15 Settembre, 2002
Bush e Auschwitz: Il bombardamento mancato (di Anna Foa)
da L'Osservatore Romano di domenica 13 gennaio 2008 - Sessantatré anni dopo il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche liberarorono Auschwitz ....
Sessantatré anni dopo il 27 gennaio
1945, quando le truppe sovietiche liberarono
Auschwitz, un presidente degli Stati
Uniti, George W. Bush, ha ammesso
pubblicamente quello che molti storici e
una parte dell'opinione pubblica hanno
continuato a ripetere nel corso degli anni:
che nel 1944 gli americani avrebbero
dovuto bombardare Auschwitz.
Per valutare appieno la portata dell'affermazione
di Bush, dobbiamo sfatare
alcuni luoghi comuni. Uno dei quali è
che all'inizio del 1944 ancora non si sapesse
nulla, o si sapesse assai poco, dello
sterminio degli ebrei europei, che le
diplomazie dei paesi neutrali e degli Alleati
fossero all'oscuro di quello che stava
avvenendo nei campi. In realtà , le
cose non stanno così. Fin dal 1942 informazioni
e rapporti anche assai dettagliati,
spesso trasmessi in condizioni molto
rischiose, arrivarono alla Croce Rossa,
ai paesi neutrali, alla Santa Sede, alle
cancellerie degli Alleati. Molte di queste
notizie non furono sul momento credute.
Ma nel 1943, tutti i Governi sapevano.
L'altro luogo comune da demolire è
che il bombardamento di Auschwitz non
avrebbe cambiato la sorte degli ebrei. A
quella data, il campo era al massimo del
suo funzionamento ed era divenuto il
principale luogo di sterminio degli ebrei
europei. Anche solo il bombardamento
pesante e prolungato delle linee ferroviarie
che portavano ad Auschwitz i deportati,
per non parlare di quello delle camere
a gas e dei crematori, avrebbe
molto probabilmente determinato il
blocco della macchina dello sterminio.
Senza questa macchina, lo sterminio sarebbe
andato certo più a rilento. Una
gran parte del mezzo milione di ebrei
ungheresi deportati ad Auschwitz nell'estate
e poi nell'autunno del 1944, si sarebbe
probabilmente salvata.
In realtà , la ragione per cui il presidente
Roosevelt e i vertici militari statunitensi,
come quelli britannici, non bombardarono
Auschwitz,
non è la
presunta inutilitÃ
dei bombardamenti,
ma
una ragione
più generale: la
salvezza degli
ebrei non aveva
la priorità rispetto
alla
gestione generale
della
guerra.
Che i
due obiettivi entrassero realmente in
conflitto, cioè che il bombardamento di
Auschwitz potesse deviare risorse ed
energie dalle operazioni militari, è tutto
da dimostrare.
Ma certo è che, lungi dall'essere un
fatto marginale, un bombardamento di
Auschwitz, motivato pubblicamente dalla
necessità di interrompere lo sterminio
degli ebrei in atto, avrebbe avuto un valore
morale e politico fortissimo. Avrebbe
introdotto consapevolmente nel linguaggio
pubblico e politico degli Alleati
la questione dello sterminio degli ebrei,
che era tanto centrale nella politica hitleriana.
Avrebbe rotto il silenzio su
quello che stava avvenendo nei campi di
sterminio, dato alla guerra una motivazione
etica incomparabile, costretto alla
consapevolezza l'intera Europa. Non
avrebbe solo salvato oltre mezzo milione
di vite, ma avrebbe cambiato il corso
della storia.
Ora, a Yad Vashem, un presidente
americano compie così lo stesso gesto
che portò Willy Brandt a inginocchiarsi
nel ghetto di Varsavia: fare mea culpa.
Brandt per i crimini della Germania nazista,
Bush per le scelte sbagliate del
suo Paese.
 
Fonte L'Osservatore Romano
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