15 Settembre, 2002
“Sono lieto di farmi processare”
Piero Ricca accusato di “agguato mediatico” per una contestazione contro Berlusconi al Tribunale di Milano
Riceviamo da Italia dei Valori (Cremona) e volentieri pubblichiamo:
Cari Amici
con serenità vi do la notizia che il 15 novembre prossimo si terrà la prima
udienza del processo intentato da Berlusconi nei miei confronti per la nota
contestazione individuale del 5 maggio 2003 al Tribunale di Milano,
altrimenti definita “agguato mediatico studiato con il tg3"?.
L 'accusa è di "ingiuria aggravata”, ma il querelante lamenta anche un
'offesa alla Presidenza del Consiglio. Forse per questo ha scelto di farsi
rappresentare dall' Avvocatura dello Stato.
Superfluo dire che questa scelta mi sembra assai discutibile. Sul piano
giuridico parleranno i miei avvocati.
Sul piano politico è evidente che ci troviamo di fronte all'ennesima,
inquietante dimostrazione di confusione fra persona e carica, oltre che di
intimidazione del dissenso.
In quel corridoio, come ho sempre ribadito, ho criticato un personaggio che
utilizza un'enorme concentrazione di poteri pubblici e privati per sottrarsi
alla Giustizia, tentando nel contempo di zittire ogni voce critica. Le
Istituzioni sono fuori causa. E non sono certo io a offenderle.
Per il reato di cui sono imputato la pena prevista varia dal minimo di una multa
al massimo di una sanzione di sei mesi di reclusione. In caso di appello il
processo di secondo grado verrà celebrato davanti al Tribunale di Milano.
Preciso che sono incensurato. Per la verità non ho mai preso nemmeno una multa,
fors'anche perché non ho l'automobile e, non avendo la tv, non sono obbligato a
pagare il canone alla Rai del dott. Flavio Cattaneo, un tipo che invia gli
ispettori nella redazione di un telegiornale che ha mandato in onda una notizia.
Più sobriamente del querelante, mi faccio assistere da due liberi
professionisti: l'Avvocato Beniamino Ricca, mio fratello, e l'Avvocato Umberto
Ambrosoli, un nuovo e caro amico, conosciuto in occasione di una commemorazione
del padre Giorgio, barbaramente assassinato l'11 luglio del 1979 da un sicario
al soldo del bancarottiere Sindona, con il sostegno dell'ambiente dell'eversione
piduista, nel quale si sono fatti le ossa molti degli attuali protagonisti della
politica, tra i quali il querelante.
L'udienza, che probabilmente non sarà conclusiva, si svolgerà presso la sede
del Giudice di Pace di Milano.
Ricordo che Berlusconi aveva sporto querela il 6 maggio 2003. Nel gennaio del
2004 il Pubblico Ministero Chiuri aveva richiesto l'archiviazione, considerando
la mia contestazione una critica politica, protetta dal diritto di libera
manifestazione del pensiero.
A quel provvedimento si era opposta l'Avvocatura dello Stato, con ricorso
firmato dall'avvocato Damiani, poi accolto dal Gip Pizzonia, che ha ordinato al
Pubblico Ministero la formulazione del capo di accusa e ha fissato l'udienza per
lunedì 15 novembre, davanti al Giudice Morone.
Vorrei mettere un inciso. L'Avvocatura dello Stato, che ora è chiamata a
sostenere l'accusa contro di me, rappresenta la Presidenza del Consiglio, parte
civile nei processi a Previti e Berlusconi. L'Avvocato Generale
Salvemini, che ha svolto in modo indipendente quell'incarico, è stato
trasferito. Non solo: l'Avvocatura dello Stato ha dovuto opporsi duramente per
ottenere il ritiro di un provvedimento governativo che, nel giugno del 2003,
dopo l'arringa dell'Avvocato Salvemini, era volto a dimezzarne le competenze,
sottraendole, guarda caso, quelle nelle cause penali. Voglio confermare la mia
stima per un uomo come l'Avvocato Salvemini. E nel contempo mi chiedo: c’è
qualcuno, nell'Avvocatura dello Stato, che avverte un leggero disagio
per tutto questo? Me lo può comunicare, anche solo in forma privata? Mi farebbe
piacere saperlo, perché la possibilità di riscatto è nel coraggio di chi sa
pronunciare qualche "no".
Per quanto mi riguarda sono sereno. Ritengo di aver esercitato il mio dovere di
critica, per un'esigenza di verità. Sono convinto che un Giudice indipendente
potrà disporre di tutti gli elementi per assolvermi. Se anche dovesse
condannarmi, accetterei un'eventuale sanzione come il giusto prezzo da pagare
per la
mia libertà di espressione, in un'epoca in cui lo spazio per la critica sembra
ridursi ogni giorno che passa.
Un secondo inciso, in forma di dubbio. Che cosa diventeranno processi di questo
tipo quando la Magistratura sarà ricondotta (come si vuole) sotto il controllo
di fatto del Governo? Quale reale libertà di giudizio avrà un Giudice o un
Piemme, avendo di fronte gli avvocati del Potere? Ci avviamo forse a contemplare
una Giustizia innocua con i colletti bianchi, quanto spietata contro i
politicamente malvisti?
Mi riempie il cuore di gioia e annulla tutte le offese e le provocazioni che ho
subito, pensare in questo momento alla straordinaria energia che si è
sprigionata da quell'urlo: gli innumerevoli attestati di simpatia che ho
ricevuto, le tante occasioni di dibattito e manifestazione alle quali ho potuto
partecipare, le persone straordinarie che ho avuto l'occasione di conoscere,
tutti coloro che hanno dimostrato di non essersi lasciati
intimidire da quel dito puntato e da quell'ordine impazzito:
"identificatelo!" .
In realtà, com'è chiaro, con quel gesto è lui che si è fatto identificare:
ed è questo che nel suo intimo non mi perdona. Lui e i suoi sanno fin troppo
bene che c'è la coscienza civile di milioni di persone dietro un urlo come
quello. Ed è per questo che hanno bisogno di archiviarlo come un'ingiuria,
addirittura recata alle Istituzioni. Loro, che le occupano.
Soprattutto è per me impagabile l'emozione di condividere con tantissimi altri
la medesima esigenza di vivere in un Paese di cui non doversi vergognare. E'
un'esigenza che nessun prepotente, per quanto organizzato, potrà mai toglierci
o farci morire dentro.
Ed è questa "esigenza" che prima o poi farà vincere le nostre buone
ragioni.
Scusate se l'ho fatta un po’ lunga.
Mi piacerebbe che molti cittadini, di ogni opinione politica, decidessero di
essere presenti in quell'aula di Giustizia, per farsi un'opinione diretta su un
episodio che, forse, non riguarda solo me.
A Te, che ti riconosci in quel che ho detto, chiedo una cosa in più: aiutami a
far girare questa lettera, mandala ai tuoi amici in email, fotocopiala,
imbucala, falla conoscere a chi la pensa diversamente da noi. E' prima di tutto
loro che chiama in causa l'udienza di Lunedì 15 novembre, dalle ore 9,30,
presso la sede del Giudice di Pace di Milano, in via Guastalla.
Un caro saluto a tutti,
Piero Ricca
“Mi si rivolta l'anima quando vedo tanti alzare le spalle mentre avvengono
incredibili offese alla legge e alla legalità. No, bisogna gridare perché
tutti si rendano conto di quel che accade. E non smettere di gridare finché non
ci sentiranno anche coloro che non vogliono sentire?”
Rita Borsellino
 
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