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15 Settembre, 2002
“Una città …, che investe sul futuro dei suoi cittadini come cittadini del mondo”
Gigi Rossetti in Consiglio Comunale (seduta del 20 settembre)

Dentro l’inferno iracheno, da dieci giorni a Baghdad un commando paramilitare sequestra quattro nostri operatori di pace impegnati nei progetti di solidarietà umanitaria di organizzazioni non governative di cooperazione internazionale (Un ponte per, Intersos, Ics) da sempre schierate con le popolazioni dell'Iraq e contro la guerra. Due nostre compagne, espressione di quell'altra Italia possibile, di cui andare fieri; un'amica ed un amico iracheni, espressione di quell'altro Iraq possibile, con cui convivere in pace.

Il governo italiano porta la tragica responsabilità di aver trascinato il nostro paese in questa guerra, prima appoggiando politicamente la scelta della amministrazione americana, poi condividendo materialmente l’occupazione militare.

Con tutto il movimento per la pace, anche oggi da questa sede istituzionale, rilanciamo l’appello ai cittadini, alle organizzazioni sociali, agli enti locali alla più grande e diffusa mobilitazione permanente per la vita e libertà di Simona e Simona, di Ra’Ad e Mehnaz.

Pretendiamo dai responsabili del governo, delle istituzioni e della politica italiana, della comunità europea ed internazionale che attivino davvero - con realismo e determinazione - tutti i canali possibili per ottenere la loro immediata liberazione.

Continuano in queste ore gli assedi e i bombardamenti sulle città dell’Iraq. Essi continuano a provocare migliaia di morti fra la popolazione civile. La loro immediata cessazione è un’emergenza umanitaria: il governo chieda ai suoi alleati il “cessate il fuoco”.

La vita umana viene prima di tutto. Prima di tutto salvare le vite umane.

Nessuna ragion di stato, nessuna ideologia, nessuna religione può valere la distruzione della vita umana. Mai.

Chi ha sequestrato le nostre sorelle e i nostri fratelli vuole colpire innanzitutto quel grande movimento per la pace che si è mobilitato in tutto il mondo contro la guerra e che ha scelto di stare sempre e comunque al fianco delle popolazioni civili, vittime innocenti prima della dittatura di Saddam Hussein, poi della guerra e dell’occupazione militare di Bush e Blair, sciaguratamente condivisa da Berlusconi.

Questo atto infame conferma ancora una volta che la logica e la pratica del terrorismo sono nemiche irriducibili della pace, della giustizia, dei diritti degli individui e dei popoli.

Come i tanti familiari delle vittime degli attentati dell’11 settembre che non si arruolano nella guerra infinita di Bush, come la tanta parte delle popolazioni civili irachene vittime della guerra e dell’occupazione che non si abbandonano alla barbarie: nello spirito che anima l’impegno volontario di Simona Torretta e Simona Pari, dobbiamo resistere e dobbiamo agire.

Continueremo a chiedere il ritiro delle truppe straniere e la fine dell’occupazione militare dell’Iraq, una piena assunzione di responsabilità della comunità internazionale per la restituzione di una autentica sovranità politica ed economica al popolo iracheno.

Continueremo a promuovere con le Organizzazioni Non Governative l’azione umanitaria, la diplomazia popolare, la cooperazione dal basso con le popolazioni e la società civile irachena.

Chi semina violenza raccoglie barbarie.

Oggi, la scelta della guerra preventiva si intreccia con quella del terrorismo producendo frutti avvelenati e facendosi guerra globale permanente.

Abbiamo negli occhi l’orrore della scuola di Beslan, ripugnante risultato della sporca guerra in Cecenia.

Abbiamo nel cuore l’angoscia per le guerre infinite, di Palestina, dell’Afghanistan, del Sudan e di tanti paesi africani.

Abbiamo dentro di noi il dolore per tutte le vittime delle tragedie di questi anni, dai massacri in Medio Oriente alla strage di Madrid, dall’apocalisse di New York al macello dei Balcani.

Non vogliamo arrenderci alla spirale perversa della guerra e del terrore, alle strategie di quanti - per perseguire potere e affari e/o per imporre integralismi ideologici o religiosi, puntando a nuove forme di dominio autoritario - alimentano quella lucida follia di uno scontro di in/civiltà che costituirebbe la più grande minaccia per l’umanità del nostro tempo.

Per aprire un varco alla speranza c’è solo una via: promuovere una cultura e praticare una politica di pace nella giustizia e di liberazione nella nonviolenza che concorra alla costruzione di un nuovo governo democratico mondiale fondato sulla redistribuzione equa e solidale delle risorse e dei poteri: una nuova “Onu dei Popoli” fondata sulla affermazione di un nuovo diritto internazionale e sulla realizzazione di tutti i diritti umani per tutti.

E invece, i grandi potentati economico-finanziari, con i propri i signori della guerra impongono una globalizzazione neoliberista antisociale e autoritaria scegliendo la guerra infinita come strumento di perpetuazione del potere. E le grandi istituzioni internazionali non sembrano in grado, da sole, di aprire questo varco.

Occorre allora sperimentare e praticare un’alternativa “dal basso”, cominciando dalle comunità locali a costruire concretamente un’altra globalizzazione, della pace e della nonviolenza, democratica e partecipativa, dei diritti umani, civili e sociali, della giustizia e della libertà.

Cresce in tutto il Pianeta una nuova società civile globale capace di indicare e costruire percorsi di vita e di civiltà, che pratica alternative di vita e di senso, si autoorganizza in reti comunitarie, afferma concretamente diritti e dignità, è pace, democrazia e libertà.

Sono individui, reti informali, gruppi di base e associazioni, comunità di volontariato e organizzazioni non governative: mondi vitali che costruiscono quotidianamente, nei mille angoli del Pianeta come a Cremona, un altro mondo possibile. Una moltitudine che si manifesta sulla scena mondiale con il grande movimento dei movimenti nato a Seattle e Porto Alegre e cresciuto a Genova e Firenze, Parigi, Bombay. Una moltitudine che sceglie intransigentemente e irreversibilmente la forza della ragione contro la ragione della forza, la forza della nonviolenza tra gli uomini e con il pianeta. Una nonviolenza che non è “pacifismo imbelle”, ma coraggiosa scelta di lotta per il futuro comune. Una nonviolenza che non è buonista estraneazione dei conflitti, ma loro umanizzazione, critica del potere e dei meccanismi di dominio. Una nonviolenza che Aldo Capitini, padre fondatore della Marcia Perugia-Assisi già definì “il punto più alto della tensione per il cambiamento di una società ingiusta.”

Accanto e dentro queste reti di una nuova società civile globale, sempre più grande è il ruolo a cui sono chiamate le realtà locali, a partire dagli enti territoriali.

Questo è il mondo, il nostro mondo. Cremona è in questo mondo.

E allora nulla è più concreto di un progetto di territorio che vive il mondo, nel mondo e per il mondo. Nulla è più urgente di una nuova stagione della politica capace di costruire Cremona “città aperta”.

Una città del mondo, che investe sul futuro dei suoi cittadini come cittadini del mondo.

Una città dei diritti di tutti e delle libertà di ciascuno, contro ogni forma di discriminazione e di esclusione sociale. Una città multietnica della convivenza interculturale e interreligiosa, nella quale i migranti possano finalmente divenire da fantasmi a cittadini.

Una città che promuove culture e pratiche di pace e nonviolenza, di condivisione e solidarietà.

Che valorizza le tante iniziative di integrazione interetnica e di solidarietà internazionale della sua società civile.

Che costruisce nuovi percorsi di formazione interculturale, nuove esperienze di cooperazione decentrata, nuovi programmi di diplomazia popolare: gemellaggi, scambi, progetti multilaterali con altre realtà locali, reti, istituzioni internazionali. E che si dota di strutture e servizi per sostenerle e qualificarle, con una particolare attenzione al mondo della scuola e alle giovani generazioni.

Questo dunque, è l’impegno che intendiamo prenderci con la nostra città, questo è il futuro che vogliamo per la nostra comunità. Un impegno contenuto nei programmi del Sindaco Corada e della maggioranza di centrosinistra e di sinistra che ha ottenuto un consenso largo dai cittadini cremonesi. Un impegno che dovrà tradursi in scelte politiche e amministrative, progettuali e organizzative, finanziarie e operative, fondandosi su due principi ispiratori: l’autonomia e il protagonismo partecipativo delle organizzazioni sociali, l’integrazione di interventi specifici e coordinati di politiche sociali, culturali e giovanili.

Con la nostra fede laica nell’umanità delle donne e degli uomini, lavoreremo per moltiplicare opportunità e percorsi di cittadinanza attiva e universale.

Lavorando per un nuovo forte ruolo del Comune di Cremona nel coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani diciamo: a ciascuno di fare qualcosa.

 


       



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