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 Storia Cremonese

15 Settembre, 2002
In morte di Angelo Giazzi
L'orazione funebre tenuta dal Sindaco Corada la mattina di sabato 7 luglio al Civico Cimitero di Cremona

ORAZIONE FUNEBRE IN RICORDO DI ANGELO GIAZZI
Gian Carlo Corada, Sindaco di Cremona – sabato 7 luglio 2007

Caro Angelo,

oggi siamo qui a porgerti l'estremo saluto.

L'estremo saluto rivolto ad un amico, un compagno che - per la vita vissuta, per il carattere che lo ha accompagnato, per la sensibilità e la modestia così assiduamente frequentate - può ben rappresentare la cifra della nostra gente, del nostro popolo.

Angelo Giazzi é nato a Grumello Cremonese nel gennaio del 1925, in una famiglia di contadini - padre, madre, tre figli - che viveva la vita classica di cascina del tempo. Lavoro, lavoro ed ancora lavoro. Tirare avanti a fatica la famiglia, far crescere i figli, dare loro un minimo di istruzione - quel minimo che era permesso dal regime fascista imperante.

Angelo frequenta e supera con capacità la scuola elementare.

Poi le condizioni economiche della famiglia - cosa che vale, in quegli anni, per tanti o forse per quasi tutti i figli dei contadini poveri - lo costringono ad abbandonare gli studi e ad iniziare a lavorare.

Angelo però, a differenza di altri, rifiuta la vita dei lavoratori della terra. Già in questa scelta dimostrando uno spirito di forte autonomia ed indipendenza.

Decide di mettersi a padrone, e va a fare il giovane, il garzone, in una bottega artigiana. Prima a Grumello, poi a Cremona.

La nuova situazione lavorativa, la vicinanza con nuove e diverse esperienze, la stessa vita di città lo fanno avvicinare ai fermenti antifascisti che nascono qua e là, clandestinamente, in una società controllatissima e chiusa.

Il destino del regime fascista - siamo agli albori degli anni '40 - é ormai segnato. Ma proprio per questo - e proprio perché siamo nella fascistissima Cremona di Farinacci - qui é più difficile incrociare le nuove idee di libertà che provengono, per un verso, dagli Stati Uniti d'America e, per l'altro, dall'esperienza della Russia sovietica.

Angelo, pur giovanissimo, incontra i Gruppi antifascisti che iniziano ad operare in zona attorno al 1943 e con loro collabora.

Matura in questa fase la propria simpatia per le idee di una sinistra ancora confusa ed imprecisata. Che però viene meglio a definirsi subito dopo la Liberazione del Paese dal fascismo e dal nazismo occupante.

Angelo Giazzi nel 1945 ha vent'anni. E’ pieno di voglia di fare, in una situazione locale e nazionale sicuramente difficile e per certi versi drammatica, ma anche portatrice di un vento di cambiamento, di una forza vitale dovuta alla voglia di ricostruire dalle macerie ma anche di costruire una società con nuovi valori, nuove libertà, nuovi sentimenti.

Il Paese é in fermento. Ed all'interno di questo fermento, c'é la frenetica attività di una sinistra larga e diffusa, fatta di associazioni, di sindacati, di partiti che, respirando aria di libertà, pongono obiettivi di maggiore giustizia sociale, di un progresso nella conquista di diritti, fuori e dentro i posti di lavoro. Di maggiore libertà anche nei valori e nei rapporti interpersonali.

Angelo Giazzi partecipa attivamente e con entusiasmo a questa nuova, intensa fase.

Incontra il Partito Comunista, così come tanti altri giovani. E' della generazione dei Dolci, dei Bardelli. La sua vita si incrocia con quella dei Fogliazza e dei Bera – di qualche anno più anziani di lui - e dei Fervari e degli Antoniazzi, invece un po' più giovani.

Da allora inizia la sua militanza diretta nel Partito Comunista Italiano, come funzionario a tempo pieno. Rivoluzionario di professione, si diceva allora!

Ricopre diversi ruoli e responsabilità. Dirige in una prima fase il Centro diffusione stampa per assumere, poi, l'incarico di Segretario Amministrativo della Federazione - quando ancora la sede era in Via Palestro - in uno dei momenti più inquieti e difficili della vita dell'organizzazione, all'indomani della fuga che Seniga - segretario personale di Togliatti - compie, portando con sé la gran parte della cassa del Partito.

Sono momenti drammatici sul piano della politica. Ma forse lo sono ancora di più sul piano della vita associativa e della sopravvivenza economica dell’organizzazione.

Lo stipendio del funzionario - allora - era una cosa che oggi c'era e, forse, c'era anche domani.

La vita, la famiglia venivano dopo. Prima c'era la missione. E non era facile per chi aveva la responsabilità della ben misera cassa, affrontare una penuria continua e insistente.

Eppure Giazzi era una di quelle persone che sapevano sdrammatizzare. Con una battuta scherzosa riusciva sempre a rinsaldare le fila. Ed anche con l'esempio, perché Angelo é stato proprio uno di quei tanti compagni - magari meno evidenti, meno presenti sulla scena - ma che con modestia e con saggezza hanno saputo far diventare grande quel partito, quella sinistra, quel movimento.

Erano anni, diciamo così, un po' diversi dagli attuali. Dove in politica era ancora forte la tensione solidale, il senso di un tragitto e di un destino comuni.

Angelo, nel frattempo, aveva incontrato, conosciuto, amato e sposato quella che diventerà, poi, compagna della sua vita, la cara Norma, alla quale vogliamo rinnovare i nostri sentimenti di vicinanza e di affetto.

Si sposano nel 1952 e, come é normale, Angelo e Norma vogliono mettere al mondo un figlio.

La gravidanza a lungo attesa induce Norma a periodi non brevi di assoluto riposo. Ed è qui che scatta un vero sentimento di solidarietà e vicinanza: pressoché quotidiane diventano infatti le visite dei compagni e soprattutto delle compagne, che con la loro presenza, riescono ad alleviare, almeno in parte, la pena e la fatica.

Fino ad accompagnare Angelo e Norma alla grande, irrefrenabile felicità per la nascita del figlio Sergio, che nel 1962 - dopo un'attesa così tribolata e difficile - giunge finalmente ad allietare la famiglia. La nascita di un figlio, come si sa, é sempre un grande momento di felicità. Ma devo dire che, per come mi é stata raccontato da testimoni oculari, quel giorno, per Angelo e Norma, deve proprio essere stato fantastico e davvero indimenticabile.

E’ una solidarietà che, oggi, Norma e la sua famiglia possono sentire ancora come vera, espressa, in questi giorni di lutto, ad esempio, dai vicini di casa, di questa dignitosa e popolare casa di ringhiera che abitano da allora e che reca in sé i segni di valori e principi che persistono e non vogliono sparire.

Angelo continuerà così la propria azione di militanza ed impegno, motivata ancora di più dalla paternità.

Si sposta a dirigere sul territorio l’Unione Cooperativa Cremonese di Consumo, con una particolare attenzione al settore dell’ortofrutta. Con lui nascono esperienze nuove, come ad esempio il Centro Frutta, sito nella zona industriale.

Vengono poi gli anni della nascita di Coop Lombardia, del trasferimento del lavoro sul milanese, della vita non facile come pendolare verso Pieve Emanuele o Bollate.

Mantiene comunque un fortissimo legame con il proprio quartiere – il rione delle Sabbie e di S. Ambrogio – e con la locale sezione del PCI (che poi seguirà l’intera evoluzione politica fino alle attuali scelte) intitolata a Leonida Panni, giovane del rione trucidato a 18 anni dai nazifascisti in Valle di Susa.

Sono ancora in tanti a ricordare quella intensa fase, che vedeva un fortissimo radicamento della sezione nel quartiere, che si era concretizzato addirittura in una squadra di calcio giovanile, curata direttamente da Angelo con tanta dedizione ed entusiasmo.

Angelo ha saputo attraversare l’intera sua vita segnandola da questa costante positiva: modestia e tenacia, capacità di tenuta e consapevolezza della funzione del singolo all’interno dell’intera collettività.

Me lo ricordo, già in pensione, quando faceva fronte, con meticolosità, ad un ruolo che ad altri sarebbe anche potuto apparire minore o, addirittura, un fastidioso impiccio.

Rappresentava il Partito all’interno della Commissione elettorale mandamentale. L’impegno non era dei più entusiasmanti, diciamo. Era fatto di riunioni a cadenza mensile, di controlli e verifiche soprattutto burocratico amministrative.

Ma Angelo lo affrontava nella consapevolezza che, comunque sia, anche da lì passava la democrazia e la libertà.

Perché, diceva “noi abbiamo conosciuto momenti nei quali Commissioni di questo tipo non esistevano, E, se esistevano, erano controllate al 110% dal regime”

Sì, consapevolezza e modestia, dignità e spirito di servizio. Credo possano essere queste le parole forti con le quali possiamo accostarci al definitivo distacco dal nostro caro compagno Angelo Giazzi.

Ci uniamo tristi ed accorati a Norma, tua compagna di una vita. Alla quale raccomandiamo di mantenere vivo e forte il ricordo dell’uomo con il quale ha saputo trascorrere tanti anni di vita in comune, tra tribolazioni e difficoltà, ma anche con grandi momenti di felicità.

Ci uniamo al caro Sergio, di cui sappiamo quanto fosse orgoglioso il papà Angelo, che ho imparato a conoscere per la grande serietà e dedizione con la quale ricopre l’importante ruolo di Consigliere Comunale della nostra città ed al quale siamo tutti molto affezionati. E con lui accomuniamo nell’abbraccio la moglie Manuela e la piccola Chiara, luce degli occhi del nonno Angelo.

Ciao, caro Angelo,

hai deciso di andartene in punta di piedi, quasi a non voler disturbare.

Te ne sei andato così come hai trascorso la vita: modestamente, con dignità, con consapevolezza.

Noi non ti dimenticheremo.

Hai fatto anche tu, fino in fondo, la tua parte.

Ora puoi dormire il sonno dei giusti. Che la terra ti sia lieve.

 


       



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