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15 Settembre, 2002
Pensioni co.co.co
Il PRC: «per la stragrande maggioranza dei lavoratori sarà inutile o addirittura dannoso»

Egregio Direttore,

il governo sostiene che con la riforma sulla totalizzazione dei contributi previdenziali appena varata, anche i cococo, o comunque i lavoratori precari, potranno costruirsi una loro pensione, finora negata.

Purtroppo non è così!

Il meccanismo che è stato previsto prevede troppi vincoli: la sua esigibilità al compimento del sessantacinquesimo anno di età, la richiesta di un minimo di venti anni complessivi di contribuzione e che il lavoro flessibile da totalizzare non sia inferiore a 6 anni, tutto ciò rende largamente inesigibile l'istituto stesso.

Di fatto il provvedimento per la stragrande maggioranza dei lavoratori sarà inutile o addirittura dannoso.
Saranno penalizzate prima di tutto le donne. Il provvedimento prevede infatti che la totalizzazione possa essere realizzata solo al compimento del sessantacinquesimo anno di età. Ma è noto a tutti che con la recente riforma generale del sistema previdenziale le donne possono andare in pensione a 60. Per realizzare quindi la totalizzazione, le donne saranno costrette a lavorare cinque anni di più. Un assurdo elevamento dell'età pensionabile e per di più camuffato. Non ci sono poi solo le donne, ma ci sono anche molte categorie di lavoratori che saranno penalizzati dalla norma che prevede la totalizzazione a 65 anni. Ci sono per esempio i lavoratori che devono andare in pensione a 60 per ragioni oggettive. Ci sono infatti lavori che dopo i 60 anni diventano a rischio sia per il lavoratore, sia per gli altri. Obbligati a smettere di lavorare, come potranno realizzare la totalizzazione dei contributi? Se per le donne, quindi, si tratterà di un elevamento dell'età pensionabile, per questi altri lavoratori si tratterà semplicemente della negazione del diritto alla totalizzazione previdenziale.
Per altre categorie di lavoratori il limite all'accesso alla totalizzazione si tramuterà nell'obbligo alla ricongiunzione onerosa, ovvero una totalizzazione di tasca propria. L'altro limite molto consistente è quello che sta nel meccanismo di accredito dei contributi. Per avere un anno di contributi versati bisognerebbe avere compensi da 13.500 euro lordi. La maggior parte dei lavoratori parasubordinati, invece, non raggiunge i 12.500 euro. In un anno di lavoro si riesce così a versare otto o nove mesi di contributi.

Solo la possibilità di sommare tutti i periodi di contribuzione, indipendentemente dalla loro durata, avrebbe realmente consentito l'accesso alla totalizzazione per i tanti collaboratori che possono far valere nella gestione separata dell'Inps solo due o tre anni di contributi.

Il Ministro Maroni, responsabile del provvedimento, conferma con questo atto, la sua incapacità e la tendenza ad avvallare riforme dannose per le lavoratrici ed i lavoratori.

Gianmario Confortini
Segretario del Partito della Rifondazione Comunista di Cremona

 


       



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