Quest’anno le Acli inviano a iscritti e collaboratori un augurio di Natale
particolarmente carico di ogni bene e serenità, considerato che l’attuale
momento socio-politico sta rendendo più difficile la vita a tutti, specialmente
a chi è debole.
All’augurio, le Acli uniscono un forte invito ad impegnarsi per
salvaguardare il diritto di cittadinanza di ciascuno, a partire da chi ha meno
voce in capitolo.
In particolare, le Acli intendono sollecitare la loro base ad uno sforzo
chiaro e deciso per FERMARE LA DERIVA DEMOCRATICA che da tempo, purtroppo, si
abbatte sul nostro paese.
Compito storico delle Acli è sempre stata la difesa della democrazia nel
versante dei diritti sociali e in quello politico e istituzionale.
Con grande dispiacere, ma non con rassegnazione, constatiamo una progressiva
decadenza del tessuto democratico riscontrabile in misure legislative contrarie
alla legalità e al bene comune.
È nostro compito rispondere ai mali della nostra democrazia cercando di
formare coscienze responsabili e attraverso un surplus di presenza civile, che
si esprime anche attraverso le seguenti riflessioni.
Non possiamo accettare che il Governo e il Parlamento diventino sempre più
“istituzioni ad personam”. Essi non sono i luoghi di salvataggio per
esponenti della vita politica che, una volta inquisiti, non si adattano a
seguire le vie normali della giustizia come gli altri cittadini ma esigono
corsie preferenziali se non addirittura, l’impunità.
Le Istituzioni politiche non sono un consiglio di amministrazione aziendale.
Governare non è fare gli interessi di qualche imprenditore, della sua
cerchia o di quanti aspirano a formare un “ceto” con privilegi diversi dal
popolo. Il principio di uguaglianza delle classi sociali di fronte alla legge,
introdotto dalla Rivoluzione francese, è ampiamente ribadito dalla nostra
Costituzione che, in aggiunta, pone il popolo come “sovrano” della vita
politica.
I provvedimenti di abolire la tassa di successione sui grandi patrimoni, di
tagliare le tasse a chi ha elevati redditi, di premiare gli evasori fiscali con
i condoni, sono dei grandi favori ai ricchi, fatti nella illegalità perché
pagare le tasse è un dovere di solidarietà, secondo la Costituzione.
L’illecito e la corruzione non possono essere premiati, le regole devono
essere rispettate dai politici come dai cittadini perché su questo si fonda lo
stato di diritto. Se chi governa osa sminuire il ruolo dello Stato o lo
contrappone addirittura agli interessi dei privati deve tenere in conto che
minaccia il patto tra cittadini e Stato e che sta mettendo in serio pericolo la
pace sociale, esponendola a rischi imprevedibili.
Tra i principi vilipesi c’è anche il pluralismo dell’informazione
sostituito da un monopolio che non può garantire una libertà fondamentale per
tutti.
La Costituzione, baluardo fermo di etica e di impegno civile non può essere
svenduta o cancellata per decisione di alcuni parlamentari che si sono trovati
in una baita in montagna o a colpi di voto di una maggioranza politica che
dimostra di rappresentare solo sé stessa nelle istituzioni. Essa appartiene al
patrimonio di valori, di storia e di sangue di un popolo che si è liberato da
una dittatura e che si è affidato al prestigio dei padri costituenti!
Nelle decisioni politiche il fine non giustifica mai il mezzo, specialmente
se per salvare il potere e gli affari economici si mettono a rischio i
diritti della gente.
I tagli ai salari, allo stato sociale, a comuni, regioni e province, la
crescente precarizzazione del rapporto di lavoro, il fallimento della politica
dei redditi, il caro vita, i costi dei servizi sanitari e assistenziali
(privatizzati) impediscono a tante famiglie di arrivare a fine mese con
dignità.
La devoluzione in corso finirà poi, per polverizzare le tutele e le risposte
a chi ha bisogno. Riteniamo che le persone che si rivolgono ai nostri circoli o
sportelli con le bollette morose, con terapie prescritte e senza soldi per
pagarle, con anziani non autosufficienti respinti dai ricoveri perché non
solventi, non siano dei vuoti a perdere o delle vite su cui una maggioranza
politica può permettersi di giocare alla roulette.
In questo preoccupante e gravoso momento siamo chiamati -da laici cattolici-
- a prendere sul serio il rischio democrazia-diritti nel nostro
paese, a operare per la giustizia e la legalità con la testimonianza personale,
a livello associativo e dentro il contesto civile;
- a reagire alzando la riflessione sulla questione democrazia –
diritti, ma con occhio molto critico su quella informazione che nasconde la
realtà del disagio sociale e dell’illegalità ormai diffusa;
- a rafforzare i diritti di cittadinanza potenziando sul territorio sportelli
e servizi per non lasciare soli quanti sono in condizioni di povertà, e per
essere loro intermediari presso le amministrazioni locali.
Siamo chiamati a resistere, lavorando dal basso per costruire un’altra
democrazia.
La Presidenza Provinciale Acli
Cremona, 21 dicembre 2004