15 Settembre, 2002
Eugenio Garin: una vita di umanesimo
“Bisogna ricominciare dall’Abc, non c’è altro da fare.”
«Non sento niente. Né progetto né passione. Ho visto il fallimento di
quelle che sono state le grandi idealità del passato prossimo. Le conclusioni
mi sembrano deludenti. C'era la speranza nel socialismo, la speranza
nell'educazione del genere umano, la speranza nella scienza, nella scuola, nel
rinnovamento religioso, nelle trasformazioni economiche. Adesso si avverte solo
silenzio o inutile frastuono. La parola redenzione non ha più alcun
significato».
Eugenio Garin, in questo frammento di conversazione con Corrado Stajano
(Corriere della Sera, 8 agosto 1998) sembra trasmetterci una epocale tristezza.
“Solo silenzio…” Il silenzio ha avvolto anche la morte avvenuta il 29
dicembre 2004 di questo gigante del pensiero, mentre il mondo era – come è
– assordato dalle grida di dolore di una catastrofe anch’essa epocale.
Eugenio Garin tuttavia non ci lascia in eredità il pessimismo
immobilizzante. E come potrebbe; lui amava l’umanesimo di Erasmo di Rotterdam
imperniato sui valori dell’umanità, della democrazia e della pacifica
convivenza dei popoli e trovava profonda consonanza con Gramsci sui valori dell’educazione,
della scuola. E parlare di educazione è parlare di un futuro possibile.
Nella citata intervista si chiede a Garin un consiglio per i ragazzi:
«Consiglierei, per quel che posso, di leggere, di studiare, perché il
futuro sono loro. So che non sembrerò originale. Facciano quello che facevamo
anche noi. La nostra educazione l'ha indirizzata la Biblioteca universale
Sonzogno. Si comprava Rousseau, Goethe. Comprino anche loro Rousseau, Goethe e -
perché no? - il Manifesto di Marx e Engels. Erano libretti color marroncino,
con in copertina un angelo che suonava la tromba. Costavano 25 centesimi.
Bisogna ricominciare dall'Abc, non c'è altro da fare».
E noi, per fare un passo indietro che possa portare avanti, mettiamo nella
Biblioteca di Welfare Con Gramsci (Roma, Editori Riuniti, 1997):
"Gramsci è [...] di quanti credono nel compito critico di una cultura
volta a liberare gli uomini in terra, per costruire una città giusta; per la
sua moralità impietosa; per la sua ironica lucidità; per il suo atteggiamento
di lotta in un tempo di lotta".
M.T.  
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