15 Settembre, 2002
An arriva all’università: ministri e pestaggi
Eduardo Di Blasi su L'Unità del 14-12-2004
 Picchiati mentre un ministro della Repubblica (Gianni
Alemanno, Politiche Agricole) sta per tenere un convegno sugli Ogm assieme a
gruppi che con gli Ogm hanno poco a che fare. Picchiati, da “studenti di
destra”. Durante “tafferugli”, dicono le prime cronache, riprese dai tg.
Non è stato così.
Quando tre ragazzi finiscono all’ospedale uno con un braccio rotto e 30 giorni
di prognosi (il referto dice: «Ferita alla testa omerale destra»), uno con un
un taglio sotto l’occhio che richiede diversi punti di sutura («Ferita lacero
contusa al volto») e un altro, “fortunato”, che se la caverà in sette
giorni perché lo hanno colpito in faccia, non si è trattato di uno scontro tra
ragazzi. Quando una ragazza che scappa, cade e viene presa a calci da signori
sui quaranta (così testimoniano i ragazzi ancora scossi), quelli armati di
spranghe e uno (il signore che ha rotto la faccia al giovane fuorisede) con un
“pugno di ferro”, oggetto da picchiatori, non si può parlare di tafferugli
tra studenti.
Sono 9 ragazzi. Universitari. Alle nove di lunedì mattina percorrono la strada
che dalla stazione della metro B di San Paolo arriva su viale Marconi, sede
della Facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre.
Lunedì mattina, alle 9,30 nell’aula 1 VM dell’ateneo era stato convocato un
dibattito sugli Ogm con il ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno. E loro
andavano lì sotto, a protestare contro quell’iniziativa che, affermavano (a
ragione) fosse stata programmata da ragazzi che non pareva si occupassero
propriamente di agricoltura non modificata.
I nove ragazzi, 6 uomini e tre donne, in buona parte ventenni fuorisede,
percorrono viale Baldelli. Poi ancora dritti, proseguono su via Calzecchi e
girano sulla grande arteria di viale Marconi. Le forze dell’ordine sono
schierate a difesa del presidio. Loro li vedono. Il filo giallo della municipale
e la scritta che annunciava per la giornata di ieri la potatura dei platani, ha
anche sgomberato delle auto lo spazio antistante il marciapiede.
L’appuntamento con gli amici che sono nel presidio è fissato per le 8,30.
Sono già le nove, e gli altri sono distanti un centinaio di metri. Lontani.
Muoversi compatti: è questa l’indicazione che è bene tener presenti in
situazioni del genere.
Un ragazzo dei collettivi studenteschi, passato lì intorno alle 8, ha visto
davanti alla Facoltà una cinquantina di facce poco rassicuranti. Ha tirato
dritto. Incontro ai suoi amici. Ma i 9 erano arrivati tardi. Dal racconto di uno
di loro apprendiamo che, arrivati quasi davanti alla sede universitaria,
adocchiano cinque signori. «Pensiamo siano della Digos, perché hanno un occhio
a noi e uno al corteo». Non è così. In un batter d’occhio gli sono sopra.
Li picchiano. Qualcuno riesce a scappare. Una ragazza inciampa. La prendono a
calci. La polizia, dall’altra parte della strada non riesce ad attivarsi. Si
sente un urlo, enorme. È quello del ragazzo cui hanno appena rotto il braccio.
Più tardi la Digos dirà a loro di aver ripreso la scena. Ma i colpevoli non
hanno volto. Si dileguano.
Qui la storia si sdoppia. Da una parte raccogliamo la testimonianza della
fruttivendola di viale Marconi che ha il negozio proprio all’angolo con via
Segre, dove si teneva il presidio antifascista. «È arrivato un ragazzo, aveva
un occhio sanguinante. Ha chiesto un pezzo di carta e dell’acqua. Mi ha
ringraziato, tanto. Lo scriva che mi ha ringraziato. Era proprio un bravo
ragazzo». Dentro la facoltà parla una delle addette alla portineria. «È
stato terribile. Abbiamo dovuto chiamare al cellulare uno dei ragazzi feriti.
Aveva male a un braccio, e tanta di quella paura da essersi rifugiato in un
portone qui di fronte. Abbiamo telefonato da qui, poi i ragazzi sono andati a
riprenderlo dove si trovava. Abbiamo chiamato anche l’ambulanza».
La seconda parte della storia parla di quello che è successo dentro l’ateneo.
La riunione che il ministro delle politiche Agricole Alemanno, ha avuto il
coraggio di definire “democratica”. Vi partecipavano, oltre al ministro,
Giovanni Monastra, coordinatore scientifico dell’Inran (Istituto Nazionale di
Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), il professor Mariano Bizzarri,
ordinario di biochimica a “La Sapienza”, il dottor Veloccia, della
Fondazione Nuova Italia (vicina alla destra sociale, tanto che nel cda compare
la figlia di Pino Rauti, Isabella), il giornalista Luciano Lanna, autore del
libro “Fascisti immaginari - Tutto quello che c’è da sapere sulla destra”
e Luca Cirimbilla della lista “Azione Universitaria” (An) a RomaTre. Il
dibattito, poi, era “in collaborazione” con Azione Sociale (associazione
vicina alla galassia suddetta), l’ong Concordia, l’Ugl, l’Asi Roma, e,
soprattutto “l’associazione culturale Foro753” e l’altra “associazione
culturale” dal nome “2punto11” (enigma che tradotto dalla matematica segna
le iniziali di Benito Mussolini, B.M). La prima occupa abusivamente a Roma uno
stabile di proprietà della Regione (retta da Francesco Storace) che, nelle
intenzioni, doveva essere dedicato ad ospitare il Museo della Shoah. La seconda,
che ha sede a Fiumicino, vende gadget da stadio. Cosa c’entrino con gli Ogm è
un mistero. Fatto sta, che, nonostante la preghiera del preside di Scienze
Politiche di far partecipare alla “democratica” assise un gruppo di studenti
lasciati fuori dal cordone che ormai la polizia aveva stretto intorno alla sede
universitaria (la Questura non autorizzerà), l’aula con i suoi sessanta
uditori di destra è rimasta blindata. E blindata, per 4 ore, è rimasta anche
la Facoltà, con gli studenti che non hanno avuto accesso alle lezioni e con
gruppi di fascisti che inneggiavano al duce con il braccio teso. Il ministro
Alemanno: «Mi dispiace per gli incidenti, ma sono colpa di chi pretendeva di
negare il diritto di espressione a un ministro e a una parte importante degli
studenti di questa università». I suoi si sono espressi.
 
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