Promotori il Comune, la Provincia, il Centro Studi e Ricerca sulla Condizione
Giovanile e il Disagio Sociale, il Forum del Terzo Settore, la Caritas Diocesana
e Migrantes, sorgerà a Cremona il Centro Interculturale che avrà la sua sede
in via Speciano 2. La Provincia contribuirà alle spese per l'attività e
l'organizzazione di eventi. Il Centro sarà operativo dal prossimo mese di
settembre anche se, come iniziative, comincerà ad essere attivo da subito.
Alla base di questa iniziativa vi è la consapevolezza che la
rappresentazione sociale degli immigrati, che la cultura predominante connota
come soggetti necessari in quanto forza lavoro, ma dai quali è bene rimanere
distanti in quanto potenzialmente pericolosi, enfatizzando gli elementi di
diversità, rende difficile la comunicazione.
In conseguenza di questo e del fatto che gli immigrati non posseggono piena
titolarità dei diritti, il rapporto tra culture diverse che entrano in
relazione avviene in maniera asimmetrica, soprattutto nel caso di persone che si
trovano in posizione di svantaggio in quanto soggetti deboli e quindi costretti
a misurarsi con i rapporti di forza, in una società che fa del migrante una
figura che inquieta, carica di simboli destabilizzanti che mettono in
discussione la sicurezza della nostra identità e dei nostri confini. D’altro
canto, ormai, anche il nostro Paese si sta avvicinando per presenze di
immigrati, alle percentuali di altri paesi europei che da decenni fanno i conti
con questa realtà.
Che lo si voglia o no la presenza di questi nuovi cittadini è evidente e
percettibile in tutti gli aspetti della vita sociale, e ciò è riscontrabile
nella quotidianità. Promuovere occasioni di conoscenza in prospettiva di un
nuovo modello aggregativo dove la relazione favorisca un rimodellamento delle
società locali che, a partire da piccoli obiettivi, si prefiguri una nuova idea
di cittadinanza comune, frutto di collaborazione, scambio e contaminazione, è
alla base del Centro Interculturale.
Lo strumento più idoneo e immediato è certamente rappresentato dalle
espressioni artistiche e culturali che hanno ormai ottenuto un riconoscimento, e
ciò lo si può riscontrare anche a livello locale. Le iniziative quali “Mondinsieme”
a cura della Provincia, il Festival del cinema latino americano dell’associazione
“Latinoamericana” che sono ormai di carattere ricorrente, e le più recenti
quali “Raccontaminazioni” del Centro Studi, il progetto “Neruda” della
Cooperativa “Battello”, oltre alle numerose iniziative anche se sporadiche,
promosse di volta in volta da enti e associazioni, riscontrano il gradimento e l’interesse
della popolazione locale.
Anche la curiosità per quanto concerne le tradizioni, la cucina, l’abbigliamento,
rappresenta un’occasione di avvicinamento. Prima di tutto però è
indispensabile avere chiaro il concetto di intercultura che si vuole
condividere. I soggetti promotori del Centro ritengono che ciò debba
significare, confronto, scambio, reciprocità fra individui provenienti da
contesti culturali diversi, continua ricerca, nel tentativo di migliorare la
conoscenza, diffondere una maggiore consapevolezza, sia tra i cittadini
immigrati che tra gli autoctoni, dei mutamenti che stanno avvenendo in
conseguenza dell’incontro tra persone differenti tra di loro. L’approccio
che ci si prefigura è basato sull’auspicio che nel tempo vi sia sempre
maggiore contaminazione, ibridazione, mescolamento, quali risultati di un
processo di comune condivisione. L’integrazione quindi deve avvenire su un
piano di assoluta parità, nel rispetto della dignità degli individui e nella
valorizzazione delle diversità.
Il Centro Interculturale nasce come un luogo di progettualità e laboratorio
di idee per nuove forme di riconoscimento e cittadinanza sociale che, passando
attraverso l’abbattimento delle barriere ideologiche, favorisca modalità di
convivenza pacifica tra individui culturalmente differenti. In tal caso la
cultura è intesa come qualcosa di fluido, dinamico, che si evolve a contatto
con altre culture “contaminandosi” verso un cammino che presuppone la
capacità dei soggetti interessati tanto cittadini locali, quanto immigrati, di
coinvolgersi in relazioni significative. Obbiettivo principale del Centro sarà
il coinvolgimento dei cittadini immigrati, anche attraverso la loro associazione
recentemente costituita, sia nella progettazione delle iniziative che nella
gestione concreta della struttura. Il Centro potrà divenire anche luogo di
incontro e confronto per tutti i soggetti pubblici e privati che promuovono
iniziative ed interventi sul tema dell'immigrazione, dei diritti di
cittadinanza, della pace fra i popoli.
L’attività del Centro
Le esperienze dei centri interculturali in Italia sono numerose come risulta
dagli atti dei convegni che ogni anno, dal 1998 ad oggi sono stati promossi da
alcuni dei più conosciuti, quali Torino e Milano, che collaborano con altri
centri per la costituzione di una rete nazionale dei centri. Inoltre la Regione
Emilia Romagna ha pubblicato nel 2004 un rapporto di ricerca effettuata su scala
regionale sulle diverse realtà locali.
Fra le diverse tipologie, analizzando i risultati di tali ricerche, il Centro
Interculturale di Cremona si connoterà come luogo dove si progettano attività
inerenti:
formazione di insegnati, educatori, operatori, volontari
informazione e consulenza a operatori, enti, associazioni, genitori,
cittadini stranieri
documentazione e disponibilità di testi, bibliografie, libri e materiali
didattici, raccolta e prestito di materiali (in italiano e in varie lingue)
traduzione e mediazione: servizio di interpretariato, formazione e utilizzo
di mediatori culturali e linguistici
sportello e consulenza contro le discriminazioni
attività culturali: mostre, rassegne cinematografiche, feste teatro, viaggi,
incontri, riviste, conoscenze delle culture
laboratori di animazione interculturale per alunni italiani e stranieri
sostegno linguistico all’apprendimento dell’italiano per alunni stranieri
di recente immigrazione
ricerca: raccolta dati sulla presenza degli alunni stranieri, indagini sulle
comunità immigrate, indagini sulle esperienze interculturali condotte nelle
scuole, ricerca sul disagio dei minori, coordinamento di attività
interculturali presenti sul territorio, collaborazione con altri centri, gruppi
e comunità, messa in rete di informazioni e proposte.
attività volte a promuovere la cittadinanza attiva, compresa l'elaborazione
di proposte rispetto alla rappresentanza ed al diritto di voto secondo le
riflessioni dell'ANCI nazionale
La struttura organizzativa
La struttura organizzativa del Centro è strettamente connessa agli obiettivi
e alle attività che vi si svolgono. Il Centro dovrà nascere gradualmente, per
fasi incrementali con il contributo di quanti decideranno di coinvolgersi in
questa avventura. Inizialmente si tratterà di un tavolo informale nel quale si
elaboreranno strategie operative e si cercherà di coordinare le diverse
iniziative che i vari soggetti, a diverso titolo, mettono in campo, in
prospettiva di un’organizzazione maggiormente strutturata.
Oltre ai soggetti promotori saranno coinvolti i livelli di rappresentanza
degli immigrati, le cooperative di mediatori linguistico culturali, le
rappresentanze delle associazioni che si occupano di immigrazione e altri
soggetti che svolgono attività significative al riguardo.
1) Il tavolo di lavoro dovrebbe assumere una struttura più stabile dopo l’individuazione
di obiettivi, modalità operative e risorse economiche e logistiche, attraverso
l’individuazione di referenti degli enti e organizzazioni del centro.
La struttura non sarà rigida, ma aperta a nuove realtà che di volta in
volta decidano di aggregarsi.
2) Inizialmente si sperimenterà l’avvio di quest’esperienza per la
progettazione di corsi di formazione per insegnanti, mediatori e operatori,
rassegne letterarie e interculturali.
La programmazione avverrà in maniera coordinata con l’individuazione di
compiti e responsabilità dei diversi soggetti.
Il contesto
Qualunque intervento si intenda realizzare e, qualunque sia l’approccio
alla progettazione, è necessario prima di tutto ricostruire il panorama
generale per poter capire il quadro della situazione.
In questo caso, le informazioni di cui siamo in possesso ci consentono di:
a) mettere in luce l’incidenza del contesto locale sull’immigrazione dal
punto di vista sociale ed economico;
b) comprendere sia la dimensione quantitativa: quanti, chi, come sono e dove
stanno, che quella qualitativa: come stanno, cioè il loro grado di
integrazione, le forme di inserimento sociale, lavorativo, scolastico, le
relazioni con i servizi, i loro problemi, le loro esigenze.
Nel 2004, a Cremona, su una popolazione di 71.533 abitanti, gli stranieri
erano 4.854, pari al 6,78%. Al 12 maggio 2005, su 71.476 abitanti, gli stranieri
sono 4.985, pari al 6,97%.
Secondo le informazioni della Questura di Cremona i soggiornanti regolari al
31.12.2005 sono 20710, con circa 1000 istanze in attesa di rinnovo presentate
entro il 2004. La mappa della popolazione straniera nel territorio cremonese si
caratterizza per un elevato numero di nazionalità, sono oltre 120 quelle
rappresentate. Le nazionalità maggiormente presenti sono: indiana, marocchina,
albanese e rumena, con una presenza significativa di immigrati provenienti anche
da altri paesi, come si evidenzia nella tabella.
In tutto il territorio provinciale la concentrazione di stranieri è maggiore
nei Comuni capo Distretto, che corrispondono ai tre comuni con popolazione
residente più numerosa.
Da alcuni indicatori che rivelano il grado di propensione alla
stabilizzazione e il modello migratorio adottato, è possibile evidenziare la
tendenza ad un insediamento stabile della popolazione immigrata che è
caratterizzata da una composizione soprattutto di tipo familiare.
Queste conclusioni si possono trarre osservando l’indice di quasi
equilibrio tra i sessi, anche se con differenze sostanziali secondo le
nazionalità.
Le nazionalità prevalenti presentano un indice di buon equilibrio, lo
sbilanciamento sia al maschile che al femminile riguarda poche nazionalità che
sono presenti in maniera numericamente poco significativa.
L’aumento costante dei ricongiungimenti familiari rende ragionevolmente
prevedibile una progressiva inversione di tendenza anche per quanto riguarda
questi casi.
La struttura della popolazione straniera è profondamente cambiata dagli
inizi del manifestarsi del fenomeno migratorio nella provincia cremonese, oggi
non si è più di fronte esclusivamente all’immigrato giovane, celibe che vive
solo e lavora, ma ad una situazione caratterizzata in larga parte dalla presenza
di nuclei familiari che cominciano ad essere integrati, nella loro composizione,
anche da familiari anziani.
Anche se l’età media registra un lieve innalzamento rispetto alla
rilevazione dell’anno precedente, la popolazione immigrata resta nettamente
più giovane di quella autoctona, come dimostra la struttura dell’età
lavorativa che mette in evidenza la rilevanza della componente più giovane.
Secondo quanto riferiscono gli studi e le ricerche dell’Osservatorio
provinciale sull’immigrazione, si conferma il raggiungimento di uno stadio
avanzato di integrazione, anche se non mancano le criticità, che talvolta sono
notevoli.
Prendendo in esame le questioni che riguardano la stabilità lavorativa e le
condizioni abitative, è stata osservata una situazione che si può definire
positiva.
L’inserimento nel mondo del lavoro appare buono, il mercato del lavoro
locale offre buone opportunità in termini di domanda di mano d’opera, anche
se è quasi nulla la considerazione dei titoli di studio posseduti e gli
immigrati occupano i gradini più bassi della scala dei ruoli e mansioni.
Le donne faticano maggiormente ad inserirsi, sono ancora poche coloro che
possiedono il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, a dimostrazione che la
loro presenza è dovuta soprattutto a ricongiungimenti familiari e a progetti
migratori legati alle scelte lavorative dei mariti.
Il problema dell’abitazione sembra aver perso il carattere dell’emergenza,
nella maggior parte dei casi le condizioni abitative sono stabili con regolari
contratti di affitto, nel 12% dei casi l’abitazione è di proprietà. Le
condizioni di emergenza di chi vive in strutture di accoglienza o sistemazioni
precarie, sono scarsissime.
Un’altra variabile importante nel processo di integrazione è costituita
dall’inserimento e dal successo scolastico dei bambini.
Oltre il 43% della popolazione scolastica immigrata è costituita da bambini
delle elementari.
Per quanto riguarda il tasso di scolarizzazione, le stime sono
approssimative, si valuta il 50% di scolarizzazione materna, e l’85%quello per
la scuola dell’obbligo.
La riuscita scolastica sembra dipendere soprattutto dalle competenze
linguistiche dei bambini, che presentano ancora un quadro abbastanza critico.
Considerato, tuttavia, che le informazioni su cui si basa l’indagine, sono
piuttosto datate, è possibile presumere che vi siano stati dei miglioramenti,
anche in virtù dei maggiori interventi che i servizi hanno effettuato in questi
ultimi anni per favorire il processo d’inserimento scolastico.
Il grado di istruzione della popolazione immigrata è più che buono, il 54%
risulta in possesso di diploma o di laurea, il 40% ha concluso solo il ciclo
della scuola dell’obbligo.
Come è stato rimarcato sopra, però, si è ancora di fronte ad una mancata
valorizzazione del patrimonio culturale, umano e professionale che l’immigrato
porta con sé.
Sembrano essere buone le garanzie di tutela della salute offerte agli
immigrati, che, al loro volta, dimostrano un buon grado di conoscenza delle
strutture sanitarie a cui ricorrono in maniera adeguata. Lo dimostrano gli
accessi alle strutture ospedaliere alle quali si ricorre quasi esclusivamente in
casi di effettiva necessità.
Un dato emblematico scaturisce dall’analisi dei numeri che riguardano gli
atti criminali le denuncie e gli arresti, che risultano essere di scarsa
rilevanza. Esistono alcune sacche di criticità legate a nazionalità precise.
8 giugno 2005