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15 Settembre, 2002
PD: un Partito aperto in una società aperta
Questione settentrionale: il contributo dei DS lombardi alla costruzione del Partito Democratico - Documento di dirigenti lombardi dei DS

I dirigenti lombardi della Quercia, in vista del IV Congresso nazionale dei DS, hanno presentato stamattina un documento lombardo di adesione alla mozione Fassino e di partecipazione alla fase costituente del Partito democratico.

Ecco il testo del documento e di seguito i firmatari

La lunga e incompiuta transizione italiana ci ha riconsegnato una società in difficoltà di fronte alle profonde trasformazioni culturali, economiche e sociali prodotte dalla globalizzazione e un sistema politico incapace di dare risposte efficaci alla domanda di governo e di riforme proveniente dal Paese.

L’idea di costruire un partito di centrosinistra, movendo dalle diverse culture del riformismo italiano per dare forma ad un progetto politico nuovo e comune, serve soprattutto a fornire maggiori e migliori opportunità agli italiani e all’Italia.

Occorre una profonda innovazione politica e culturale, per esprimere una nuova vocazione di governo capace di interpretare, rappresentare e mediare interessi e identità diffuse nella società italiana, mobilitando le risorse più dinamiche del paese entro un ampio progetto di riforma. Per formulare risposte efficaci a quello straordinario incremento delle aspettative individuali all’origine del crescente bisogno di libertà che ha contraddistinto gli anni Novanta e l’inizio del nuovo secolo è necessario cambiare radicalmente prospettiva.

L’individuazione di nuovi interlocutori sociali, la ridefinizione delle forme di appartenenza e la reintepretazione di legami e lealtà ereditate dal passato secondo logiche diverse da quelle che in questi anni hanno spesso contribuito a far percepire il centrosinistra italiano come un fattore di conservazione: sono tre condizioni necessarie al cambio di paradigma che ci è richiesto. Perché la nascita del Partito democratico non può limitarsi alla convergenza delle diverse tradizioni riformiste sul piano di una condivisa prospettiva di governo, ma deve avere come sbocco la costruzione di una nuova comune identità e cultura politica.

Tutto ciò può prodursi soltanto attraverso una rinnovata iniziativa politica, che deve prendere il via già con il Congresso ed attuarsi attraverso un percorso costituente in grado di allargare le maglie della partecipazione oltre quelli che sono i confini attualmente delimitati da gruppi dirigenti e militanti di Ds e Margherita, per realizzare una profonda riflessione sui contenuti, gli strumenti e gli scopi dell’azione politica riformatrice di una moderna forza politica di centrosinistra a vocazione maggioritaria.

La nascita del Partito democratico deve innestarsi su un processo federativo e plurale. L’organizzazione del partito su basi federative è lo strumento più efficace per garantire il ricambio dei gruppi dirigenti, oltre che la costruzione di un nuovo circuito della rappresentanza democratica secondo forme in grado di rispecchiare peculiarità e vocazioni territoriali. L’individuazione di un robusto nucleo di valori condivisi deve combinarsi con il riconoscimento del pluralismo delle culture progressiste, in modo tale da garantire la convergenza delle diverse tradizioni politiche del riformismo italiano sullo sfondo di un comune orientamento ispirato ai principi del liberalismo democratico e sociale.

Entro un processo costituente di tipo federativo, indispensabile per dare risalto ai peculiari contributi provenienti dalle diverse realtà territoriali del paese, la stessa valorizzazione delle regioni settentrionali potrà essere un’importante opportunità per il rilancio del paese. La cosiddetta “questione settentrionale” rintraccia le proprie radici nell’incapacità di un ceto politico e di governo di offrire una rappresentanza adeguata alla vasta gamma di bisogni, interessi e aspettative che negli ultimi venti anni sono venuti emergendo in questi territori. Ciò vale per il centrosinistra, la cui debolezza in queste aree rischia di trasformarsi in una condizione strutturale di svantaggio, così come per il centrodestra, che in molte di queste realtà non ha saputo tradurre l’ampio consenso elettorale ottenuto in un’efficace azione amministrativa e di governo.

Il consolidamento in senso federale della forma dello Stato italiano, attraverso la concretizzazione del processo già avviato con la riforma del Titolo V della Costituzione repubblicana, che oggi può trovare una logica conseguenza nell’introduzione del Senato delle Regioni, del federalismo fiscale, oltre che nell’attuazione dell’art. 116 della Carta costituzionale, è condizione indispensabile per coniugare, sotto il profilo istituzionale e politico, l’azione di governo con lo sviluppo del paese, a partire dai temi cruciali per la crescita economica e produttiva delle regioni settentrionali.

Rispondere alla “questione settentrionale” vuol dire individuare le soluzioni più appropriate per innescare nelle regioni del Nord quei processi economici e sociali che possono sollecitare e guidare il profondo rinnovamento di cui ha bisogno il paese, senza i quali il centrosinistra continuerà ad essere minoranza culturale prima ancora che politica.

Sostegno alla ricerca e all’innovazione, potenziamento delle infrastrutture (sia materiali che immateriali), valorizzazione del capitale umano attraverso il merito e in condizioni di pari opportunità, promozione del capitale sociale e delle altre forme di auto-organizzazione della società sulla base del principio di sussidiarietà, orientamento efficace della Pubblica amministrazione, liberalizzazione dei mercati e delle attività produttive, efficienza nei servizi di pubblica utilità, semplificazione amministrativa, incentivazione e sostegno nella competizione economica internazionale, una nuova fiscalità chiara negli scopi e non punitiva negli strumenti, un nuovo patto sociale fra mondo dell’impresa e del lavoro che sappia dare piena cittadinanza alle nuove forme di impiego, un rapporto con le forme della rappresentanza organizzata degli interessi di reciproca autonomia e indipendenza.

Sono queste le priorità che il Nord indica come punti fondamentali di un’agenda per la crescita dell’Italia, a partire dalla quale sia possibile superare il vecchio dualismo fra flessibilità/precarietà per alcuni e protezione/privilegio per altri, sul quale si è fin qui consolidato il nostro modello di sviluppo, volgendosi verso uno schema di intervento pubblico in cui il ruolo dello stato sia sostanzialmente limitato rispetto al passato.

È su questi punti che la costruzione del Partito democratico deve favorire un’interlocuzione con i ceti produttivi e dinamici del paese, il cui inevaso bisogno di rappresentanza non può essere lasciato privo di risposta, pena il rinsaldarsi di una sorta di nuovo blocco sociale che, senza soluzione di continuità, passi dall’antistatalismo al rifiuto del riformismo.

La spinta all’autoaffermazione delle persone che negli ultimi quindici anni si è fatta largo nel Nord, in Lombardia come in Piemonte, in Liguria come nel Veneto e nel Trentino, ha aiutato il paese a sopravvivere malgrado fosse già in corso un lento e inesorabile distacco dalle realtà più avanzate del resto di Europa. Un bisogno di affermazione trasversale ai tradizionali riferimenti sociali, che prendendo a riferimento la cultura della concretezza e dell’operosità ha accomunato operai, liberi professionisti, artigiani, lavoratori autonomi e non, nella ricerca di opportunità per il successo economico e la promozione sociale. Una molla che si è alimentata di capacità, talenti e propensione al rischio. E che oggi deve diventare il centro di un’azione politica e di governo volta all’eliminazione dei privilegi corporativi che per molto tempo hanno ostacolato l’Italia nel suo cammino di sviluppo.

La crescente domanda di autonomia che viene dalla parte più avanzata del paese, richiede un impegno coerente sotto il profilo dei diritti individuali. La modernizzazione e la crescita italiana passano anche attraverso un più stretto legame fra libertà e responsabilità, che renda ogni individuo capace di pieno controllo sulle proprie scelte, incluse quelle contraddistinte da profonde implicazioni di carattere etico e morale. Una più accentuata sensibilità verso le libertà economiche non può che procedere di pari passo con un eguale impegno nel campo di quelle libertà civili che più contribuiscono a fare di ogni persona, al di là della sua origine etnica, delle sue convinzioni religiose e delle sue preferenze sessuali, un soggetto in grado di determinare autonomamente il corso della propria vita.

Oggi il Nord e la Lombardia chiedono una politica rappresentativa e autorevole, capace di decidere e di governare, in grado di assumersi la responsabilità del proprio operato. Il saldo ancoraggio del nostro paese nel campo delle democrazie competitive, contraddistinte da una dinamica bipolare e dall’alternanza di governo, deve essere fra gli impegni prioritari del percorso costituente del Partito democratico. Affinché il nuovo soggetto politico possa essere protagonista di una stagione di riforme efficaci per il rilancio del paese, esso dovrà collocarsi in un sistema politico in cui al cittadino sia garantita la facoltà di scegliere da chi essere governato.

Crediamo che l’avvio della fase costituente che porterà alla nascita del Partito democratico debba poggiare su solide ragioni. L’idea di un partito aperto in una società aperta, un soggetto capace di costruire le politiche e le riforme necessarie alla crescita e al rilancio dell’Italia come un paese moderno, dinamico e competitivo, protagonista nello scenario internazionale, e che nel contempo sappia restituire al Nord la rappresentanza politica e le modalità di governo in grado di farne il motore propulsivo dello sviluppo dell’intera società italiana, è ciò che più ci rende determinati nel sostenere questo progetto.

I firmatari del documento

PIZZETTI LUCIANO (nella foto)

ADAMO MARILENA
ALLONI AGOSTINO
BASSOLI FIORENZA
BENELLI DANIELA
BENIGNI GIUSEPPE
BENZONI ROSALBA
BIANCHI ROMANA
BRAMBILLA ENRICO
BRIONI FIORENZA
BRUSEGHINI ITALO
BURCHIELLARO GIANFRANCO
CAMAGNI ROBERTO
CAMOCARDI CLAUDIO
CAPITELLI PIERA
CARRA MARCO
CERAMI CARLO
CERAVOLO CLAUDIO
CIVATI GIUSEPPE
CLERICI MARIO
CODURELLI LUCIA
CONCORDATI GIANFRANCO
CORADA GIAN CARLO
CORSINI PAOLO
COSTANZO ANGELO
CREMONESI MARIO
DEBIASI EMILIA
DEMORI BRUNO
DECINA MAURIZIO
DRAGHI STEFANO
FANTI MAURO
FASANO LUCIANO
FELISSARI OSVALDO
FERRARI PIERANGELO
FIANO EMANUELE
FONTANA CINZIA
FRAGOMELI GIANMARIO
MANFREDI ALESSANDRO
MARANTELLI DANIELE
MARTINA MAURIZIO
MAURI MATTEO
MIRABELLI FRANCO
MISIANI ANTONIO
ORIANI ARDEMIA
PANZERI ANTONIO
PELUFFO VINICIO
PENATI FILIPPO
PIATTI GIANNI
PILONI MATTEO
POLLASTRINI BARBARA
PORCARI CARLO
QUARTIANI ERMINIO
ROILO GIORGIO
ROMANA BIANCHI
ROSATI ONORIO
ROSSI MATTEO
SALVATI MICHELE
SCANNAGATTI ROBERTO
SUPERTI PIERATTILIO
TARGETTI FERDINANDO
TOLOTTI FRANCESCO
TOSI STEFANO
VALMAGGI SARA
VILLANI GIUSEPPE
VIMERCATI LUIGI
VIOTTO ANTONIO
ZELIOLI ROSSELLA
ZUCCHI ANGELO

12/03/2007
 


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