15 Settembre, 2002
La relazione del Dr. A. Belloli alla iniziativa di welfarecremona
La predisposizione del Piano di Organizzazione e Funzionamento Aziendale è una importante occasione per completare l’intenso ed approfondito lavoro di riflessione sull’Azienda Sanitaria Locale della provincia di Cremona, sul suo stato ecc.
ASL della provincia di Cremona
Piano di Organizzazione e Funzionamento Aziendale
Introduzione
La predisposizione del Piano di Organizzazione
e Funzionamento Aziendale è una importante
occasione per completare l’intenso ed approfondito
lavoro di riflessione sull’Azienda Sanitaria
Locale della provincia di Cremona, sul suo
stato e sulle sue prospettive, già in gran
parte sviluppato nella messa a punto, a suo
tempo, dei precedenti Atti Aziendali di organizzazione.
E’ una opportunità importante per la definizione
di una visione di assieme dell’Azienda, dei
suoi assetti attuali e delle linee di sviluppo
per il prossimo futuro. La definizione di
questo quadro di assieme ci sembra indispensabile:
· per fornire alla Regione elementi utili
a configurare il ruolo specifico dell’Azienda
nel panorama regionale;
· per indicare ai cittadini almeno le principali
modalità concrete di organizzazione ai fini
dell’adeguamento dell’offerta di servizi
alle esigenze della popolazione;
· per fornire a quanti operano all’interno
della complessa Azienda alcuni “punti fermi”
di lavoro, almeno per il prossimo futuro.
La Direzione Generale ha ben presente la
difficoltà insita nella scommessa di costituire
una visione di assieme ed un piano di riferimento
comune in una azienda ancora di recente costituzione,
nella quale sono confluite organizzazioni
con storia e cultura diverse, ma ritiene
necessario procedere con decisione verso
la realizzazione di una azione comune in
assenza della quale, in uno scenario competitivo
quale quello che ci attende, c’è forte rischio
di dispersione del patrimonio di idee, persone,
esperienze delle diverse realtà locali.
La preoccupazione di realizzare un disegno
organizzativo stabile e di mettere l’Azienda
in grado di poter rispondere in modo efficace
sia ai bisogni già espressi, sia ai bisogni
emergenti, sia alle nuove sfide che si profilano,
ha reso necessario formulare obiettivi che
potranno impegnare l’azienda stessa per un
arco di tempo a medio e lungo termine, ma
che è indispensabile fissare fin da ora,
avviando subito i necessari processi di cambiamento.
Questo Piano presenta un insieme di obiettivi
e di azioni che possono essere ricondotti
sinteticamente al progetto di far compiere
all’Azienda Sanitaria della provincia di
Cremona un salto di qualità globale, che
porti a modificare profondamente la configurazione
attuale sul piano tecnologico, funzionale
e strutturale.
Questa linea programmatica da perseguire
con una progettazione precisa e globale,
e da realizzare da subito e nel prossimo
futuro, rappresenta la strada:
· per migliorare la qualità dei servizi e
dell’offerta sanitaria nel territorio provinciale;
· per valorizzare appieno le risorse presenti
all’interno dell’azienda.
Gli obiettivi del piano sono l’espressione
di esigenze non rinunciabili di rinnovamento
ed adeguamento dell’Azienda, finalizzati
alla creazione di un sistema professionalmente
adeguato ed in linea con i nuovi scenari.
L’impegno della Direzione Generale è comunque
quello di realizzare quanto più è possibile
un disegno di assieme coerente con il ruolo
attribuito alle ASL dal Piano Socio Sanitario
Regionale di programmazione acquisto e controllo
partendo dalla consapevolezza che la sua
realizzazione dovrà essere graduata in modo
flessibile in ragione della capacità e rapidità
di risposta delle diverse componenti aziendali,
per altro ampiamente coinvolte in fase di
progettazione e predisposizione.
Il Piano si colloca nel nuovo contesto della
Sanità lombarda, definito nelle sue linee
direttrici della legge regionale 31/97 e
del Piano Socio Sanitario Regionale 2002-2004.
E’ opportuno richiamare alcuni principi contenuti
nella legge di riordino del Sistema Sanitario
Regionale, ed in particolare:
· viene promossa e favorita l’integrazione
delle funzioni sanitarie con quelle socio-assistenziali
di competenza degli enti locali,…. (art.
1, comma 1, punto d);
· concorrono alla realizzazione della integrazione
socio-sanitaria gli enti pubblici, gli enti
no-profit ed i soggetti privati, secondo
le specifiche loro peculiarità. E’ promossa
la piena parità di diritti e di doveri fra
soggetti erogatori accreditati di diritto
pubblico e di diritto privato, nell’ambito
della programmazione regionale (art. 1, comma
1, punto e);
· si conferma il criterio che si ispira al
principio della sussidiarietà solidale tra
le persone, le famiglie, gli enti pubblici
ed i soggetti privati accreditati erogatori
dei servizi, al fine di fornire le prestazioni
necessarie ai cittadini (art. 1, comma 2);
· la Regione assicura la erogazione dei livelli
uniformi di assistenza previsti dalla legislazione
nazionale e livelli più elevati sulla base
di proprie risorse (art.1, comma 4).
Sussidiarietà, parità di diritti fra soggetti
pubblici e privati, forte attenzione ai bisogni
dei cittadini ed all’utilizzo corretto delle
risorse disponibili sono i punti chiave sui
quali fare riferimento per costruire i nuovi
assetti delle aziende sanitarie; si tratta
di una sfida comune a tutti i sistemi sanitari
dell’occidente, impegnati nella ricerca di
modalità che consentono di coniugare l’evidenza
che non è possibile operare con risorse illimitate
con l’esigenza di fornire livelli adeguati
ed uniformi di assistenza, equità di accesso,
attenzione equilibrata verso i settori del
bisogno di salute.
In questa sfida non esistono modelli ideali,
né soluzioni di sicuro effetto, occorre perciò
sperimentare con decisione e coraggio ipotesi
organizzative più compiute, creare nuovi
assetti produttivi che sappiano superare
gli attuali senza perdere quanto di positivo
questi ultimi hanno consentito di realizzare.
La contrattazione paritetica, con soggetti
garanti e soggetti erogatori pubblici e privati
e per piani di attività, volumi e tipologie
di prestazioni, nonché l’attivazione dei
relativi strumenti di verifica e controllo
rappresentano certamente lo strumento sempre
più importante per la realizzazione di una
rete sempre più integrata ed adeguata di
servizi e possono essere effettuati nel tempo
nella loro pienezza e dimostrare così la
loro piena efficacia.
E’ una sfida ambiziosa, che non riguarda
la sola Direzione Generale, ma tutte le componenti
aziendali, e che richiede forti capacità
di focalizzarsi su interessi generali, più
che sulla difesa di posizioni «particolari».
L’Azienda infatti può essere uno strumento
utile a realizzare obiettivi di salute per
tutti solo se viene considerata un’opportunità
per costruire una nuova cultura della collaborazione
interprofessionale e del lavoro sulla salute:
ben altro, quindi, che un meccanico riaggiustamento
formale dei rapporti fra le Unità Organizzative
esistenti.
Nell’ultimo decennio molti sistemi sanitari
sono stati oggetto di revisione istituzionale
con l’obiettivo di aumentarne l’efficienza
e la qualità compatibilmente con il finanziamento
disponibile, attraverso l’introduzione di
un mercato governato volto ad aumentare la
competitività delle strutture pubbliche erogatrici
di servizi.
I decreti di riordino 502/92 –517/93 hanno
infatti stabilito due principi generali:
· mantenimento della funzione pubblica di
tutela della salute;
· privatizzazione della funzione di produzione
dei servizi sanitari.
Hanno inoltre orientato il cambiamento attraverso:
· la distinzione tra la funzione di tutela
e quella di produzione/ erogazione;
· l’individuazione dei livelli d’assistenza
come riferimento per i diritti dei cittadini;
· la distinzione tra il finanziamento del
SSN e la remunerazione dei soggetti erogatori;
· la regionalizzazione;
· l’aziendalizzazione e l’accreditamento
degli erogatori pubblici e privati.
In Lombardia la citata Legge Regionale 31/97
“ Norme per il riordino del SSR e sua integrazione
con le attività dei servizi sociali” ha disciplinato
e programmato l’organizzazione dei servizi
nel proprio territorio, istituendo le nuove
ASL e affermando i principi e gli strumenti
per:
· assicurare i livelli uniformi di assistenza
attraverso il principio della sussidiarietà
solidale tra persone, famiglie, enti pubblici
e soggetti privati accreditati;
· riordinare la rete ospedaliera anche con
l’istituzione dei dipartimenti;
· integrare le funzioni sanitarie con quelle
socio-assistenziali di competenza degli enti
locali;
· garantire la piena parità di diritti e
doveri fra soggetti erogatori accreditati
di diritto pubblico e privato, nell’ambito
della programmazione regionale e nel rispetto
della libera scelta.
Con il Piano Socio Sanitario Regionale, poi,
si è andato affinando il ruolo della ASL
come soggetto sempre più determinante come
“regolatore” del Sistema Sanitario e Socio
Sanitario nel bacino territoriale di competenza.
Il Piano dell’ASL si coordina anche con i
Piani Sanitari Nazionali a suo tempo approvati
ed in particolare con quello 2003-2005, adottato
anche alla luce della modifica del titolo
V° della Costituzione, con particolare riferimento
alla nuova visione dalla sanità alla salute,
ai suoi progetti per la strategia del cambiamento
e ai suoi principi ed obiettivi generali.
La bibliografia più diffusa sottolinea come
negli anni recenti l'organizzazione dei servizi
sanitari si sia fondamentalmente basata sulle
scelte operate da chi governava l'offerta.
In questo scenario si è assistito ad un inseguimento
irrazionale tra offerta e domanda, determinato
da spinte non controllate, che alla fine
hanno provocato un aumento dei costi complessivi
del sistema sanitario.
Partendo da questa realtà, non si può non
richiamare fortemente l'esigenza di istituire
gli osservatori epidemiologici, che devono
costruire quadri completi del bisogno sanitario,
al fine di offrire un punto di partenza sul
quale fondare le scelte per l'impiego delle
risorse disponibili, con anche il compito
di valutare nel tempo l'efficacia degli interventi.
Analogamente in una ASL il rafforzamento
e la centralizzazione del servizio di Epidemiologia,
ha la funzione di leggere i bisogni del territorio
per guidare le scelte di programmazione,
sia sul fronte della prevenzione primaria
e secondaria che su quello dell’offerta di
servizi ospedalieri di diagnosi cura e riabilitazione.
Le obiettive difficoltà di disporre nel breve
periodo, generalmente sul territorio nazionale,
di una adeguata conoscenza dei bisogni sanitari
della popolazione non devono, tuttavia, costituire
un alibi alla mancata tempestiva adozione
di interventi finalizzati a migliorare le
modalità di erogazione delle prestazioni
sanitarie, e pertanto è necessario sin d’ora
garantire a tutti i cittadini uguali opportunità
di accesso alle attività ed alle prestazioni
sanitarie come obiettivo strategico per il
sistema sanitario nazionale, coerente con
il dettato costituzionale, relativo alla
tutela della salute quale diritto fondamentale
del cittadino.
La definizione dei livelli essenziali di
assistenza, in quanto individuazione dell’insieme
di attività e di prestazioni che il sistema
sanitario nazionale si impegna ad erogare
a fronte di corrispondenti condizioni di
bisogno, rappresenta una sostanziale garanzia
in tale senso.
In conclusione, si pone il problema della
corretta utilizzazione delle risorse: un
utilizzo inefficiente delle stesse costituisce
una diminuzione delle possibilità di dare
risposte ad una quota del bisogno sanitario
tanto più consistente quanto più ampia è
l’area di inefficienza. Tenuto conto che,
nonostante il sempre più rilevante investimento
in “risorse pubbliche” per il Sistema, lo
scostamento in rapporto ai bisogni, è destinato
ad aumentare, la razionalizzazione della
spesa assume sempre più rilievo di obiettivo
strategico.
In questa prospettiva si pone la necessità
di perfezionare un sistema di valutazione
in grado di soddisfare l’esigenza di controllare
efficacia ed efficienza del Sistema Sanitario
e di costruire un insieme di indicatori in
grado di rilevare i diversi fenomeni da tenere
sotto osservazione. Questo sistema deve anche
fornire contestualmente ai diversi livelli
la possibilità di auto-valutazione rispetto
agli obiettivi da conseguire e rispetto alle
risorse consumate.
E‘ necessario misurare i cambiamenti avvenuti
nei fenomeni osservati e monitorare aspetti
specifici della politica sanitaria. Il sistema
di indicatori, quindi, deve essere finalizzato
ad assistere i processi decisionali : al
fine di consentire lo scambio di informazioni
e la valutazione comparativa delle diverse
situazioni, dovrà rilevarsi un insieme minimo
di informazioni comune a tutte le realtà:
· domanda/accessibilità alle prestazioni
· risorse impiegate nel processo di produzione
ed erogazione delle prestazioni
· attività svolte
· risultati ottenuti
· qualità delle prestazioni.
Infine è necessario raccogliere ed analizzare
le evidenze scientifiche disponibili ed utilizzarle
per costruire e sviluppare Protocolli e Linee
Guida volte a selezionare le condizioni cliniche
e gli interventi sanitari in ordine di priorità,
di efficacia, interessando tutti i potenziali
destinatari, operatori, cittadini e amministratori,
ad esempio attraverso Consensus Conferences,
sia in ambito territoriale che ospedaliero.
Al riguardo l’ASL di Cremona intende essere
un punto qualificato di governo per l’erogazione
di servizi sanitari di tipo preventivo, diagnostico
- terapeutico e riabilitativo, orientato
agli utenti del territorio della provincia
di Cremona.
L’Azienda vuole cioè promuovere una rete
integrata di Servizi (socio-sanitari, socio-assistenziali,
preventivi, terapeutici e riabilitativi)
di qualità fortemente radicata nel territorio,
anche se aperta alla collaborazione con altre
istituzioni pubbliche e private, sia provinciali,
sia situate fuori dalla provincia.
La Direzione Generale e i 600 (circa) dipendenti
costituiscono una unica realtà operativa,
articolata in 5 Dipartimenti territoriali
e in 3 Distretti, che eroga le proprie attività
in diverse sedi, distribuite su tutto il
territorio provinciale, nel segno di un forte
orientamento ai bisogni della popolazione
e pari dignità fra tutte le componenti dell’Azienda.
L’ASL di Cremona intende operare nel segno
della continuità con le più salde tradizioni
delle realtà che in essa a suo tempo sono
confluite, senza tuttavia rinunciare a dare
una propria impronta originale alla sanità
della provincia del prossimo futuro.
Capisaldi di questa nuova modalità di agire
sono:
· l’individuazione e la soddisfazione, il
più possibile complete dei bisogni di salute
nel suo significato più ampio, promuovendo
il miglioramento della qualità delle prestazioni
attualmente fornite, ed adeguando l’offerta
attuale ove si riveli insufficiente o insoddisfacente;
· l’utilizzo corretto delle risorse disponibili
da ottenersi incidendo su sprechi e disfunzioni,
e valorizzando nel modo più opportuno tutte
le risorse professionali all’interno dell’unica
realtà aziendale;
· l’adeguamento della cultura del Servizio
e delle modalità di gestione alle logiche
della managerialità, vista però non come
obiettivo o valore in sé stessa, ma come
strumento per allineare al meglio il lavoro
delle persone e gli obiettivi reali di salute
che si intendono realizzare;
· il coinvolgimento forte del personale,
nel segno della massima correttezza dei rapporti,
in uno sforzo comune e solidale volto alla
realizzazione di obiettivi comuni e condivisi,
superando eccessivi particolarismi o localismi;
· il forte realismo nella progettazione e
nella pianificazione, determinate da una
decisa preoccupazione per il futuro ed orientate
decisamente in avanti, rifiutando le scelte
comode e di breve respiro, con grande attenzione
a qualità e funzioni fondamentali più che
a gesti di pura immagine o esteriorità;
· grande attenzione alla cultura professionale,
alla formazione, all’arricchimento del patrimonio
di idee dell’Azienda, anche attraverso rapporti
con altre Istituzioni, garantendo che nessuna
risorsa e nulla di quanto positivo esiste
oggi in Azienda andrà perso;
· massima disponibilità e trasparenza nei
rapporti con l’utenza, nel rispetto della
singola persona e delle sue esigenze, coniugando
l’attenzione alla centralità della persona
ad un forte rispetto delle altre componenti
dell’ecosistema;
· concretezza nell’azione, che porti a raggiungere
in breve ulteriori risultati tangibili per
la popolazione e per gli operatori.
A tal fine è importante ed opportuno individuare
alcuni degli obiettivi generali che l’Azienda
si propone di raggiungere nel prossimo futuro
e che vengono descritti nel punto 2.1 del
Piano e soprattutto richiamare la Missione
che l’Azienda riconosce come propria e che
deve ispirare ogni azione.
Cremona, 25 ottobre 2004
Il Direttore Generale dell’ASL della provincia
di Cremona
Dr. Andrea Belloli
In allegato le diapositive presentate
 
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