Saranno le Ferrovie dello Stato a finanziare il progetto del Ponte sullo
Stretto di Messina, e questo sottrarrà risorse ingentissime all’opera di
ammodernamento e potenziamento del sistema ferroviario, quanto mai urgente
soprattutto nel Mezzogiorno.
In base alla Convenzione stipulata con la Società Stretto di Messina, le FS
pagheranno un canone annuo per far passare i treni sul Ponte: la tariffa sarà
di 100 milioni di Euro il primo anno e poi andrà ulteriormente crescendo.
Complessivamente, in trent’anni le FS dovrebbero pagare circa 4 miliardi di
Euro, 8mila miliardi delle vecchie Lire. Ma non basta: nella Convenzione è
previsto che le FS finanzino tutte le opere di collegamento, e che le risorse
che attualmente le Ferrovie ricevono dal Ministero delle Infrastrutture per il
servizio di traghettamento dei treni (38 milioni di Euro l’anno) vengano
trasferite alla Società Stretto di Messina.
Saranno interamente risorse “pubbliche” a consentire la realizzazione
dell’opera, mentre nessun privato rischierà un solo Euro.
Lo Stato oltre a investire direttamente 2,5 miliardi a fondo perduto
attraverso Società che controlla direttamente (Fintecna, Anas, FS) e a “girare”
un canone annuo di oltre 150 milioni di Euro (attraverso il Ministero delle
Infrastrutture e le FS), si impegna a coprire l’eventuale differenza tra
quanto previsto dal piano finanziario e il ritorno di cassa dai flussi. Questo a
riprova dell’infondatezza delle proiezioni sulla domanda di traffico sul Ponte
e della conseguente necessità di garantire in via preliminare il rimborso del
prestito ottenuto sul mercato.
Una sola grande opera, dal pesante impatto ambientale e dalla scarsissima
utilità per le concrete esigenze della mobilità, concentrerà su di sé molti
miliardi di denaro pubblico, che verranno così sottratti ai veri deficit
infrastrutturali del Sud.
In Sicilia metà della rete ferroviaria non è ancora elettrificata;in tutto
il Mezzogiorno la rete sia stradale che ferroviaria versa in un degrado penoso,
con velocità commerciali che non hanno paragoni nel resto d’Europa. Questi
sono i problemi prioritari del Sud, la realizzazione del Ponte sullo Stretto
impedirebbe per altri decenni di affrontarli.
Per questi motivi i suddetti firmatari chiedono:
al Governo
al Parlamento Nazionale
ai Consigli Regionali della Sicilia e della Calabria
- di cancellare gli oneri a carico delle Ferrovie dello Stato per il
finanziamento del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina previsti dalla
Convenzione;
- di riaprire un confronto sugli investimenti infrastrutturali nel
Mezzogiorno, che parta dalla rinuncia al Ponte e metta al centro le priorità
che riguardano le ferrovie, i porti, la sicurezza stradale, per avviare uno
sviluppo virtuoso che valorizzi le risorse territoriali e crei occupazione
duratura.
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