15 Settembre, 2002
Un boicottaggio sbagliato (Valentino Parlato da Il Manifesto, 24.01.08)
La Fiera internazionale del libro di Torino avrà il suo svolgimento dall'8 al 12 maggio, ma già sta scatenando discussioni e polemiche ...
La Fiera internazionale del libro di Torino avrà il suo svolgimento
dall'8 al 12 maggio, ma già sta scatenando discussioni e polemiche,
che hanno investito anche il nostro, tenace e tollerante,
collettivo. La fiera si apre nel 60° anniversario della fondazione
dello stato di Israele e quindi, inevitabilmente, si riapre la
questione palestinese. Dopo la seconda guerra mondiale e il massacro
degli ebrei, riconoscere agli ebrei il diritto ad avere un
territorio e uno stato era obbligatorio. Anche Stalin fu a favore
della costruzione dello stato di Israele, contraria - e non è
affatto secondario - fu l'Inghilterra la quale - è una mia memoria
personale - per sostenere che il mondo arabo non avrebbe accettato
uno stato ebraico favorì grandi manifestazioni di opposizione, e a
Tripoli (dove allora abitavo) un sanguinoso pogrom antiebraico nella
complice indifferenza delle autorità militari britanniche.
La polemica che si è aperta oggi, è sul boicottaggio di questa Fiera
del Libro, che dà a Israele un posto d'onore con il rischio di una
legittimazione letteraria della sua politica. Dico subito che non ho
nessuna posizione di principio contro il boicottaggio, contro i
bianchi razzisti sudafricani era più che giusto. C'è boicottaggio e
boicottaggio e, quindi, sono del tutto contrario al boicottaggio di
questa fiera del libro (il libro va sempre rispettato) e contro lo
stato di Israele. Gli israeliani - che sono sempre ebrei - per
quanti torti abbiano nei confronti del popolo palestinese non sono
in alcun modo paragonabili ai razzisti sudafricani e poi - un poi
che non possiamo dimenticare e sul quale noi europei e quelli di noi
che si dichiarano cristiani e cattolici - c'è la storica
persecuzione del popolo ebraico, ci sono i ghetti e i campi di
sterminio. E qui mi torna buono ricordare quel che mi disse in
un'intervista al manifesto il Rabbino capo di Roma. Nel ghetto di
Varsavia l'ultimo canto che gli ebrei intonarono fu
l'Internazionale. Poi furono massacrati dai tedeschi.
Quindi profittiamo di questa Fiera internazionale del libro di
Torino per discutere, per criticare la politica dello stato di
Israele, per difendere i diritti dei palestinesi, che in questi
territori sembrano diventati i nuovi ebrei. Discutiamo,
scontriamoci, ma mandiamo al diavolo il boicottaggio. Non solo
perché gli israeliani sono ebrei e non afrikaner, ma anche perché il
boicottaggio è muto. È un no senza argomenti. A Torino ci saranno
scrittori ebrei di grande levatura e con loro dobbiamo discutere,
ragionare, polemizzare, difendere i diritti del popolo palestinese.
Mi rendo conto delle paure ancestrali della gente di Israele. Mi
rendo conto della loro paura - me lo disse un bravo ambasciatore di
Israele a Roma - di essere i nuovi crociati. Credo di capire, ma
Israele deve essere più ebrea con i palestinesi. Li deve sentire
parenti stretti. Ma proprio per tutto questo il boicottaggio serve
solo a fare il danno dei palestinesi e degli israeliani.
 
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