Egregio Direttore,
il governo sostiene che con la riforma sulla totalizzazione dei contributi
previdenziali appena varata, anche i cococo, o comunque i lavoratori precari,
potranno costruirsi una loro pensione, finora negata.
Purtroppo non è così!
Il meccanismo che è stato previsto prevede troppi vincoli: la sua
esigibilità al compimento del sessantacinquesimo anno di età, la richiesta di
un minimo di venti anni complessivi di contribuzione e che il lavoro flessibile
da totalizzare non sia inferiore a 6 anni, tutto ciò rende largamente
inesigibile l'istituto stesso.
Di fatto il provvedimento per la stragrande maggioranza dei lavoratori sarà
inutile o addirittura dannoso.
Saranno penalizzate prima di tutto le donne. Il provvedimento prevede infatti
che la totalizzazione possa essere realizzata solo al compimento del
sessantacinquesimo anno di età. Ma è noto a tutti che con la recente riforma
generale del sistema previdenziale le donne possono andare in pensione a 60. Per
realizzare quindi la totalizzazione, le donne saranno costrette a lavorare
cinque anni di più. Un assurdo elevamento dell'età pensionabile e per di più
camuffato. Non ci sono poi solo le donne, ma ci sono anche molte categorie di
lavoratori che saranno penalizzati dalla norma che prevede la totalizzazione a
65 anni. Ci sono per esempio i lavoratori che devono andare in pensione a 60 per
ragioni oggettive. Ci sono infatti lavori che dopo i 60 anni diventano a rischio
sia per il lavoratore, sia per gli altri. Obbligati a smettere di lavorare, come
potranno realizzare la totalizzazione dei contributi? Se per le donne, quindi,
si tratterà di un elevamento dell'età pensionabile, per questi altri
lavoratori si tratterà semplicemente della negazione del diritto alla
totalizzazione previdenziale.
Per altre categorie di lavoratori il limite all'accesso alla totalizzazione si
tramuterà nell'obbligo alla ricongiunzione onerosa, ovvero una totalizzazione
di tasca propria. L'altro limite molto consistente è quello che sta nel
meccanismo di accredito dei contributi. Per avere un anno di contributi versati
bisognerebbe avere compensi da 13.500 euro lordi. La maggior parte dei
lavoratori parasubordinati, invece, non raggiunge i 12.500 euro. In un anno di
lavoro si riesce così a versare otto o nove mesi di contributi.
Solo la possibilità di sommare tutti i periodi di contribuzione,
indipendentemente dalla loro durata, avrebbe realmente consentito l'accesso alla
totalizzazione per i tanti collaboratori che possono far valere nella gestione
separata dell'Inps solo due o tre anni di contributi.
Il Ministro Maroni, responsabile del provvedimento, conferma con questo atto,
la sua incapacità e la tendenza ad avvallare riforme dannose per le lavoratrici
ed i lavoratori.
Gianmario Confortini
Segretario del Partito della Rifondazione Comunista di Cremona