15 Settembre, 2002
Sindaco alle Fosse Ardeatine e al Ghetto *Alemanno, la memoria è un dovere*
Simona Casalini e Gabriele Isman da repubblica edizione romana - Partigiani ed ex deportati: *Bene, ora i fatti* - Terracina: *Le sue parole? Non mi fido. Si equiparano tutti i martiri: a Salò c´erano i carnefici*
«Ma non è che poi mi dicono che sono una rinnegata?». Non è stata una mattinata priva di emozioni e turbamenti quella di Rosetta Stame, settant´anni, presidente dell´Anfim, associazione dei familiari martiri italiani, e figlia del tenore Nicola, una delle 335 vittime della rappresaglia nazista sepolte alle Fosse Ardeatine.
E mentre Alemanno scandiva frasi come «Questo luogo è una ferita nel cuore di Roma, ecco perché dobbiamo essere presenti qui e rinnovare la memoria» lei rifletteva a qualche giorno prima, il 2 maggio, quando, arrivato in associazione il fax ufficiale che preannunciava la visita del neo-sindaco di destra alle Fosse Ardeatine (e nello stesso giorno anche all´Altare della Patria e alla Sinagoga) aveva subito convocato il direttivo Anfim per consigli su come comportarsi.
«Un membro della direzione, di religione ebraica, mi ha detto "Io lui non lo voglio qui". E anche io avevo pensato la stessa cosa. Poi ci ho ragionato sopra, mi sono piombati addosso tutti i miei ricordi d´infanzia di una sofferenza totale. Ho ripensato che per scalare il Campidoglio si è servito anche della destra più destra per arrivare al risultato, penso a quelli della Fiamma, a Storace e alle tante varie sottomarche col saluto romano, però alla fine ho deciso che io per prima dovevo dargli dimostrazione della nostra democrazia e l´ho accolto come una buona padrona di casa.
Pentita? No, affatto. E´ stato attento sulla storia di mio padre, ha chiesto molte cose, ha detto che ci vorrà rivedere presto. Comunque io gli ho chiesto di impegnarsi affinché anche due altri luoghi simbolo di Roma della Resistenza al nazifascismo, La Storta e Forte Bravetta, siano ricordati con dignità».
È invece durissimo contro questa «neo-conversione» Piero Terracina, quasi 80 anni e spesso con i ragazzi delle scuole assieme a Veltroni nei viaggi della memoria: «Le parole di Alemanno confermano le mie impressioni: io non mi fido. Vuole equiparare carnefici e vittime, e io non ci sto. Quando si dice che devono essere equiparati tutti i martiri, occorrono dei distinguo: a Salò c´erano i carnefici, altrove le vittime, e restano separati. Io sono stato arrestato con tutta la famiglia, sono l´unico sopravvissuto tornato da Auschwitz, fummo deportati in otto, solo io sono tornato, e a denunciarci furono due fascisti, due camicie nere. Non potrò mai dimenticarlo».
E ancora Terracina: «Alemanno lo aspettiamo ai fatti, ma non parliamo di rivalutare i carnefici di Salò». Quanto ai viaggi della memoria, che Alemanno intende proseguire, dice: «Li faccia pure, io non credo che sarò disponibile a parteciparvi con dei post-fascisti. E non so quanto post».
Stringato il commento di Massimo Rendina, 86 anni, presidente della sezione romana dell´Anpi: «Sono lieto che anche una persona della destra come il sindaco di Roma si rivolga ai valori della Resistenza che sono però ancora attuali».
E anche Tullia Zevi plaude le visite: «Ho provato ribrezzo per quelle braccia tese in Campidoglio ma ieri Alemanno ha fatto bene a onorare i martiri, la memoria è un dovere».
Più articolato il giudizio di Lia Levi, scrittrice e per 25 anni direttrice della rivista Shalom: «Vanno bene queste visite, ma mi pare che la croce celtica la porti ancora. La verità è che non c´è neanche un momento per ragionare, per capire chi sono queste persone che si affacciano in Campidoglio. Certo, vederli fare un saluto romano... Io quelle scene le ho davanti agli occhi per averle vissute e allora portavano il terrore. Però se si fanno dei passi verso i nostri valori non possiamo che accoglierli in maniera positiva».
E «apprezziamo il gesto del nuovo sindaco che immaginiamo essere nel solco già avviato da Veltroni» è il commento Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica dopo la visita di Alemanno alla Sinagoga.
da Repubblica - edizione romana - di martedì 6 maggio 2008
 
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