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15 Settembre, 2002
Norberto Bobbio, il grande filosofo del ‘900 Le opere di carità rivelano la loro mai spenta vitalità
E' morto Norberto Bobbio. 94 anni . Filosofo del diritto, senatore a vita, tra i padri della Repubblica italiana, e' stato uno dei custodi dei valori dell'antifascismo e il pensatore che ha segnato maggiormente la riflessione politica ...di G.C. Storti

Norberto Bobbio, il grande filosofo del ‘900
Le opere di carità rivelano la loro mai spenta vitalità…”

E' morto Norberto Bobbio. 94 anni . Filosofo del diritto, senatore a vita, tra i padri della Repubblica italiana, e' stato uno dei custodi dei valori dell'antifascismo e il pensatore che ha segnato maggiormente la riflessione politica di impronta liberal democratica del ‘900, un laico insomma.
In questi giorni ho riletto un suo saggio, del 1994, sul “ Razzismo,oggi” di impressionante lucidità. Ne propongo alcuni passaggi emblematici ed utilissimi al nostro impegno quotidiano.
Nella parte dell’analisi scrive fra l’altro “ La necessità del popolo ospitante di convivere improvvisamente e imprevedibilmente con individui di cui si conoscono poco i costumi,per nulla la lingua, coi quali si riesce solo a comunicare solo a gesti e con parole storpiate , genera inevitabilmente, sottolineo “ inevitabilmente”, atteggiamenti di diffidenza che vanno dal dileggio verbale, al rifiuto di ogni forma di comunicazione o contatto, dalla segregazione all’aggressione.”
Nell’interrogarsi sulle ragioni del razzismo arriva alla conclusione “ c’è un po di razzismo in ognuno di noi, e non c’è nulla di peggio del moralismo a buon mercato, perché in genere quando è a buon mercato è anche ipocrita.”
Per continuare così…” le varie forme di razzismo odioso non sorgono nei riguardi di un gruppo di turisti che viene a visitare la nostra città, oppure di persone che fanno un lavoro non in concorrenza col nostro ( è il caso delle domestiche filippine, di cui in genere si tessono lodi), o di popoli lontani con cui non abbiamo alcun contatto.”
Impietoso insiste su un concetto “ ogni popolo tende a considerare se stesso come civile e a respingere gli altri popoli come barbari .”
Insomma ….” Il diverso deve restare diverso.”
Quando poi “ subentra il razzismo come ideologia, cioè come consapevole e argomentata dottrina,che pretende di essere fondata su dati di fatto e di essere scientificamente dimostrabile, e si può trasformare anche in una compiuta, se pure perversa, visione del mondo.”
Però…” Non c’è bisogno di un’ideologia razzista perché sorgano conflitti razziali. Il conflitto razziale è inevitabile dove vengano a contatto attraverso un’immigrazione di massa popolazioni diverse per costumi,lingua,tradizioni religiose. Basta per accendere il conflitto il pregiudizio….”
Lo scritto si chiude però rimettendo al centro l’azione necessaria ad attivare le risorse “ per controllare,se non per evitare del tutto, l’insorgere di conflitti etnici”.
E quasi come in un manuale detta le condizioni per invertire la tendenza e per imprimere slancio all’educazione universalistica..
“Occorre una politica dell’immigrazione” che deve collocarsi fra dure estremi:
· il primo “ l’estremo dell’assimilazione,che conduce alla progressiva omologazione degli immigrati agli abitanti storici del paese ove sono accolti, attraverso il graduale riconoscimento dei cosiddetti diritti di cittadinanza, tra cui il principale è il diritto politico, da distinguere a ogni modo dai diritti personali, che in ogni stato di diritto dovrebbero essere riconosciuti a tutti..”
· il secondo “ l’altro estremo del rispetto delle differenze che conduce, al contrario, a consentire all’immigrato nella forma piu’ ampia possibile la conservazione di ciò che lo fa diverso, la propria lingua,i propri riti,i propri costumi….”
Fra i due estremi vi possono essere quindi soluzioni di compromesso, che dipendono da molteplici fattori che variano da paese a paese e la scelta dipende dalla politica, dalla minore o maggiore forza dei pregiudizi dei soggetti “ in conflitto”.
Quindi “ contro il pregiudizio razziale non c’è altra via per combatterlo che un’educazione orientata verso valori universali……Una delle piu’ alte espressioni di questo universalismo è stata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, attraverso la quale ogni individuo diventa potenzialmente soggetto di diritto internazionale…..”
Il finale del saggio è entusiasmante e traccia in profondità il programma politico di quelle che chiamo le forze dell’innovazione e del cambiamento…impegnate nel delineare le nuove frontiere del welfare.
Ne riporto alcuni passaggi fondamentali:
· la provocazione “ quando vedi una madre somala che piange sul suo figlio morto o ridotto a uno scheletro, ti par proprio di vedere una madre diversa dalle altre? Non assomiglia quel pianto al pianto di tutte le madri del mondo ? “
· come uscirne : “ Ma l’educazione universalistica non basta se non si trasforma in azione corrispondente. Non basta l’educazione, ma non bastano neppure le istituzioni politiche.”
· l’azione dal basso: “ Diventa sempre piu’ necessaria l’azione dal basso. A questo punto si apre il tema attualissimo del volontariato, sul quale si comincia a riflettere dopo la crisi, anzi la degenerazione dello stato sociale..”

Lucidissima è a questo punto l’analisi sullo stato: “ Assistiamo quasi a un vero e proprio ricorso storico…Lo stato sociale è sorto per rendere inutili le opere di carità. Ma oggi che lo stato sociale si è rivelato impari al compito, le opere di carità rivelano la loro mai spenta vitalità…”

Programmatico è il suo finale “ Ciascuno nel proprio ambito. Il volontariato nelle opere di soccorso rivolte ai singoli individui. Le istituzioni nell’elaborare una politica dell’immigrazione che eviti o almeno renda meno aspro il conflitto etnico…”

Difficile aggiungere oltre. Le sue riflessioni sono non solo attuali ma direi quasi un decalogo per l’agire quotidiano. Grazie Umberto.
Gian Carlo Storti
storti@welfareitalia.it

 


       



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