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 Cronaca

15 Settembre, 2002
IPAB: ASP o Fondazioni di Giuseppe Scalisi
La discussione che si è aperta in relazione alla trasformazione giuridica delle IPAB è iniziata e si è protratta per parecchio tempo su una questione che, ancorché importante, non considerava appieno la necessità di porre un’attenzione particolare ......

Trasformazione IPAB: ASP o Fondazioni.
di Giuseppe Scalisi a nome di Cgil-Cisl-Uil Cremona
La discussione che si è aperta in relazione alla trasformazione giuridica delle IPAB è iniziata e si è protratta per parecchio tempo su una questione che, ancorché importante, non considerava appieno la necessità di porre un’attenzione particolare ai processi sociali in atto nel nostro territorio.
Ci si è concentrati quasi esclusivamente sull’interesse istituzionale locale danneggiato da una sbagliata ingerenza regionale nelle ASP e si è evidenziata una eccessiva preoccupazione di perdere il controllo dei patrimoni.
Però questa discussione non ha minimamente superato, né modificato, né scalfito l’obiettivo della Regione Lombardia, o meglio, degli interessi che questa Giunta rappresenta di entrare prepotentemente nel sistema delle IPAB, in altre parole in un mercato di sicuro interesse affaristico.
La legge regionale n.1 del febbraio 2003 ha come obiettivo proprio questo e spinge prioritariamente nella direzione della privatizzazione del sistema. Tant’è che la giudicammo negativamente ed in controtendenza rispetto ai principi della L.328/00 e del D.Lvo207/02 .
Il pericolo era, ed è tuttora, che dopo la sanità anche nel campo dell’assistenza si passi ad un sistema basato sul “mercato” e sulla competizione, regolati esclusivamente da logiche economiche.
Per queste ragioni CGIL – CISL – UIL non hanno capito e quindi hanno cercato di contrastare l’affrettato orientamento delle IPAB e dei Comuni sulla fondazione prima ancora di avere approfondito, intanto anche l’altra forma giuridica, ma soprattutto senza cercare soluzioni alternative che potessero riportare il sistema pubblico al centro di questo processo.
Soluzioni non facili da attuare. Bisognava impegnarsi nella costruzione di un percorso condiviso ricercando confronti, alleanze e mettendoci quella originalità che spesso è necessaria per abbattere schemi precostituiti.
Lo sappiamo che per far questo era necessario anche avere più tempo.
Ma non è stata solo la mancanza di tempo a far pendere in modo affrettato la bilancia a favore delle fondazioni. E’ stata anche una sbrigativa voglia, tipica nella teoria del libero mercato, di sfrondare quelle regole, invece tipiche del sistema pubblico, poste a garanzia di una corretta gestione dei bisogni e dei diritti delle persone.
Non voglio sicuramente affermare che tutto ciò fosse intenzionalmente voluto e dettato dal non tenere in debita considerazione l’interesse dell’utenza ho solo voluto soffermarmi sulle ricadute che quegli approcci portavano.
CGIL –CISL – UIL hanno cercato di entrare più volte nel dibattito nel tentativo di trovare un interlocutore sensibile e attento a queste problematiche.
Sappiamo che la scelta spetta ad ogni singola IPAB, in accordo con i comuni, valutando mission, storia, condizioni finanziarie e soprattutto gli obiettivi che si vuole porre.
Il convegno di oggi, oltre a chiedersi quale ruolo dovranno assumere i nuovi soggetti che nasceranno dalla trasformazione delle IPAB all’interno del sistema di welfare locale, dovrebbe porsi anche il problema di pensare ad un organismo istituzionale sovra-comunale (distrettuale ? provinciale?) che valuti le ricadute che queste scelte produrranno nel sistema welfare cremonese.
Una buona discussione si è aperta da tempo, ancor prima della legge, con il Comune di Cremona col quale si è ragionato attorno ad un’idea originale. A Cremona, ma penso che anche in altre realtà della provincia in particolar modo a Crema e Casalmaggiore ci siano le stesse condizioni per confrontarsi allo stesso modo, la legge regionale va stretta, e non è sufficiente risolvere i gravi problemi del Centro Geriatrico e al tempo stesso rilanciare l’istituto inserendolo in un contesto più ampio ed integrato con i servizi del territorio. Si è cercato quindi di sfruttare l’obbligo degli adempimenti legislativi per creare un sistema di servizi a rete regolata però dal sistema pubblico. Forse nella proposta dell’Assessore Ruggeri vi è la sintesi delle diverse sensibilità che hanno caratterizzato la discussione.
Non rimane molto tempo ma chiediamo ai Comuni di assumere un ruolo attivo in questa fase affinché promuovano incontri con noi e le IPAB soprattutto in merito a :
1. gli statuti dei nuovi Enti
per ciò che riguarda l’apertura dei servizi al territorio. il mantenimento delle funzioni sociali di queste strutture, alla separazione tra funzioni di indirizzo e di gestione, alla partecipazione dell’utenza;
2. alla garanzia dei diritti dei dipendenti
3. al potenziamento ed alla qualificazione della rete territoriale dei servizi
4. alla programmazione territoriale del sistema locale degli interventi e dei servizi nell’ambito dei Piani di Zona
Concludo anticipando che CGIL – CISL – UIL di Cremona hanno pensato di fornire un loro contributo attraverso un ragionamento compiuto che riguarda il welfare locale.
E’ in fase di ultimazione un documento che, una volta deliberato dai nostri Organismi, sarà inviato a tutti i soggetti interlocutori del welfare cremonese , nell’intenzione di aprire un dibattito più attento e puntuale su ciò che sta avvenendo nel nostro territorio; e sulle ricadute del welfare locale sui redditi dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie in generale.
Speriamo possa essere di qualche interesse e possa prefigurare qualche intesa innovativa riguardante una attenta politica dei redditi nel nostro territorio.
Cremona, 26 settembre 2003

 


       



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