15 Settembre, 2002
Due passi nei ricordi di una vita I (di Silvio Bonaldi)
Stasera comincio a raccontare di Alfiano cosi come è stato raccontato a me dalla Signora Venia Rapuzzi, in un lungo pomeriggio passato a rivangare tra i ricordi di una vita.
Stasera comincio a raccontare di Alfiano cosi come è stato raccontato a me dalla Signora Venia Rapuzzi, in un lungo pomeriggio passato a rivangare tra i ricordi di una vita. Non aggiungo niente di mio, è la trascrizione parola dopo parola di tutto quanto è stato detto. Questo appuntamento lo rinnoverò chiamandolo “Due passi nei ricordi di una vita…” Credo che sia il modo più vero, il modo più semplice, il modo più genuino di riscoprire la vita del passato, quella vita che tutti i giorni vibrava nei cuori di questo piccolo paese….
“Dunque io di Alfiano ti posso dire questo: per me il paese di Alfiano è un borgo antico situato sulla riva destra del fiume Oglio, è sotto il comune di Corte de’Frati in provincia di Cremona. E’ formato (come si arriva sulla parte destra) da due cascine: Cascina Bellotti e Cascina Rapuzzi. Si chiama Cascina Rapuzzi perché nel 1922 vi si è installata la mia famiglia, la famiglia Rapuzzi che a quei tempi era formata da mio nonno e dai suoi fratelli. Erano in 4 fratelli , stavano tutti assieme perché una volta il loro mestiere era quello di fare i contadini. Questi fratelli si mettevano assieme per poter condurre una piccola azienda in affitto e la loro scelta è caduta su questa cascina ad Alfiano.
E’ stata, come dicevo prima, presa in affitto direttamente dagli Istituti Ospitalieri di Cremona che ne erano i possessori. Continuando verso la fine del paese, dopo la nostra cascina, proseguendo sulla strada per andare verso la Chiesa sulla destra c’e’ il rientro dove possiamo trovare la casa parrocchiale, due famiglie di contadini che abitavano qui. C’era anche una specie di “stallettina” e un fienile, anche un barchessale c’era qui, e questo esisteva perché quando in cascina c’erano animali in esubero venivano alloggiati in questa piccola stalla. Proseguendo verso la fine del paese arriviamo in fondo, sempre sulla parte destra e troviamo quella che è la Chiesa che è poi l’ultima costruzione che si trova in paese. Sulla parte sinistra invece, sempre rimanendo nel fondo del paese c’era una piccola stradina che arrivava direttamente “Al Castelas”.
Al Castelàs vivevano 4 famiglie : una era quella del Calzolaio, c’erano due famiglie di contadini e la quarta famiglia era quella della Sarta, erano i Ravasi. In questa famiglia oltre alla Sarta c’era un fratello che faceva “El Campaner”, la sorella appunto faceva la Sarta e gli altri due fratelli, il Pino e il Mario, oltre che fare il campanaro faceva anche il Falegname. Tornando indietro verso il paese, sulla parte sinistra, scendendo dalla piccola collina che ospitava el castelàs, troviamo il piccolo appezzamento di terreno che coltivava il Superti, il Natale Superti. Poi troviamo il fabbricato dove c’era l’osteria, la bottega, e poi subito dopo le case “La Palasina” dove c’erano le case dei contadini che lavoravano sotto l’azienda di Bellotti, in fondo sempre a questa Palasina, al limite sull’angolo si poteva trovare la bottega del maniscalco: Ongini Marcello che era il papà della Carolina Ongini, la moglie del Pino Campaner. Dopo, proseguendo verso l’inizio del paese possiamo trovare il capannone del falegname e poi infine l’edificio che ospitava le scuole.
Nel tempo il capannone del falegname è stato utilizzato come ricovero attrezzi agricoli a servizio della cascina Rapuzzi, ospitava trattori, carri e altre attrezzature, e confinava con un campo che veniva lavorato dalla mia famiglia. Spero che la descrizione che ho fatto di Alfiano, di com’era a quei tempi abbia chiarito come già allora era formato questo piccolo paesino di campagna. Nella cascina di Alfiano le famiglie erano tutte molto numerose, erano tutte formate da molti bambini. Solo nella cascina Rapuzzi vivevano 47 bambini! Il paese allora negli anni 40 e 50 contava 150 abitanti, è un bel po’ se vogliamo essere sinceri….
 
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