15 Settembre, 2002
Si apre un a porta sul futuro dell'Ue
Argomenti: L'Unione e le istituzioni - Jacques Ziller con Mauro Buonocore
"Smettetela di dipingere l'Unione come una cosa pericolosa. L'Ue non
è pericolosa, è necessaria. Ha i suoi pregi e i suoi difetti però è
indispensabile per permettere ai paesi membri di esistere come
soggetti politici influenti nel secolo a venire".
I destinatari di queste parole sono i governi dei paesi membri
dell'Unione, Jacques Ziller si rivolge simbolicamente a loro
parlando delle prospettive future del Trattato approvato a Lisbona.
Sono parole pronunciate con passione da uno studioso, Ordinario di
diritto dell'Unione europea all'Università di Pavia, che conosce
bene i meccanismi istituzionali dell'Europa unita. Dopo La nuova
Costituzione Europea (Il Mulino 2004), in cui tirava le somme del
testo scritto dalla Convenzione, firmato a Roma e bocciato in
seguito ai famosi referendum di Francia e Olanda, Ziller descrive Il
nuovo Trattato europeo (Il Mulino 2004) come una specie di Gulliver
i cui movimenti sono resi impacciati e poco agili dai tanti e
piccoli lacci che legano le istituzioni europee. Finché ciascun
governo si presenterà in sede europea con una propria richiesta da
far approvare mettendo a rischio ogni decisione collettiva, l'Ue
rimarrà inchiodata, ma – continua Ziller – Lisbona è un passo avanti
che potrebbe rappresentare l'ingresso in una nuova fase della storia
europea.
Professore, quali sono le novità positive del Trattato di Lisbona
rispetto al passato?
C'è molto di positivo, ma intendiamoci sui termini di paragone. Se
noi parliamo di novità rispetto al testo che fu firmato a Roma nel
2004 e che non è mai stato ratificato, allora non ce ne sono di
rilevanti. Se invece vogliamo misurare i passi in avanti compiuti
rispetto ai testi vigenti, cioè il Trattato dell'Unione europea e il
Trattato che istituisce la comunità europea, allora ci sono aspetti
importanti da sottolineare.
Il primo è che la carta dei diritti fondamentali, proclamata di
nuovo dal Parlamento, Consiglio e Commissione, avrà valore
vincolante.
Un'altra grande novità è il cambiamento delle procedure e la tutela
dello spazio di libertà sicurezza e giustizia; in altre parole,
cioè, col nuovo Trattato sarà più facile per l'Ue prendere decisioni
nel campo di coordinamento di polizia, di giustizia criminale e
civile.
Piccoli progressi toccano, poi, gli strumenti e le procedure della
politica estera e di sicurezza comune.
Un quarto elemento positivo riguarda la zona euro in quanto il
Trattato dichiara che un obiettivo dell'Unione è quello di
realizzare una comunità economica e monetaria fondata sull'euro.
Altri due elementi vanno menzionati. Da una parte sono aumentati gli
ambiti in cui l'Ue potrà agire in maniera comunitaria; sono nove i
casi specifici ma non voglio annoiarvi con un elenco, basterà dire
che nelle politiche spaziali e di protezione civile, l'Unione potrà
agire, programmare e decidere in maniera molto più agile di quanto
non avvenga ora. Dall'altra vanno citate le riforme istituzionali
che sono molto importanti e agevoleranno il funzionamento politico
dell'Ue: la scelta di avere un presidente del Consiglio europeo con
un mandato considerevole, l'accentramento della politica estera e di
sicurezza nella figura dell'Alto Rappresentante, e soprattutto
aumenteranno gli ambiti in cui si deciderà a maggioranza qualificata
e non all'unanimità.
Tutti questi sono passi in avanti che possiamo leggere nel Trattato
di Lisbona.
Possiamo sintetizzare il nuovo Trattato conil motto "più Unione e
meno stati"?
No. Quello che possiamo dire è che là dove gli stati nell'Ue
volessero fare qualcosa insieme sarà più facile, ma ci vorrà sempre
la volontà dei governi. Rimane sempre, come era anche nel Trattato
costituzionale, la ricerca di un bilanciamento tra lo sviluppo delle
potenzialità dell'Unione e la protezione delle identità culturali e
costituzionali dei singoli stati.
Molti però hanno parlato di un "accordo al ribasso", considerando il
testo finale un passo indietro rispetto al passato.
Un passo indietro c'è nel fatto che dobbiamo registrare
un'accentuata diffidenza da parte di alcuni governi verso l'Ue. Se
eravamo abituati all'euro scetticismo britannico, la diffidenza di
altri governi, come quello olandese, non è una bella notizia.
Rispetto a quanto era scritto nel Trattato Costituzionale firmato a
Roma nel 2004, è meno chiaro che si intende l'Unione europea come
una sola cosa. Nel Trattato di Lisbona si fa una differenza netta e
chiara tra tutto quello che è politica di sicurezza e di difesa e il
resto. Il "resto" è davvero l'Unione, per la difesa e la sicurezza
parliamo di Unione, ma non pienamente. E questo è ancora un difetto,
anche se attenuato da altri passi in avanti.
Dunque ancora, una volta, l'equilibrio tra stati e Unione non è
ancora stato trovato e possiamo dire che il Trattato è il frutto di
una mediazione diplomatica, ma chi dobbiamo ringraziare per il
risultato raggiunto?
Credo che Angela Merkel su tutti possa portare il merito della firma
del Trattato, perché aveva capito che c'era un solo modo per uscire
dall'impasse in cui era precipitata l'Unione. Ma giudico sbagliata
quell'attitudine di tanti governi che vanno ai Consigli europei con
il proposito di tornare a casa con un successo o un vantaggio del
proprio paese sugli altri. Il vincitore in questo caso è l'Europa e
non può essere uno stato piuttosto che un altro.
 
Fonte - caffeeuropa
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