Cari amici di Welfare Cremona,
riferisce Walter Veltroni che mentre, nel 2004, nella sua veste di Sindaco di
Roma era ospite di Annibal Ibarra, governatore di Buenos Aires, un giorno
passando per una strada ha visto una scritta su un muro. Quattro parole : "Patricio,
te amo. Papà".
Un graffito rimasto impresso nella mente, a partire dal quale al rientro in
Italia, in aereo, l' autore ha scritto di getto la prima delle cinque storie
ispirate da quella scritta. Sullo sfondo la presenza discreta di un paese, l'
Argentina, la cui storia è fatta di flussi immigratori soprattutto europei, di
fragilità e a volte di tragedie economiche e politiche, di versi del poeta
Jorge Luis Borges, della musica di Astor Piazzolla, di gesta di campioni come
Diego Armando Maradona ma anche, per esempio, di buone giocate al pallone di un
ragazzo di periferia come Patricio che, oltre a tifare col padre per il Boca
Juniors, diventa presto, per la sua bravura in campo, un simbolo del riscatto
sociale del suo quartiere Barrio.
Sono brevi i racconti del libro di Veltroni Senza Patrizio
(Rizzoli). Un modo leggero per riaffermare il valore del dialogo sincero e
profondo tra padre e figlio, emblema, a sua volta, del bisogno diffuso di un
più largo scambio di esperienze di vita e di sostegno reciproco tra le
generazioni. E, si badi bene, il dialogo c' è anche quando il padre o il figlio
non ci sono, a dimostrazione della sua insostituibilità nella vicenda umana. La
delicatezza dello stile di Veltroni riflette, a mio giudizio, la sensibilità
sui contenuti a cui ci ha abituati questa singolare figura di
politico-scrittore, fin dai tempi delle sue recensioni dei film su Il Venerdì.
Nello spazio pur breve della mia presentazione, desidero ora soffermarmi su
un paio di punti. Il primo è un accostamento ed attiene al discorso sulle fonti
della memoria.
Nell' ultimo libro di Umberto Eco La misteriosa fiamma della regina Loana
(Bompiani) è protagonista un uomo che perde la memoria e cerca di ritrovarla in
un solaio, con l' aiuto dei fumetti che leggeva da bambino, dei quotidiani e dei
dischi del nonno, dei temi che scriveva quando andava a scuola.
In uno dei racconti del libro di Veltroni, invece, Patricio, adolescente,
cerca un padre che non ha mai conosciuto perché se ne è andato quando lui era
piccino. Come un esploratore guarda "la casa, i mobili, i cassetti con
uno sguardo nuovo. Come se, improvvisamente, non fossero più elementi di vita
quotidiana, ma un deposito misterioso di passato". In una scatola
scopre una foto di suo padre, a dieci anni. Gli somiglia. Un modo, speciale, di
guardarsi allo specchio e ritrovare, grazie pure ai vestiti rinvenuti in una
cassapanca, una parte della propria identità smarrita.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare riprende, invece, la narrazione di
una famiglia segnata dagli eventi dell' 11 Settembre : "il mondo, sotto
gli occhi di tutti, aveva fatto inversione verso l' ignoto". Patricio,
diciottenne, fresco di studi di teologia, una volta a pranzo, annuncia :
"Io vado via".
Per i suoi genitori che hanno dato tutto quello che si poteva dare è uno
shock. Ma il padre pensa e capisce : "Avevi le cose, ma non il senso
delle cose". Un problema comune a noi occidentali. E così il crollo
delle Torri Gemelle suscita in Patricio non solo paura e smarrimento ma pure il
coraggio di partire per andare nelle strade del mondo a cercare di conoscere le
diversità, per rispettarle, contro le pretese di chi fa appello alla superiorità del proprio linguaggio, della propria religione o della
propria civiltà. Un giorno Patricio ritornerà e il padre spera che vedrà la
scritta sul muro fatta alla sua partenza : "Patricio, te amo.
Papà".
Cordiali saluti
Massimo Negri - Casalmaggiore (CR)