15 Settembre, 2002
C'é Bissolati nel fascismo nascente: la tesi del libro "Bissolati immaginario"
La Cremona di Bissolati diventa la Cremona di Farinacci per ritornare dopo il 1948 ad essere la Cremona di Bissolati. E' questa la tesi che Claudia Baldoli propone nel saggio "Bissolati Immaginario", presentato in Provincia
C'è Bissolati nel Fascismo nascente.
La tesi del libro "Bissolati Immaginario"
La Cremona di Bissolati diventa la Cremona di Farinacci per ritornare dopo il 1948 ad essere la Cremona di Bissolati. E' questa la tesi che Claudia Baldoli propone nel saggio "Bissolati Immaginario", presentato questa sera in Provincia, alla presenza dell'autrice, del Presidente della Provincia, Gian Carlo Corada, della Prof.ssa Maria Luisa Betri dell'Università di Milano, di Jonathan Morris del University College of London e del Prof. Renato Rozzi.
"Partiamo da un saggio di storia locale - ha detto il Presidente Gian Carlo Corada - costruito con puntiglio critico e attenzione alle fonti, per riportare attenzione su una fase storica delicatissima e controversa per Cremona e per il nostro Paese, che avanza l'ipotesi, per molti versi inquietante e paradossale, di un intreccio inestricabile tra il riformismo bissolatiano e il fascismo farinacciano, forse il più intransigente e violento d'Italia: due volti, due stili, due idee all'estremo opposto che, pure, condividono un pezzo di strada comune, in origine, prima di biforcarsi e dividersi".
Nei diversi interventi è emersa la necessità di precisare e incastonare la leadership di Bissolati e Farinacci, anche con nuovi studi più approfonditi e particolareggiati, all'interno della realtà sociale ed economica del tempo, per capire al meglio la matrice del fascismo e i rapporti diretti e indiretti tra forze socialiste e fascismo nascente.
"E' importante - ha precisato Corada - l’indagine socio-economica legata a questo periodo, considerando le precarie condizioni di vita in cui versavano le masse. La lunga crisi del dopoguerra in Italia procura al Paese una situazione di confusione interna ad ogni gruppo politico, che si riflette pesantemente anche nella compagine sociale. Per Cremona e soprattutto per il territorio, la crisi investe prevalentemente l’ambito agrario e il conflitto sociale, per la rivendicazione dei diritti, si concentra nelle campagne. Qui si acuiscono le proteste più accese, per vedere attuate le tante promesse del periodo di guerra e per ottenere condizioni di vita e lavoro più umane, con esiti spesso bagnati di sangue, a causa del progressivo affermarsi di metodi repressivi sempre più violenti. E' in questo scenario che maturano le intransigenze e i radicalismi più estremi".
 
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