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15 Settembre, 2002
Una finanziaria sorda e cieca di Cinzia Fontana
Con la ventisettesima fiducia del 2009 in soli 18 mesi, la Camera ha approvato la legge finanziaria.
Una finanziaria sorda e cieca di Cinzia Fontana
Con la ventisettesima fiducia del 2009 in
soli 18 mesi, la Camera ha approvato la legge
finanziaria.
Con la ventisettesima fiducia del 2009 in
soli 18 mesi, la Camera ha approvato la legge
finanziaria e il Senato ha dato il via libera
definitivo ad un testo completamente blindato.
Una finanziaria, ha detto il gruppo del PD
in Aula, che “non contiene strategie innovative”,
una finanziaria “senza prospettiva”. Una
finanziaria che il governo ha preteso di
non discutere, non per timore dell’ostruzionismo
dell’opposizione, ma per mancanza di fiducia
nella sua stessa maggioranza. L’opposizione
ha mostrato un grande senso di responsabilità:
ha ridotto i propri emendamenti a 49, il
numero più basso di sempre a una finanziaria,
ha acconsentito a ridurre i tempi della discussione
di merito agli stessi tempi necessari per
la discussione della fiducia. Non c’è stato
nulla da fare. Il governo ha rifiutato ogni
confronto, ogni discussione di merito.
Che cosa proponeva l’opposizione? Misure
per le famiglie, dalle detrazioni fiscali
per lavoratori dipendenti e pensionati, a
quelle per i figli; per le imprese, dal Fondo
di garanzia per le piccole e medie imprese
ai crediti di imposta per gli investimenti
al Sud e per la ricerca e alle misure per
il rilancio dell'agricoltura; il rifinanziamento
della detrazione del 55% per la riqualificazione
degli edifici; per i Comuni, dalla compensazione
dell’abolizione dell’Ici a misure per metterli
in grado di pagare le imprese; per il lavoro
dalla riforma degli ammortizzatori sociali
alle misure a favore delle donne e dei giovani.
Tutte bocciate senza neppure iniziare a discuterne.
Una finanziaria che era entrata in parlamento
a costo zero e ne è uscita con un valore
di 9 miliardi di euro, finanziati però attraverso
un gettito di cui non si conosce ancora l’entità,
come il rientro dei capitali dall’estero,
e attraverso la creazione di nuovo debito,
con il “prestito forzoso” dei TFR dei lavoratori
che passano dall’Inps al Tesoro. Risorse
incerte e una tantum, che si disperdono oltretutto
in una serie di misure frammentarie, microsettoriali
e localistiche, tutte indirizzate alla spesa
corrente, che non affrontano i nodi cruciali
del Paese.
Non è così che si esce dalla crisi, non è
così che si ricrea la fiducia in se stesso
del paese, non è così che si costruisce una
prospettiva per le imprese, per le famiglie,
per i lavoratori, per i giovani.
Il PD ha votato contro, e si batterà, in
parlamento e nel paese, per modificare, anche
nel corso dell’anno, gli effetti più negativi
di una finanziaria sbagliata.
 
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