15 Settembre, 2002
Fiera - incontri a margine
Fornasari: “Penso a chi deve vendere la casa per mantenere un figlio all’Istituto di Sospiro…”
Nella Sala Stradivari sono riuniti gli Stati generali del latte. Qualcuno fa
una rapida fuga all’esterno per dedicarsi ad un vizio malsano, il fumo. La
cronista di WelfareCremona e il signor Fornasari, ex presidente dell’Istituto
di Sospiro, si trovano così a condividere qualche momento rilassante. Non
troppo, però. Il viso di Fornasari è sereno ma velato di tristezza. Forse non
è il momento dell’ironica domanda se anche lui appartiene a quella categoria
di imprenditori agricoli che, si mormora, nell’era delle regole rispettate -
come dice la Beccalossi - fosse preoccupata di non poter comprare la terza
Mercedes. Dal momento che, così pare, qualcuno avrebbe detto che lui sì che
poteva fare il presidente di quell’Istituto a titolo gratuito perché è già
ricco di suo. C’è poco spazio per l’ironia. Fornasari è l’imprenditore
che ha vissuto e vive la quotidiana fatica della sua azienda. E Fornasari è l’ex
presidente che riesce a pensare all’istituto di Sospiro solo come un luogo di
immenso dolore a cui portare infinito rispetto. Luogo di cura di alta
professionalità e umanità ma anche di alti costi. “Quante cose abbiamo
pensato per aiutare chi doveva vendere la casa per mantenere lì un figlio…”
Poi ricorda i momenti gioiosi, il senso di comunità dentro e fuori l’Istituto.
Il presepio vivente che, se da una parte è una fatica non indifferente per il
personale, è anche un grandioso momento unificante. A cui si pensa già con le
prime nebbie dell’autunno. Il presepio vivente ha fatto e fa parte della
storia dell’istituto, del paese, delle persone. Sarà abolito anche quello?
Così sembra. Bisogna rinnovare.
Già. Il nuovo, all’Istituto di Sospiro è arrivato.
M.T.
 
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