15 Settembre, 2002
Insegnanti e scuola: investire in formazione
La contro-riforma Moratti peggiora la condizione degli insegnanti
Insegnanti e scuola: investire in formazione.
La contro-riforma Moratti peggiora la condizione degli insegnanti.
Cari amici di Welfare Cremona News,
il 14 gennaio u.s. ho partecipato ad un seminario nazionale nel quale Vittorio Lodolo D’Oria, medico dell’Inpdap e ricercatore, ha illustrato i risultati di un’ indagine molto particolare, un’ indagine sulla c.d. sindrome del burnout.
Ebbene questa indagine ha messo in evidenza un fatto per me sconcertante che ha, a mio giudizio, anche una forte ricaduta sociale : gli insegnanti sono la categoria di lavoratori che è soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli altri operatori.
Questo disagio colpirebbe in particolare coloro che hanno investito di più nella professione in termini di attese e non hanno trovato gli strumenti per controllare la situazione. Un circolo vizioso di frustrazioni che, se non affrontato in maniera diretta, porta all’isolamento e all’adozione di strategie diversive (apatia), di fuga (abbandono dell’attività) o palliative (assunzione di psicofarmaci).
Tra le cause sono state individuate quelle concernenti le caratteristiche psicofisiche e sociali della persona, i fattori relazionali connessi con i rapporti con gli studenti, i colleghi, le famiglie, la dirigenza e le situazioni che attengono all’organizzazione scolastica e alle specifiche condizioni di lavoro. Il fenomeno è distribuito in eguale misura nei diversi ordini di scuola.
Purtroppo, nella stesso seminario, è stato anche evidenziato come l’attuale fase di riforme sia in controtendenza rispetto all’aggressione del problema; in primo luogo perché la formazione iniziale pensata nella riforma è solo di natura disciplinare e non tiene conto della necessità di far acquisire competenze trasversali di natura psicologica, pedagogica e didattica; in secondo luogo perché si tende di nuovo ad isolare l’insegnante nella propria classe, connotando la professionalità di una forte dimensione individuale.
Il sindacato è impegnato perché s’investa sulla formazione sia in ingresso che in itinere e perché, nella scuola dell’autonomia, si tuteli la libertà d’insegnamento caricandola della necessaria dimensione collegiale.
Ma ciò, evidentemente, non è sufficiente.
E’ necessario che il problema venga reso noto dai mezzi di informazione facendolo uscire dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, con il coinvolgimento delle istituzioni e della società civile, in ragione della portata e della multidimensionalità del fenomeno che interessa gli ambiti sanitario, sociale, culturale, economico e istituzionale.
Il Segretario Generale della Cgil Scuola di Cremona
Claudio Arcari
 
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