15 Settembre, 2002
DSSA: Reazionari paralleli
«Possibile che gente che pubblicamente proclama la sua personale
di Gianni Cipriani per ReporterAssociati
Di loro mi ero occupato circa un paio di anni
orsono, quando non si chiamavano ancora Dssa (Dipartimento studi strategici
antiterrorismo) ma "Reparti di protezione nazionale". Ma sempre della
stessa minestra si trattava: l'aquila della Cia ricopiata con poca fantasia come
logo, con l'aggiunta di uno scudetto tricolore (quando si dice l'amor patrio…)
e della scritta "Destra Nazionale"; il sedicente sindacato di polizia
chiamato "Unione nazionale forze di polizia", là dove il plurale
indicava la presenza di poliziotti, carabinieri, finanzieri e perfino guardie
forestali; i proclami contro gli islamici e gli immigrati: feccia della società
che insozzavano l'Italia per colpa dei comunisti, ovviamente. Tutto scritto,
tutto ostentato non senza fanatismo, tutto proclamato. Ed è per questo che di
tutta la storia della cosiddetta "polizia parallela" la cosa che
meraviglia di più non è tanto l'esistenza di rigurgiti fascisti e xenofobi tra
alcuni di coloro che si occupano di sicurezza, quanto che si è dovuta attendere
l'inchiesta della procura di Genova perché alcuni di questi
"sceriffi" in servizio presso le forze di polizia fossero sospesi.
Meraviglia la meraviglia del ministro, sicuramente uno dei migliori di questo
governo, ma che questa volta è sembrato - appunto - Alice nel paese delle
meraviglie, quasi ciò che è stato scoperto da Genova fosse una realtà
inconfessabile ed inimmaginabile. E invece no. Al Viminale erano giunte
segnalazioni su segnalazioni; allarmi su allarmi. Nel mio piccolo, anche gli
articoli che avevo scritto erano finiti sulle rassegne stampa ed erano stato
rilanciati su molti siti internet. Eppure si è giocato alle tre scimmiotte.
Senza le ordinanze di custodia cautelare dei giorni scorsi, gli aderenti alla
Dsst sarebbero rimasti al loro posto. Ed è questa la cosa che, obiettivamente,
fa preoccupare di più: quali controlli ci sono perché una persona entri e
faccia parte di una forza di polizia? Possibile che gente che pubblicamente
proclama la sua personale "lotta allo zingaro" resti al suo posto o
continui ad avere una pistola "regolarmente detenuta"?
Per cui, al di là degli scandalismi, delle rappresentazioni schematiche e
fuorvianti ("polizia parallela", ma quale?) e delle frottole da 007 da
bar (da quando un vero agente segreto allude a mezzo mondo di essere un agente
segreto?) la vera riflessione che deve scaturire da questa vicenda è la
presenza di un filiera o di una nervatura razzista, xenofoba e profondamente
fascista all'interno di limitati settori delle forze di polizia; di settori
delle guardie giurate; di settori di aziende che si occupano di sicurezza. Una
nervatura trasversale che deve essere guardata con attenzione, al di là degli
eccessi folkloristici di alcuni protagonisti, e che deve essere assolutamente
"bonificata". Tra i millantatori e i fanatici di oggi potrebbero
nascondersi gli eversori di domani; le teste calde disponibili a qualsiasi
provocazione. Chi ha buona memoria ricordi la storia del bombarolo Gianfranco
Bertoli: alcolizzato e considerato mezzo scemo dai suoi camerati. E per questo
mandato a gettare la bomba alla questura di Milano. Quindi niente allarmismi
inutili, perché non c'è nessuna Gladio parallela o quant'altro; nessuna
sottovalutazione perché tra chi si occupa di sicurezza, tra chi ha il porto
d'armi, tra chi fa l'investigatore o il "contractor" girano troppe
teste calde. Urge, come detto, una bonifica.
Ma perché è così imbarazzante e avvilente che per prendere uno straccio di
provvedimento sia stata necessaria l'inchiesta della procura di Genova? Si torni
ad un paio di anni orsono, alla Dsst vecchio formato, con gli stessi uomini, la
stessa ideologia. Ecco cosa scrivevano: "L'esistenza della Repubblica
italiana, una ed indivisibile, sovrana ed indipendente, fondata sul principio
dell'uguaglianza di tutti i cittadini, quale che sia la loro origine e fede
religiosa (tranne quella islamica) in pari diritti e doveri, nella certezza del
diritto alla salvaguardia della loro libertà economica e sociale". E
ancora per spiegare la discriminazione dei musulmani: "In quanto la
religione islamica non ha rispetto per l'individuo, poiché l'Islam non prevede
la persona, considerando che per l'islam religione e politica sono la stessa
cosa". Ovviamente nel progetto c'era quello di fermare l'immigrazione
perché dannosa per l'ordine pubblico.
Ecco altri proclami: "Il modo di vivere dei Comunisti è cattivo e
maligno, essi sono un'organizzazione internazionale criminale (…) Il loro
obiettivo primario è l'invasione sistematica della nostra Nazione da parte di
zingari, albanesi, marocchini ed islamici di vario colore, propendono affinché
vengano riconosciute di fatto le famiglie omosessuali e vorrebbero affidare a
questi pervertiti la custodia di bambini . Il loro sogno perverso è un'Italia
piena di zingari, islamici, omosessuali e prostitute (…) questi senza Dio
vogliono fare della nostra Nazione un gigantesco bordello a cielo aperto. Sono
dei nemici e vanno combattuti con ogni mezzo, è razzismo è discriminazione è
violenza il volerci imporre la convivenza forzata con la spazzatura
dell'umanità".
Ecco quindi la necessità di formare gruppi para-militari o giù di lì:
"Nei prossimi mesi l'Italia potrebbe essere investita da attacchi di una
violenza inaudita da parte dei paesi islamici del bacino Mediterraneo. La nostra
Nazione potrebbe essere distrutta prima ancora che le forze alleate intervengano
in ausilio delle forze armate presenti sul territorio. Quanti di loro ci
attaccheranno? Basteranno le sole forze armate e di polizia a proteggerci? No.
La nostra difesa parte da noi stessi con i Reparti di Protezione Nazionale che
in caso di grave pericolo saranno un valido supporto alle forze armate
nazionali".
Per l'adesione all'organizzazione c'era, ovviamente, il giuramento: "Io
liberamente e spontaneamente prometto e giuro di non tradire mai i principi
dell'ideologia a cui oggi solennemente aderisco. Giuro di proteggere, difendere
e servire la mia Patria, l'Italia e con essa tutti gli italiani a te Gaetano
Saya nostro Capo e guida giuro fedeltà e valore. A te e a tutti coloro che
indicherai come Capi giuro obbedienza fino alla morte e che ciò si avveri con
l'aiuto di Dio".
Roba da ridere? Certo. Peccato che questi mattacchioni fossero piuttosto
motivati. E continuassero ad avere i loro contatti. Tanto da rendere legittima
la domanda da porre al Viminale e a tutti gli altri organismi istituzionali
interessati: di fronte a gente che fa dei proclami che da soli rappresentano un
manifesto dell'incitamento all'odio razziale; che afferma di voler creare una
sorta di milizia contro gli islamici, era necessario aspettare due anni e
l'inchiesta della procura di Genova per fare qualcosa? Davvero non si poteva
prendere una misura disciplinare? Davvero chi afferma questa e cose è
meritevole di indossare una divisa?
E' tollerabile, tra le forze dell'ordine, la presenza di chi vuole creare una
milizia per: "Segnalare alle autorità di polizia qualsiasi reato relativo
all'incolumità della persona e della proprietà sia pubblica che privata;
collaborare se richiesto con le autorità dello Stato e con tutte le forze di
polizia per concorrere agli atti richiesti alla tutela della sicurezza nazionale
e dell'ordine pubblico in caso di gravi turbamenti, nonché della salvaguardia
del patrimonio artistico, naturale, ambientale della Nazione"?
Ecco il vero risvolto inquietante di questa sorta di gruppo di
controspionaggio, antiterrorismo e lotta all'immigrato fai-da te. Oltre gli
aspetti truffaldini (siamo il paese che ha arricchito Wanda Marchi e il mago Do
Nascimento) delle finte palette, dei finti tesserini, delle finte università,
delle finte relazioni internazionali, delle finte cerimonie, dei finti autisti e
delle finte guardie del corpo, c'è questa venatura profondamente reazionaria
che aleggia sulla nostra convivenza democratica. Non chiediamoci poi,
all'indomani di Bolzaneto o dei fatti di Napoli, da dove spuntino i saluti al
Duce o le suonerie con "faccetta nera".
E soprattutto, di fronte ai tentativi sempre più sfacciati e stringenti di
privatizzare la sicurezza sfruttando l'effetto 11 settembre e le paure che ne
sono conseguite, è il caso di dire che questo comparto deve essere tenuto
davvero sotto controllo. Porti d'arma e licenze vanno revocate a chi pesca nel
torbido; chi non è affidabile non deve rimanere nelle forze di polizia. E
sarebbe meglio se l'essere esaltati o pataccari non sia considerato titolo di
merito per accedere alle commissioni d'inchiesta o ai finanziamenti pubblici.
Chissà se tornare ad essere seri e responsabili è una richiesta
rivoluzionaria, riformista, democratica o semplicemente ovvia. Nel frattempo,
questo paese si merita la Dsst, in tutte le sue vesti e con tutti i suoi
confratelli.
Gianni Cipriani
 
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