (Eza)
– le Acli sostengono la
necessità di costruire una «rete di protezione
europea contro la povertà».
In un documento predisposto per l'occasione,
chiedono una specifica
«direttiva comunitaria sui servizi alla persona»,
per armonizzare «sia le
condizioni di erogazione dei servizi sociali
nei vari Stati membri, sia lo
statuto degli operatori sociali». Lamentano
«l’assenza di una copertura
assicurativa per il rischio “mancanza di
autonomia”», che se generalizzata
a livello comunitario, consentirebbe di fronteggiare
i fenomeni
dell’invecchiamento della popolazione e dei
bisogni specifici della terza e
quarta età (non autosufficienza, alzheimer,
parkinson).
Una “Opa etica” sui mercati
«La crisi internazionale – insiste Andrea
Olivero – costringe a ripensare
le forme di tutela e inclusione sociale ma
anche l’economia di mercato e il
modello di sviluppo». Il presidente delle
Acli cita l’ultima enciclica
“Caritas in Veritate”: «Occorre riportare
l’etica nell’economia, lanciare
una ‘Opa etica’ nel mondo dei mercati, delle
banche, delle multinazionali».
Spiega il presidente delle Acli: «Il primato
va dato alla persona,
altrimenti rimarremo imprigionati in un meccanismo
perverso, che si fonda
sull’accumulo e la competizione, piuttosto
che sul benessere e la ricerca
della felicità. Lo riconosce lo stesso Ocse,
che dichiara di essere alla
ricerca di indicatori alternativi al PIL,
che possano dare un’idea della
qualità della vita dei cittadini».
Italiani in Europa: "socialmente fragile"
il 54%
La «paura della povertà» è il «maggior rischio
per la coesione
dell’Europa». Una ricerca realizzata dalle
Acli fotografa la percezione
della crisi tra gli italiani residenti in
Europa (1000 questionari, 8 Paesi
coinvolti: Belgio, Francia, Germania, Inghilterra,
Lussemburgo, Olanda,
Svizzera). Più di una persona su due (54%)
si colloca in una situazione di
“fragilità sociale”, avendo denunciato almeno
uno di questi problemi:
mancanza di lavoro, reddito basso, casa non
di proprietà. Sono in
prevalenza persone sole – single, separati/divorziati,
vedovi – che
aggiungono dunque a quella sociale una fragilità
di tipo “relazionale”. Le
rinunce che hanno pesato di più tra gli italiani
all’estero sono
siginificativamente quelle legate a viaggi
e vacanze (19%), che significa
l’impossibilità di tornare in Italia a visitare
parenti, amici e luoghi
d’origine. Rilevanti anche le rinunce nel
campo della vita sociale (13%),
vale a dire: uscite, consumi culturali, pasti
fuori casa, ecc. Ma ancora
più inquietante la percentuale del campione
costretta a ridurre l’acquisto
di beni essenziali (12%), ovvero le spese
relative al cibo e alle spese
mediche. Percentuale che sale al 17% tra
i “socialmente fragili”.
Decisamente negativa l’opinione degli intervistati
sugli interventi
anticrisi e le misure di contrasto alla povertà
attuate dalle istituzioni
pubbliche. Più dell’80% ritiene che abbiano
fatto poco o nulla per
sostenere i cittadini nella fase di crisi.
Parallelamente, un terzo del
campione ha ricevuto assistenza e sostegno
materiale dagli enti non profit.
Il 70% degli intervistati ha trovato nelle
Acli un punto di riferimento
contro la crisi. «E’ la solidarietà – chiosano
le Acli – che ci rende
cittadini in senso pieno. L’aumento della
povertà e delle disuguaglianze
rappresenta la più seria minaccia alla stabilità
e alla coesione
dell’Unione europea e dei suoi membri».
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Ufficio Stampa Acli
Alessandro Iapino
3356197480
 
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