15 Settembre, 2002
Ascom contro il nuovo supermercato di Castelverde
Solidarietà agli esercenti dei piccoli comuni
Ascom contro il nuovo supermercato di Castelverde
Solidarietà agli esercenti dei piccoli comuni
L’assalto della grande distribuzione ai negozi
di vicinato prosegue senza sosta. Ogni giorno
il quotidiano restituisce un bollettino di
guerra, con nuove aperture di supermercati.
I fronti aperti sono tantissimi, sicuramente
troppi. Negli ultimi mesi abbiamo espresso
la nostra contrarietà per Vescovato, per
Casalbuttano, per Rivolta, solo per citare
qualche esempio. Non abbiamo nascosto la
nostra preoccupazione per il centro Rossetto,
a Cremona, senza dimenticare che avanzano
i lavori alla Cittadella dello Sport. Un
elenco che si fa sempre più lungo. L’ultima
autorizzazione è stata concessa a Castelverde,
approvata con entusiasmo dalla stessa amministrazione
che ha accompagnato la nascita del distretto
diffuso del commercio “tra ville e cascine”.
Oltre a Castelverde ne fanno parte Casalbuttano
ed Uniti, che è capofila, Bordolano, Corte
de Cortesi con Cignone, Persico Dosimo, Pozzaglio
ed Uniti, Robecco d’Oglio. Anche loro pagheranno
le conseguenze di questa scelta. Un’idea
per nulla lungimirante. Perché se è pur vero
che gli oneri di urbanizzazione ammontano
a poco più di duecentocinquantamila euro,
va riconosciuto che si tratta di una cifra
di gran lunga inferiore di quella messa in
campo dal Distretto. Dalla aggregazione territoriale
tra gli operatori del commercio è nato un
progetto che, fino ad oggi, ha portato ad
investimenti per quasi un milione e mezzo
di euro, per i due terzi sostenuto proprio
dai privati. E gli stessi commercianti, che
pur in un momento di difficoltà, hanno voluto
stringere la cinghia per investire sul rilancio
del paese e della comunità locale, si sentono
beffati. Tanti sacrifici sono resi vani da
una scelta che è del tutto incoerente. Ora
che la Regione sta predisponendo i nuovi
bandi, riservati ai Distretti già riconosciuti,
con quale coraggio gli amministratori locali
chiederanno ai negozianti un ulteriore impegno.
Non possiamo essere sempre costretti a combattere
uno scontro impari. A volte siamo tentati
dalla resa. Ho letto, con dispiacere, nei
giorni scorsi l’allarme lanciato dagli esercenti
di Spineda e Cividale Mantovano: “I grandi
ci schiacciano”. “Siamo in difficoltà, -
continuano i commercianti casalaschi - non
riusciamo a reggere la concorrenza dei grandi
centri commerciali. Se non cambia qualcosa
ci vedremo costretti a chiudere”. Ascom,
dunque, si unisce al loro grido di dolore,
nella speranza che, anche questa volta, le
Istituzioni non siano “sorde”. Tutti sappiamo
che l’avanzata della grande distribuzione
avviene con il consenso anche degli amministratori,
locali e regionali.
Troppo spesso si dimentica che i negozi dei
piccoli paesi forniscono un servizio essenziale,
soprattutto a quelle persone anziane e sole
che non hanno i mezzi per potersi spostare.
Senza considerare che comunque gli esercizi
offrono anche una possibilità di socializzazione
che gli ipermercati non consentono.
Ora che – dopo tante battaglie -sembra essersene
resa conto la Regione, attenta a promuovere
bandi a sostegno delle pmi del commercio
e a limitare le autorizzazione a media e
grande distribuzione, che ha raggiunto una
densità senza pari nel resto d’Italia, non
ci si mettano anche gli amministratori locali
a concedere nuove aperture di supermercati.
Perché sottoscrivere e appoggiare strategie
che portano velocemente alla desertificazione
commerciale dei piccoli centri, che rastrellano
risorse economiche dai territori, dove la
grande distribuzione si insedia, per portarle
altrove non è certo un buon modo di declinare
il loro impegno di primi cittadini o di assessori.
 
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