15 Settembre, 2002
PENSIONI: PEZZOTTA, VEDO RISCHI DI SCONTRO SOCIALE
Se il prossimo autunno sarà caldo o freddo, bisogna chiederlo a Berlusconi, non a me. Tutto dipende da loro.
PENSIONI: PEZZOTTA, VEDO RISCHI DI SCONTRO SOCIALE
'Se il prossimo autunno sarà caldo o freddo, bisogna chiederlo a Berlusconi, non a me. Tutto dipende da loro.
Le posizioni del sindacato le conoscono bene, o ne tengono conto o non ne tengono conto. Io mi comporterò di conseguenza'. Così ha detto Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, in una intervista apparsa oggi sul quotidiano Sole 24 Ore: 'La Cisl non ha cancellato dal suo lessico la parola sciopero.
Al momento tra la gente, tra i lavoratori c'é un forte malumore, che il sindacato ancora sta governando. Certo, non voglio sprecare le grandi potenzialità di lotta del movimento sindacale.
Vedremo cosa succederà, ma se toccheranno le pensioni sarà sciopero'. Aggiunge Pezzotta: 'Il viceministro al Welfare Alberto Brambilla ci ha detto che non c'é bisogno di un intervento immediato.
Adesso dicono che gli effetti della riforma comunque varranno a partire dal 2008. Ma allora mi devono spiegare perché devo contrattare ora quello che varrà solo tra qualche anno? La riforma Dini prevedeva un confronto tra governo e forze sociali per verificare se la riforma avesse funzionato o meno.
Ma non se ne è fatto nulla, il governo non ne ha fatto nulla. Il governo, poi, ha detto che la Finanziaria sarebbe stata costruita con le forze sociali: lo ha detto e dopo ci ha proposto di aprire undici tavoli di confronto, e questo a mio avviso è proprio il modo per fare tutto il contrario di quanto si era annunciato'.
Prosegue il leader Cisl: 'Come si fa a discutere quando un piccolo partito della maggioranza afferma che è lui che difende le pensioni di anzianità e i periodi di accesso al pensionamento anticipato? Possibile che in queste condizioni io poi sia chiamato a discutere un accordo che riforma le pensioni a partire dal 2008? Ma se lo facciano loro l'accordo.
E, soprattutto, ognuno faccia il proprio mestiere. Io faccio il mio, difendo i lavoratori, tutti i lavoratori. Io i salari li debbo difendere e se non c'é una politica dei redditi vuol dire che attuerò una politica salariale che comunque difenda i salari. Ripeto, ci stiamo infilando in una situazione pericolosissima. Il sindacato non può assistere inerte vedendo i prezzi che crescono e i salari che restano immobili. Se lavoratori e pensionati non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, e in più vedono i loro risparmi diventare sempre meno produttivi, io devo rivendicare un equilibrio tra prezzi e salari'. Il dialogo con la Cgil, infine, è sempre più tenue: 'Non commento più nulla, non ne vale più la pena.
La Cisl va avanti da sola, per la sua strada. Io ho fatto il sindacalista in questi mesi, tutti me lo hanno riconosciuto. Vorrei solo che qualcuno prendesse posizione, ogni tanto, quando serve.
Noi andremo avanti con serenità, se ci incontreremo ancora con gli altri, bene, se non li incontreremo faremo da soli."
 
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