15 Settembre, 2002 Il pugno del Duce sui giornali Nicola Tranfaglia: «Ministri e giornalisti. La guerra e il Minculpop»
Il pugno del Duce sui giornali
di Massimo Lomonaco
Il caporedattore di tutti i giornalisti italiani? Benito Mussolini, il Duce.
Che, negli anni della dittatura, controllò minuziosamente l'intera stampa
italiana (ma anche la radio), indirizzando l'opinione pubblica e forgiando
l'immagine - desiderata - del regime. Lo stretto controllo del fascismo era
cominciato presto: già subito dopo l'ascesa al potere nel '22, intensificandosi
dopo l'uccisione di Matteotti, per arrivare nel 1934 con la creazione del
sottosegretariato per la stampa, l'anno successivo del ministero per la stampa e
la propaganda, quindi dal Ministero della Cultura popolare nel 1937 fino alla
caduta del regime nel 1943. Un apparato che lavorava in profondità e con grande
modernità di modalità e il libro di Nicola Tranfaglia, «Ministri e
giornalisti. La guerra e il Minculpop» (Einaudi, pp. 331; 23 Euro), ne
svela una pagina fondamentale: i verbali degli incontri periodici tra il
ministro e i direttori dei giornali convocati «per sentire dal responsabile
politico l'atmosfera e le indicazioni generali provenienti dal governo».
«È grazie a questi verbali - ottanta in tutto e ritrovati casualmente da
Tranfaglia nelle carte conservate all'Archivio di Stato come scrive lui stesso -
che coprono il periodo della non belligeranza italiana e della guerra intrapresa
al fianco della Germania hitleriana e del Giappone prima contro l'alleanza
anglo-americana e francese, quindi allargata contro l'Unione Sovietica, possiamo
disporre della visione che il governo fascista ha e vuole imporre del
conflitto».